Dopo i risultati scaturiti dalle primarie del Pd, al primo turno, lo scenario che si profila è sempre più quello di un partito diviso e ingovernabile al suo interno. E’ evidente che il programma politico di Pierluigi Bersani è opposto a quello del Sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Sono divisi sul dopo Monti, sui rapporti con la Cgil e sulla politica economica futura.

Nichi Vendola ha già dichiarato che i suoi voti Bersani se li dovrà meritare: ne consegue che, per poter essere eletto al secondo turno il segretario dovrà giungere a compromessi destinati a spostare ulteriormente a sinistra la sua linea politica. Se lo farà Renzi avrà buon gioco nell’accaparrarsi i voti del nord, presentando la linea di Bersani come clientelare, ha vinto soprattutto al Sud, e nel contempo estremista.

Le primarie, non di partito ma di coalizione, che hanno aperto le porte a Sel, sono così destinate ad indebolire e non a rafforzare il Pd.

Quanto poi ai risultati, in termini di numero dei votanti, appare, a mio giudizio, improprio parlare di esito straordinario delle primarie del Pd.

Alle primarie del Pd del 2009, primarie di partito e non di coalizione, gli elettori furono 3.102.709, compresi i sedicenni e gli extracomunitari con permesso di soggiorno: in quella occasione Bersani ottenne 1.623.239 voti, pari al 53 per cento, e Dario Franceschini 1.045.123 voti, pari al 34,27 per cento. Voti che presumibilmente si sono spostati verso Renzi.

Nelle primarie 2012 erano attesi al voto 3,5 milioni di elettori, mentre i votanti sono stati 3.107.658; un numero inferiore dunque alle aspettative. Bersani ha ottenuto 1.393.990 voti, 229.249 voti in meno rispetto alle primarie del 2009.

In ogni caso, penso che Renzi faccia bene a chiedere una verifica del voto: come si sa, i vecchi comunisti perdono il pelo ma non il vizio di voler vincere ad ogni costo, anche con i brogli.

(Fabio Filippi)