Subisce un primo stop il progetto di legge alle Camere della Lega nord per istituire una “zona franca”, per la durata di 10 anni, nei comuni emiliano-romagnoli colpiti dagli eventi sismici del mese di maggio, provvedimento approdato oggi in commissione Bilancio affari generali e itituzionali, presieduta da Marco Lombardi. Il relatore Mauro Manfredini ha illustrato la proposta di legge, di cui è firmatario assieme ai colleghi di gruppo Stefano Cavalli, Manes Bernardini e Roberto Corradi, ma di fronte alle argomentazione contrarie dei consiglieri del Pd ha chiesto la sospensione del testo per procedere ad un ulteriore approfondimento.

Nel progetto di legge – ha detto Manfredini – si prevede che le zone colpite dal sisma nelle province di Bologna, Modena, Ferrara e Reggio Emilia costituiscano territorio extra-doganale, istituendo esoneri totali o parziali dei diritti doganali o di altri oneri fiscali fino al 31 dicembre 2022. Il testo precisa inoltre che il regime di zona franca “non ha effetto nei riguardi dei monopoli di Stato”, impegnando i ministeri competenti a “individuare con proprio decreto tabelle merceologiche e prodotti che richiedono specifica disciplina”. Infine, autorizza il ministero dell’Economia a “apportare le variazioni di bilancio occorrenti per l’attuazione della presente legge”.

Considerando la perdita presunta del Pil attorno al 2,5% nel prossimo anno – ha sottolineato Manfredini – il provvedimento si configura come un intervento prioritario utile a rilanciare l’economia e a tutelare l’occupazione a livello locale, garantendo sul medio-lungo periodo un ritorno in termini di gettito fiscale tale da giustificare l’istituzione delle esenzioni. L’esenzione da determinate imposte – ha aggiunto – sarà ampiamente compensata da un forte incremento delle imposte dirette originato dalla possibilità per gli operatori economici di produrre, vendere e fornire una quantità rilevante di prodotti e servizi agevolati. Un intervento – ha sottolineato sempre Manfredini – che chiedono convintamente numerosi enti locali interessati e anche le associazioni di categoria.

Contrario alla proposta Luciano Vecchi (Pd), che ha sottolineato come l’impegno vada convogliato nelle richieste al Governo oggetto di un documento sulle misure per la ricostruzione del post terremoto approvato dalle organizzazioni economiche in accordo con gli enti locali. La strategia – ha detto – è quella di portare a casa più risorse possibili e la richiesta di una no tax area rischia di essere fuorviante. Nel merito, va poi capito se è praticabile, perché nelle modalità profilate nel progetto di legge non è mai stata concessa una no tax area, senza contare che la proposta non quantifica l’entità della richiesta.

Di avviso opposto Fabio Filippi (Pdl), che pur ammettendo il fatto che la proposta di istituire una zona franca “difficilmente verrà accolta dalle Camere”, ha tuttavia ribadito la necessità di dare un segnale forte al Governo. Le risorse da qualche parte bisognerà trovarle, “qualcosa deve dimagrire”.

Secondo Roberto Montanari (Pd) se “sulla preoccupazione si è tutti d’accordo”, bisogna però evitare la propaganda facendo credere che ci sia una disponibilità illimitata di risorse. Quanto costa questa no tax area? E per realizzarla, dove si taglia tra le risorse che abbiamo portato a casa? Montanari ha quindi ricordato che in tema fiscale l’Assemblea ha recentemente approvato la risoluzione nella quale si chiede al governo di recuperare fondi per la proroga delle scadenze fiscali nelle zone terremotate ed è quello il tasto su cui bisogna battere.

Manfredini, da parte sua, nel ricordare che il commissario Ue alla concorrenza, Joacquin Almunia, ha aperto alla possibilità delineata nella proposta del Carroccio, ha assicurato la disponibilità ad apportare modifiche al testo presentato al fine di raggiungere un obiettivo che vada a sostegno delle imprese e dei lavoratori colpiti. In tale ottica, Manfredini ha chiesto il momentaneo rinvio del progetto di legge.