“Ricordiamo. Perché non accada mai più”. È la mostra curata dall’associazione ANFFAS onlus di Modena sull’“Aktion T4” il nome in codice dato al Programma nazista di eutanasia rivolto alle persone affette da disabilità, da malattie mentali, da malattie genetiche o da qualunque tara ereditaria. La mostra, che si potrà visitare dal 22 gennaio al 5 febbraio 2013 presso Memo, Multicentro educativo Sergio Neri in viale Barozzi 172 a Modena, è organizzata in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio.

All’inaugurazione, martedì 22 gennaio alle ore 17, saranno presenti la curatrice Virginia Reggi, l’assessore comunale Adriana Querzè, e il presidente di ANFASS Modena Massimo Bergonzini.

Scopo della mostra, non è tanto l’approfondimento della conoscenza di quei terribili fatti avvenuti settant’anni fa tra uccisioni, esperimenti, sofferenze inflitte ai malati mentali per opera non solo delle SS e di fanatici nazisti, ma di medici di famiglia, direttori di ospedali, di infermieri e di illustri psichiatri che avevano portato la psichiatria tedesca ai vertici mondiali prodigandosi per migliorare le condizioni dei manicomi e dei malati. “Ricordiamo. Perché non accada mai più” è un percorso rivolto a tutti e in particolare i più giovani, gli studenti, le scuole. Un modo per onorare la memoria di quelle vittime innocenti e destare domande e riflessioni.

La mostra è composta da 31 pannelli, con foto e testi di diversi autori e studiosi, che ripercorre la storia di questo sterminio, a partire dalle basi scientifiche da cui partì e dalla sua accurata preparazione attraverso anni di martellante propaganda.

«Quello che accadde nella Germania nazista alle persone disabili e ai malati mentali – spiega Massimo Bergonzini, presidente di ANFASS Modena – ha dimostrato che termini di per sé positivi quali eugenetica (buona nascita) ed eutanasia (buona morte) possono portare a derive disumane impensabili. Questo pone domande e sollecita una riflessione approfondita anche sui compiti della medicina, sul concetto della qualità della vita e di vita degna di essere vissuta, su una concezione di scienza priva di confini etici».

Come dimostrano diversi episodi di cronaca – dalle scritte razziste sui muri alle violenze nei confronti delle persone più deboli, ma anche dai continui tagli ai finanziamenti sull’assistenza e dal linguaggio che viene utilizzato da alcuni organi di informazione che passano quasi sempre solo le notizie clamorose, raramente positive – neppure oggi siamo fuori da questa logica che vede nei “diversi” delle vite senza valore. «Come cerchiamo di far comprendere anche attraverso questa mostra – continua Bergonzini – il nazismo, fortunatamente, è finito da tempo e certamente le camere a gas e i forni crematori non torneranno più, ma esistono forme incruente e striscianti per provocare la “morte sociale” (e non solo) delle fasce sociali più deboli. Attraverso i tagli indiscriminati della spesa pubblica attuati dagli ultimi governi in Italia, l’inclusione scolastica e lavorativa delle persone con disabilità sta divenendo sempre più precaria, peggiora la qualità dei servizi e dei centri semiresidenziali e residenziali e di conseguenza la qualità della vita delle persone disabili».