Sono dati clamorosi e molto negativi quelli dell’occupazione nel Commercio in provincia di Modena nei primi nove mesi del 2012. Dati inediti, che costringono tutti a mettere sotto attenzione un settore che fino a pochi anni fa assorbiva parte degli esuberi del settore manifatturiero e dava occasione di nuova occupazione a molti giovani. Anni dove l’occupazione nel Commercio cresceva in provincia mediamente di 1.000 unità all’anno.

Crescita che si è interrotta nel 2008 quando si è verificato un saldo pari tra cessazioni ed avviamenti, per poi registrare nel 2009, all’inizio della crisi, un consistente arretramento (- 545 addetti), poi parzialmente recuperati nei due anni successivi (+ 247 addetti).

A fine settembre 2012 gli occupati nel settore sono calati di – 959 unità, con un ritmo di – 150 al mese, che ci proietta ad un possibile arretramento di ben 1.400 occupati sull’intero 2012.

Un dato clamoroso, quello elaborato dal Centro per l’Impiego della Provincia di Modena, che solo in parte può essere riferito agli effetti del sisma che ha colpito una parte della nostra provincia.

Certamente la crisi dei consumi, forte in particolare nel settore extra-alimentare, è responsabile di una parte di questi dati. Le politiche recessive che pesano sul reddito di lavoratori e pensionati e le generali incertezze, hanno determinato la forte contrazione dei consumi non indispensabili.

Ma certamente bisogna registrare l’effetto negativo della liberalizzazione degli orari commerciali, che ha fatto saltare quel delicato equilibrio tra piccolo e grande commercio, tra commercio di prossimità e megastrutture commerciali, tra commercio nei centri storici e quello delle gallerie dei centri commerciali.

Chi credeva che all’inevitabile arretramento degli occupati nel piccolo commercio, corrispondesse una crescita occupazionale nei colossi della Grande Distribuzione, oggi dovrebbe riflettere.

I dati concreti ci dicono che anche qui il saldo occupazionale è negativo, le uscite (dimissioni, licenziamenti, pensionamenti) sono infatti di gran lunga superiori alle nuove assunzioni.

Non solo, mentre ad uscire sono perlopiù lavoratori e lavoratrici a tempo pieno ed indeterminato, i pochi assunti sono in grandissima parte precari a tempo determinato assunti per pochi mesi, oppure assunti ad orario ridottissimo (da 8 a 20 ore settimanali).

Diventa quindi ancora più urgente rivedere al più presto una normativa sulla deregulation degli orari depressiva sul fronte occupazionale, che riduce la concorrenza e che causa l’innalzamento dei prezzi al consumo.

Per questo Filcams CGIL e Uiltucs UIL sono in campo nella raccolta di firme per il proposta di Legge promossa da Confesercenti e dalla Conferenza Episcopale Italiana, che chiede di riaffidare alle Regioni la potestà legislativa in materia di commercio.

Già da alcune giorni è possibile firmare nelle sedi sindacali, mentre a breve sarà possibile farlo in diversi luoghi della provincia di Modena.

(Filcams/Cgil Modena – Uiltucs/Uil Modena)