Comune di Reggio Emilia, Università di Modena e Reggio e Fondazione ‘Marco Biagi’ sottoscrivono un accordo per sperimentare un progetto territoriale di innovazione organizzativa che consenta una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Il progetto, promosso attraverso le risorse e alle sinergie della Consulta comunale “Tempi orari”, coinvolgerà lavoratori e lavoratrici, organizzazioni sindacali e datoriali della zona di Mancasale e dell’Area Nord e consentirà di coinvolgere aziende per progettare, implementare e monitorare soluzioni integrate di conciliazione. Le iniziative concretamente sperimentate potranno essere utilizzate in seguito anche in altri luoghi e situazioni, diffondendo un possibile modello di conciliazione.

La convenzione è stata sottoscritta e presentata alla stampa oggi, giovedì 29 novembre, dall’assessore comunale alla Cura della comunità Natalia Maramotti, dalla direttrice del Dipartimento di Comunicazione ed Economia dell’Università Paola Vezzani e da Paola Reggiani Gelmini, direttrice generale della Fondazione Marco Biagi.

“La collaborazione con l’università e la fondazione Biagi – ha detto l’assessore Maramotti – rappresenta un passo concreto verso nuovi modelli di organizzazione del lavoro e delle relazioni che, partendo da Reggio Emilia, potrebbe essere diffuso nei territori a noi vicini. Insieme alla Consulta Tempi e orari, coinvolgeremo le imprese che hanno voglia di ragionare su progetti per conciliare il lavoro con i tempi di vita dei dipendenti.

Nonostante il Governo non abbia rifinanziato la legge di riferimento per questi progetti, con la Consulta Tempi e orari intendiamo proseguire un lavoro che punta a realizzare azioni incisive sui tempi e sull’organizzazione della realtà lavorativa. L’esempio dei ‘servizi salvatempo’, partendo da quello più banale del ‘fattorino aziendale’, che consente di sollevare le lavoratrici e i lavoratori da incombenze quotidiane, spiega cosa intendiamo quando parliamo di innovazione sociale. Lo scopo di questo progetto è realizzare una ‘cassetta degli attrezzi’ per le aziende, che potrebbero poi usufruire di servizi in grado di migliorare, oltre la qualità del lavoro e delle relazioni, la stessa produttività”.

“Questo è un progetto che dovrebbe esistere in ogni paese civile”, ha sottolineato Vezzani, mentre Gelmini ha evidenziato che grazie ad esso potrebbero essere trovate soluzioni importanti anche in favore dell’occupazione femminile.

ORGANIZZARE LA CONCILIAZIONE VITA-LAVORO A REGGIO EMILIA

La difficoltà a realizzare un equilibrio tra responsabilità familiari e professionali e l’esistenza di ostacoli che impediscono la partecipazione effettiva delle donne al mercato del lavoro e alla vita lavorativa sono problematiche che riguardano la vita dei reggiani, delle donne in particolare, e l’intero tessuto socio-economico della città. Il fenomeno, con il quale famiglie e singoli individui si misurano concretamente ogni giorno, è testimoniato anche da alcuni indicatori statistici.

Il tasso di imprenditoria femminile a Reggio Emilia, nel 2011 pari a 17,9, è inferiore sia a quello regionale (20,6) che a quello nazionale (23,5). Il tasso di disoccupazione femminile si mantiene intorno al 5,6% – 5,8% tra il 2009 e il 2011. Nel 2010, Reggio Emilia è tra le province dell’Emilia Romagna che registrano il maggior numero di dimissioni convalidate delle lavoratrici madri (134, 8,6% del totale regionale); in 2 casi su 3 si tratta di donne con età compresa fra i 26 i 35 anni e in 4 casi su 10 la causa delle dimissioni è la difficoltà a conciliare il lavoro con la cura dei figli appena nati. Infine, la serie storica relativa al periodo 2004-2011 evidenzia un gap di circa 20 punti percentuali tra occupazione femminile e maschile.

Questi dati segnalano il pericolo che una parte delle cittadine e dei cittadini reggiani con responsabilità di cura di familiari siano costretti, a causa delle difficoltà di conciliazione con le responsabilità professionali, a sperimentare situazioni di malessere personale oppure a uscire dal mercato del lavoro o a ridurre il tempo dedicato al lavoro, con possibile perdita di capitale umano e aumento del rischio di povertà delle generazioni future.

In ultima analisi, ciò compromette la possibilità del territorio reggiano di dare concreta attuazione agli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile e inclusiva identificati dalla Commissione Europea.

Una recente indagine condotta in alcune aree industriali di Reggio Emilia ha evidenziato una correlazione significativa tra lo stress percepito a causa di problemi di conciliazione, la mancanza di servizi salva-tempo e l’impossibilità di organizzare il proprio tempo di lavoro, con conseguente difficoltà a programmare i propri impegni extralavorativi e dedicare sufficiente tempo a se stessi, la propria famiglia e le relazioni interpersonali.

IL PROGETTO

Il progetto si propone di affrontare questi problemi mediante la sperimentazione di soluzioni innovative, da individuare e realizzare con il coinvolgimento sostanziale e il contributo coordinato dei soggetti della Consulta dei tempi e degli orari e dei protagonisti (imprese, aziende no profit, enti pubblici, parti sociali) implicati nella definizione di nuovi modelli di sviluppo sociale e economico di Reggio Emilia.

Sarà realizzata una sperimentazione tra gruppi di lavoratrici e lavoratori nella zona industriale di Mancasale che avrà come oggetto strumenti e misure di conciliazione innovative che riguarderanno i servizi salva-tempo e l’innovazione delle forme di pianificazione e organizzazione del lavoro.

Il progetto avrà una durata di due anni e si articolerà in cinque fasi, l’ultima delle quali consisterà nella sperimentazione delle soluzioni praticabili, riguardanti l’erogazione di servizi salva tempo e la pianificazione del lavoro.

Al termine, sarà individuato un pacchetto di misure organizzative tarate sui bisogni effettivi delle lavoratrici e dei lavoratori interessati dalla sperimentazione, e in grado di ridurre le difficoltà di conciliazione tra responsabilità familiari e professionali e

aumentare il grado di identificazione con gli obiettivi aziendali, ma applicabili anche al di fuori del contesto sperimentale di Mancasale, con possibili effetti positivi in termini di attrattività delle imprese e dell’area territoriale di Mancasale.

IMPEGNI DELLE PARTI

La convenzione impegna ognuna delle parti in compiti specifici. Il Comune avrà tra l’altro il ruolo di “facilitatore”, attraverso la Consulta Tempi e orari, della relazione con le aziende del territorio, creando anche forme di partneriato e relazioni fra le imprese. Governerà i progetti messi a punto e la loro valorizzazione favorirà, come indicato dal “Patto per il Welfare” e dal documento sull’Area Nord, le relazioni tra Università, centri tecnologici di ricerca, mondo produttivo e istituzionale, con particolare attenzione alla promozione della ricerca e dell’innovazione.

L’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (Dipartimento di Comunicazione ed Economia) e la Fondazione Biagi si impegnano nella ricerca e nell’approfondimento analitico, nello studio di fattibilità, nell’attività di monitoraggio, valutazione e controllo della sperimentazione e nella valorizzazione e diffusione delle esperienze; nella costruzione di momenti formativi e informativi.

Stabiliranno inoltre collaborazioni con altri enti territoriali nazionali.