Due dipendenti dell’interporto di Bologna sono stati arrestati dai Carabinieri di Soliera per furto aggravato, poiché sorpresi in flagranza di reato mentre caricavano sull’auto privata due sacchi neri contenenti 40 vestiti di marca. L’operazione è scattata ieri mattina presso i magazzini dell’interporto dopo giorni di appiattamento. Le indagini sono iniziate durante il periodo invernale, in particolare nelle festività natalizie, quando i Carabinieri di Soliera, durante i controlli alla circolazione stradale, hanno fermato alcuni solieresi a bordo delle proprie auto, in possesso di un numero cospicuo di borse di varie marche. Il materiale è stato sequestrato perché i possessori non ne hanno saputo dichiarare il titolo del possesso e, a seguito di controlli presso le ditte produttrici è emerso che la provenienza è da ricondurre all’interporto di Bologna.
Dallo sviluppo delle indagini si è appurato quindi che le borse non erano ancora state immesse nel circuito commerciale. La concentrazione delle attività investigative sull’interporto e la esecuzione di diverse settimane di osservazione ed appiattamenti, hanno permesso di individuare i magazzini di riferimento, dove il materiale veniva stoccato e capire che i malviventi asportavano piccole e sporadiche quantità di capi d’abbigliamento e accessori dalle migliaia di “colli” che quotidianamente giungevano, per farne passare la mancanza inosservata o non preoccupante durante il controllo. Individuato il magazzino di riferimento, gli accertamenti si sono rivolti ai giorni in cui avveniva lo stoccaggio, ed è emersa la presenza di probabili autori del furto, che sono stati osservati dai militari nel loro agire quotidiano, fino a sorprendere sul fatto due magazzinieri che ieri mattina stavano caricando due sacchi neri sulla macchina.
Dopo averli bloccati mentre uscivano dall’interporto con il “carico”, sono stati fermati e sono state perquisite le abitazione ove sono stati rinvenuti numerosi altri capi d’abbigliamento e borse Liu-Jo, Armani, Borbonese, Guess. La refurtiva recuperata ha un valore commerciale di oltre 50.000 euro ed era verosimilmente destinata al mercato nero gestito dai medesimi soggetti.