Abbiamo appreso con vivo rammarico della scomparsa del nostro caro Ufficio Postale a Pecorile con una lettera delle Poste Italiane la settimana scorsa. Non posso dire che ne siamo rimasti sorpresi, se non per la tempistica di chiusura, in quanto ce lo hanno comunicato alcuni giorni prima. Sono però francamente deluso ed anche arrabbiato per come è avvenuta questa chiusura.

Dopo avere appreso quest’estate, sempre sui giornali, che ben due uffici del nostro Comune, oltre a Pecorile anche quello di Montalto (sarebbe quello de La Vecchia, ma le nostre innovative poste utilizzano ancora il nome del capoluogo della frazione di 50 anni fa…) rischiavano di essere chiusi, abbiamo effettuato alcuni incontri coi responsabili provinciale delle Poste, in compagnia di altri 5 sindaci reggiani e la Provincia. Abbiamo incontrato anche i parlamentari reggiani che proprio in queste settimane avevano svolto incontri sul tema coi vertici nazionali della società.

Benché le Poste, nelle varie persone che partecipavano agli incontri, hanno sempre rimandato la decisioni a tempi e luoghi non certi: “decideranno a Roma, decideremo con gli Enti Locali…..”, l’esito sembrava scontato, almeno per alcuni Uffici.

Perché? Perché non era chiaro il motivo della chiusura. Non ci sono mai stati presentati numeri, se non che tali uffici erano “meno efficienti e/o produttivi di altri”. E quindi cosa potevamo dire a nostra discolpa? Ci è stato suggerito di aumentare il volume di affari e operazioni di detti Uffici, sia come amministrazioni che come cittadinanza, senza però legare tale aumento alla chiusura o meno degli uffici stessi.

Tale scelta è solo figlia della cultura di privatizzazione degli infausti anni ’90 che ha portato a privatizzare servizi pubblici monopolisti del settore. Privatizzazioni compiute in parte, o solo di facciata. Come Poste Italiane spa, che è detenuta totalmente dallo Stato italiano.

Si è voluto solo allontanare il mondo politico dall’impresa per evitare che ciò danneggiasse l’azienda. Come in questo caso si potesse andare dall’onorevole di turno per implorare la salvezza di Pecorile. Col manager ciò non succede, si pensa…. Ok, ma le Poste funzionano meglio? Sono in utile? Sono utili?

Forse lo sportello di Pecorile non era così frequentato, ma il motivo qual’era? Si è fatta un’analisi? Ultimamente lo aprivano ogni 15 gg, come si faceva ad utilizzarlo? In questi anni abbiamo visto vendere in posta di tutto, dai pinguini alla cartoleria, ed ora una miriade di prodotti assicurativi e finanziari. E ciò ha portato all’efficienza? Dove sono i numeri? E i manager dell’azienda, che con la privatizzazione pagheremo immagino come nel privato, che fanno tali scelte, pagano se sbagliano? Perché quando in nome dell’efficienza si pensa a tagli del personale, saltano sempre i livelli bassi, in questo caso i postini, e non i dirigenti coi loro stipendi superiori a qualsiasi media europea?

La soluzione? Per l’Italia l’ha detta, anche se un po’ in ritardo, Bersani nell’ultimo confronto su SKY :“quello che è pubblico è pubblico e quel che è privato è privato”. Le soluzioni ibride in Italia non hanno dato gli esiti sperati. Anzi.

Per Pecorile e Civago? Ancora una volta un pezzo di Stato abbandona il territorio. Per fortuna che ci sono i piccoli Comuni, come il nostro, che a Pecorile un anno fa ha aperto un bar comunale. Quei comuni che vengono così tartassati dal Governo Centrale attuale, ma che sono l’ultimo e vero baluardo dello Stato. Quello vero, dei cittadini, e non quello dei burocrati dei ministeri centrali e degli enti privatizzati in parte.

(Mauro Bigi – Sindaco di Vezzano sul Crostolo)