“Complimenti per il lavoro fatto. Qui c’è un enorme concretezza di proposte ed  idee  su  dove  portare  questa  comunità  per il futuro e di questo mi compiaccio e ne traggo forza come amministratore in un momento in cui com’è noto  abbiamo  bisogno  di forza, consapevolezza e determinazione. Il fatto che  tutto  ciò  venga  da  una  partecipazione  così ampia non è scontato.

Innanzitutto   questa   concretezza   l’ho   sentita   molto,   e  ne  sono particolarmente  contento,  nei  giovani  sindaci  che questa mattina hanno parlato.  E  questo  mi  dà  fiducia  nella costruzione del nostro progetto comune.  Si  parla  di  città metropolitana, ma sottolineo che finché se ne parla  in  modo  confuso  per  le note vicende del legislatore nazionale in questa realtà si fanno le riforme, non ci si limita a chiederle ma si fa un concreto  processo di autoriforma: questa è l’unificazione dei Comuni della Valsamoggia,  assumersi  responsabilità  per  le proprie collettività e non limitarsi  al lamento del legislatore che non provvede. Arriverà il momento in cui il legislatore provvederà, ma intanto ognuno faccia la propria parte e  il fatto della Valsamoggia è un punto di svolta per questa regione e per la  costruzione  concreta  della città metropolitana perché ai buoni esempi seguono altri buoni esempi e buone pratiche e non a caso si guarda a questa esperienza nel resto della nostra regione e a livello nazionale.

Siamo  a  un  buon punto perché una collettività che insieme si interroga a che  punto  è,  è  una  collettività che dimostra di sapere reagire e avere tutti gli strumenti per affrontare il futuro. Ed è importante che in questa situazione  un  po’  complicata  del  nostro  Paese ci sia una comunità, un Forum,  con  la  presenza  ti  tante  associazioni, che discute del proprio futuro, che affronta e si mette davvero all’altezza del proprio passato. E’ stato  detto  che tocca a noi occuparci di fare cose per il futuro e uscire da  un’idea del passato che diventi un peso. Qui si parla di futuro e lo si fa  con molte idee che andranno aggregate, che andranno rese efficaci e che andranno  tradotte  in risorse e provvedimenti. Stiamo facendo tutto questo completamente controcorrente rispetto alla situazione del Paese. Noi non ci concediamo  il  lusso  di  pensare  e  basta, noi riteniamo che ritornare a pensare   collettivamente  del  nostro  futuro  sia  il  modo  migliore  di affrontare la crisi del Paese.

Vedete,  avevo  in  mente  la  solita metafora della nave, poi ho pensato a Schettino  e  mi  sono detto che il Paese non merita questa metafora, tanto meno  la Città metropolitana che insieme stiamo costruendo. Pensandoci bene abbiamo  già  la  metafora:  una  nuova geografia che dobbiamo riconoscere.

Questa nuova geografia sono le nostre zone terremotate che hanno dimostrato di saper reagire attraverso una grande coesione sociale. Questo è l’esempio che  dobbiamo  seguire  come  Città  metropolitana  e  che  dobbiamo sapere indicare  al  nostro  Paese.  Non  dobbiamo perderci in altro alla ricerca, magari,  di  un  laboratorio  che non si sa bene cosa sia. Qui si scende di nuovo  in campo. Noi non abbiamo tempo per rassegnarci perché si rassegnano quelli  che  hanno i soldi per farlo e che vivono di rendita, gli altri non hanno  tempo  di  rassegnarsi,  soprattutto i poveri e gli ultimi di questa città a cui questo Piano strategico sta guardando con vera attenzione, cioè l’idea  di coinvolgerli in un nuovo tipo di welfare, un welfare di comunità che  sposti  il  focus  di  tutte  le  nostre analisi da quelle che sono le istituzioni e i bisogni a quelle che sono invece le capacità relazionali di farle  comunità  insieme,  per distribuire meglio una risposta sul tema dei servizi sociali.

Siamo  molto preoccupati per le risorse, stiamo facendo una discussione con tutti i Sindaci costretti all’esercizio provvisorio del bilancio. Tutti noi stiamo  cercando  di  capire  come  fare per chiudere il Bilancio in questa situazione,  stiamo  cercando  di  capirlo  nel  senso  che lo chiediamo al Governo.  Lo chiede l’Anci e la Conferenza Stato-Regioni. E l’abbiamo fatto con una lettera nella quale abbiamo fatto presente che in questa situazione chiudere i bilanci molto difficile per la stragrande maggioranza dei Comuni italiani perché non è chiaro come si fa a reperire 2 miliardi e 300 milioni di  tagli,  non  è  chiaro  come  si  fa  a  applicare  la  Tares in questa situazione,  non  è  chiaro  come  si  fa a finanziare il fondo sociale per l’autosufficienza e il nostro trasporto pubblico locale e la nostra sanità.

Capisco  che  c’è  la  campagna  elettorale, ma è urgente che il Governo ci convochi e dia una risposta su questo e si concerti una via di uscita.

Nello  stesso  tempo  noi  chiediamo  che si paghi la Cassa integrazione in deroga, non vorrei che si pensasse che stiamo parlando a vuoto: qui ci sono persone  che concretamente non hanno i soldi da ottobre per quanto riguarda i  loro  stipendi.  Quindi  c’è  un  problema di concretezza sul quale come amministratori  siamo  estremamente  impegnati.  All’interno  di  questo ci predisponiamo  a  fare  un  Bilancio  rispetto al quale porteremo solo come Comune  di  Bologna  un  miliardo di investimenti, io non so se questo è il lavoro, ma questo devono fare le comunità locali per sostenere il lavoro di queste  comunità. Ho piano di investimenti che dettaglieremo, che merita su ogni  punto  di  essere  approfondito,  ma  la  cifra è certa e la possiamo impegnare  in  questi quattro anni. Le scelte di bilancio seguiranno questa discussione  importante  che abbiamo fatto oggi, che ci darà la bussola sul fatto di orientare queste risorse a quanto sta emergendo da questa capacità progettuale. L’importante è sapere scegliere come indirizzare le risorse e, vi assicuro, lo faremo al meglio.

Sta  emergendo una idea di città, sta emergendo con forza una idea di città incentrata sulle persone. E io sono molto soddisfatto di questo. Tendiamo a dire  che  Bologna  ha  le  caratteristiche per essere nel futuro una città umanistica,  dalle  discussioni  che  stanno  emergendo  io  vedo  che  c’è finalmente  una  consapevolezza  di cui dobbiamo essere orgogliosi, che noi facciamo  la  differenza  perché  le  persone che lavorano, fanno impresa e fanno  servizi  sociali  in questa comunità metropolitana. Questo significa che  noi  dobbiamo incentrare su questo i nostri sforzi, anche dai progetti che  ho  sentito  oggi  c’è  una  grande  necessità di ridistribuire potere sociale  e  sapere in questa comunità per saperlo utilizzare al meglio, una città  umanistica  ingaggia le persone per affrontare le sfide del futuro è una città che fa i conti con il fatto che la sua composizione demografica e sociale  è  estremamente  modificata.  Ma  può  esserlo  in  meglio,  oltre all’invecchiamento  c’è  una  pluralità  di  gente nuove che vive nell’area metropolitana  da 10 anni e che è una grande ricchezza che insieme dobbiamo utilizzare  nella condivisione di progetti, e non si tratta di fare solo un lavoro di selezione darwiniana, non è questo il senso del Piano strategico, ma  si  tratta  di  metterli  insieme perché rendano con migliore efficacia possibile  quello che poi firmeremo come patto, perché questo sarà un patto condiviso fra tutti quelli che hanno partecipato.

Una  idea  forte di città a cui noi guardiamo come Comune anche cominciando ad  individuare  delle  priorità.  E una priorità a me pare molto evidente, come dicevo prima, sul tema del sapere. Penso che il nucleo forte sul quale fondare  e  fare  discendere tutti gli altri progetti e renderli coerenti è che  questa città ha le caratteristiche per incentrarsi sempre di più sulla manifattura   e  sulla  cultura.  La  manifattura  intesa  come  produzione industriale,  nei  termini  moderni  di  questa comunità, cioè come sapere; l’impresa  ha  un  sapere  e  i  lavoratori hanno un sapere che spesso sono sconosciuti  a  questa comunità, mentre noi dobbiamo riuscire a intrecciare strettamente  il  sapere  che  incorporano  le  nostre  aziende  e i nostri lavoratori  e  farne  la nostra frontiera, il nostro modo di rapportarci al mondo.  Vedete,  è un periodo nel quale sto girando molto nelle fabbriche e nelle  scuole,  c’è  molto da imparare. Mi ha colpito un fatto: l’80% della nostra   produzione  è  orientata  all’export,  noi  siamo  famosi  per  il packaging,  per  produrre  macchine che fanno altre macchine. Ma abbiamo un gap: non lo comunichiamo insieme al resto del mondo; questo gap va superato e  bisogna  che  ci  svegliamo  perché  credo che non possa ripetersi che i tedeschi vengano qua, vedono la nostra valle del packaging, tutto l’asse di produzione  di  beni  strumentali  di  questa  realtà,  poi se ne tornano e brevettano  loro  il  marchio  valle del packaging, con tutto il marchio di autore.  Qui  c’è  una  sottovalutazione delle istituzioni e non solo delle imprese  che  non  possiamo  lasciare  da  sole  in  questo accompagnamento all’estero, dobbiamo su questo aumentare le nostre capacità di fare squadra e  di  accompagnare  l’internazionalizzazione  più  spinta  di  cui abbiamo bisogno.  Faremo  un bando di 3 milioni di euro per le start-up, cercheremo di  utilizzare  gli  immobili sia privato che pubblici per collocare queste start-up,  punteremo sulle imprese creative, noi abbiamo grandi possibilità perché  siamo  una città umanistica e siamo una città del contemporaneo che sa  tenere  il sapere produttivo per diffonderlo alla produzione culturale, dobbiamo  su questo aumentare la nostra capacità di proposta ma sicuramente investire  sull’imprenditoria  giovanile,  sugli  operatori  culturali  per collegare più strettamente questo passaggio.

L’Università  di  Bologna  ha  il 45,5% di ricercatori su 100 professori, è all’ottavo  posto  in  Italia.  Io e il Rettore non vorremmo fare altro che aumentare questa disponibilità, il tema della start- up va coniugato con il tema  dei  dottorati  di  ricerca  da  inserire direttamente nelle aziende.

Questo è un filone sul quale noi dobbiamo concentrare la nostra attenzione.

Voglio  ringraziare  l’Università  per  lo sforzo notevole che sta facendo, sempre  più nei nostri piani l’Università è la città, stiamo andando avanti con  un  progetto  che  sarà un contenitore in cui dare accoglienza a molti progetti  che  stanno venendo avanti da questo punto di vista. L’Università bolognese non perde studenti però viviamo in un Paese e in una regione dove gli  studenti  si  perdono,  io  credo  che vada irrobustita la presenza di Bologna  nella nostra regione. Credo che siamo in un punto di svolta per le cose  che ci stiamo dicendo: sistema aeroportuale e sistema fieristico sono importanti,  così come il sistema universitario; la discussione sulla Città metropolitana  che  riprenderemo è una discussione che deve vedere un ruolo molto forte della regione nel riconoscimento che si supera il policentrismo dando   il   valore  dovuto  al  sistema  urbano  metropolitano  bolognese.

Università,   sistema   fieristico,   sistema   aeroportuale,   il  sistema ferroviario, se si dà questa priorità su Bologna si dà priorità al rilancio della nostra regione. Da questo punto di vista la discussione da riprendere sulla  Città  metropolitana  è chiara, è rimasta una cosa campata per aria, cioè  che  il  sottoscritto  al primo gennaio 2014 sarebbe il sindaco della città  metropolitana senza nient’altro, quindi mi sembra una presa in giro, io  penso  che  noi  da  marzo  come  collettività  e  come  comuni dovremo organizzare  una prima discussione sul nuovo governo a partire da come dare davvero  valore  alle  singole  città  metropolitane, non ci può essere una definizione  di  10  città  metropolitane  in  astratto  solo  su una legge nazionale  ma  bisogna  cominciare  a entrare nel concreto, che per esempio significa che la città metropolitana bolognese oltre a aspettarsi uno stato che   finalmente   semplifica  che  regole  e  la  burocrazia,  perché  sto apprezzando  lo  sforzo  che Simonetta Saliera sta facendo con il gruppo di lavoro  per  la  semplificazione  amministrativa,  però  abbiamo bisogno di essere liberi di alcune leggi che a cascata ci impediscono concretamente di fare  questa  semplificazione,  pensare  alla  Città  metropolitana in modo specifico  per ogni realtà uscendo dalla pomposità del termine “matrimonio”

perché  non  si  fa  differenze tra Cagliari, Bologna, Milano o Torino, che sono realtà estremamente diverse e dovremo essere molto chiari con il nuovo Governo.  Per  me  questo  significa  semplificare  i  livelli  di governo, significa  rendere  i sindaci protagonisti del governo di questo territorio insieme  alle  loro comunità e significa finanziamenti e risorse. Il nostro sistema  fieristico  per  esempio deve essere al centro  degli investimenti per quanto riguarda la futura citta’ metropolitana bolognese.

Oltre  alla soddisfazione che provo rispetto ai temi che avete evidenziato, volevo dirvi che noi siamo stati forti in passato e lo saremo sempre di più in  futuro  se capiamo bene questa cosa della centralità delle persone e se teniamo  a  mente  che  queste  persone  avevano  lo spirito di inventare e trovare  le  soluzioni  sapendo  che  da  soli  non  c’era  l’ombra  di una possibilità,  e farlo facendo unità e coesione sociale come hanno fatto con il  terremoto. Questo noi dobbiamo fare e stiamo facendo comunità anche con questo Piano strategico metropolitano, e lo stiamo facendo secondo me nella direzione  giusta  perché.  è  vero, c’era bisogno nella nostra città di un rilancio  di  partecipazione,  ma  diciamo  la  verità fino in fondo: c’era bisogno  di  un rilancio della partecipazione civica, cioè del bene comune.

Abbiamo  troppa  partecipazione  corporativa, abbiamo troppa partecipazione consociativa,  abbiamo  bisogno  di  una  partecipazione  civica.  Io  sono perfettamente  d’accordo  con  le  sottolineature di Don Giovanni Nicolini, abbiamo  un  campo al quale dare un immenso valore che ci potrà dare molto, che   definisco  il  campo  dell’amministrazione  condivisa  dove  noi  non chiediamo  solo  al  povero  di  quali sussidi ha bisogno, ma lo aiutiamo a trovare  quali occasioni di lavoro può avere per uscire dalla condizione di povertà,  quindi  una  rivisitazione  culturale da questo punto di vista di tante   cose   che   possiamo  fare  insieme,  utilizzando  questo  termine “sussidiarietà” nella versione autentica, cioè quella che c’è scritta nella Costituzione:  che  i  cittadini  si autorganizzano per dare dei servizi di interesse generale. Questa è la sussidiarietà. Non è altro. E qui a Bologna ci  sono  molte  potenzialità  su questa sussidiarietà. Poi c’è il rapporto pubblico-privato  che  è  un’altra  cosa  rispetto alla sussidiarietà e non capisco   perché  dobbiamo  fare  questa  confusione.  Noi  ci  siamo  dati l’obiettivo  di  avere  un  Comune  più  efficiente  e più snello con mille impiegati in meno alla fine di questo mandato. Questo significa che per noi è  scontato  il  rapporto  pubblico-privato,  non  è  scontato intendere la sussidiarietà  come  il  fatto  che  il comune ci metta i soldi e i privati gestiscono. Questo noi lo faremo perché riteniamo che sia da fare nel senso che   vanno   coinvolte  le  imprese,  nei  servizi  sociali,  nei  servizi scolastici,   in   tutta   l’ampia   gamma  dei  servizi  per  l’assistenza domiciliare,  ma mentre il comune in questa difficile situazione (in scelte di  bilancio  inedite  che  è  toccato  fare)  si rendano conto che bisogna mettere  insieme  le  risorse,  faremo  i servizi in compartecipazione come abbiamo  sempre  fatto, rinnovandolo. Sulla scuola è evidente che noi siamo per un sistema formativo pubblico integrato, e questo difenderemo anche nel confronto  con  il  futuro  Governo,  la  riforma  dell’Asp attende solo il responso  dell’agenzia  delle  entrate  che  mi  dicono che è imminente, ma bisogna  che in questo passaggio ci comprendiamo: abbiamo dimensione di una dimensione  metropolitana  competitiva  che  metta  al centro l’impresa, il lavoro, la manifattura, la cultura e le imprese creative e attorno a questo abbiamo  bisogno  di  trasformare il nostro stato sociale. Abbiamo tutte le condizioni  per  farlo,  anche  perché sappiamo batterci bene, è di ieri la notizia  che  la  Conferenza  Stato-Regioni ha ottenuto solo per Bologna 35 milioni di euro da investire sulla nostra sanità, quindi sul Sant’Orsola, e sul  nuovo  poliambulatorio.  Il pubblico-privato non è una novità per noi, dobbiamo  riaggiornare le forme e non continuare un dibattito astruso sulla sussidiarietà che non sono appalti, gli appalti si fanno e vince la gara il migliore  e  noi  facciamo  gare  nell’interesse  della  nostra  comunità e sull’esigenza  che  la  nostra  comunità riteniamo abbia bisogno. Mentre ci aspettiamo  molto  come  proposte  di  compartecipazione  alla gestione dei servizi da parte delle imprese private. E mi aspetto molto, basta andarli a cercare   nei   parchi,  nelle  scuole,  nei  quartieri  di  questa  città, Casalecchio  con  l’esempio  della  comunità  solare,  la  solidarietà  dei cittadini che si autorganizzano per fare servizi di questo genere. Questa è la  città  umanistica,  scenario  completo  verso  cui  stiamo  andando, la riscoperta della nostra anima e saperla portare nel futuro è impegnativo, è faticoso, ma è una strada gratificante per noi tutti.

E’  bastato  fare  un  po’  di  regia  per  esempio  per quanto riguarda la questione  della  cultura  per  vedere  quanto  potenziale emerge in questa città, è bastato scoprire l’acqua calda, cioè che lo spazio pubblico si può usare  a tempo per avere il coraggio di fare idee. Noi abbiamo coraggio, lo vedo molto nelle persone che partecipano, vedo finalmente la possibilità di uscire  dal  lamento,  vedo  la  possibilità  di  dare  valore a quello che facciamo  come  comunità,  e lo vedo anche perché ci sono molte persone che hanno  capito  che non va dato niente per scontato. Siamo qua all’Arena del sole,  dove  i  lavoratori  da  tempo  hanno  ridotto  il  loro salario per mantenere  aperta  l’Arena del sole, ho sentito dire che è ovvia e scontata come cosa mantenere aperta l’Arena del sole. Bene, l’Arena del sole intanto poggia  su  questo  sacrificio dei lavoratori, deve succedere al più presto che  si  faccia una fondazione per dare un futuro alla arena del sole. Così come  il Teatro comunale che non è un posto per ricchi, è il posto dove noi facciamo  comunicazione  nel  mondo  e  manteniamo aperta la possibilità di musica  del contemporaneo della nostra città. Una città del contemporaneo è questo:  una  città  che guarda al futuro, una città che non si permette le continue  polemiche  sul passato, su cui avrei avuto motivi di polemica sul tema  delle  infrastrutture, per come ci avevano lasciato, a cominciare dal civis,  di  cui  si  occuperà  la  magistratura,  ma  adesso  arriveranno i finanziamenti  per  il  nuovo  filobus. Ci sono 292 milioni per il servizio ferroviario  metropolitano da spendere nei prossimi anni, stiamo risolvendo il  problema  della  bretella  autostradale  con tutte le complicazioni del caso,  ma  a  me  fa  piacere  una cosa che emerge da questa riunione e che voglio sottolineare: la vera infrastruttura siamo noi, le infrastrutture le stiamo,  le  infrastrutture  le  stiamo facendo, si stanno realizzando, c’è l’accordo  per il sistema fieristico e per il Tecnopolo che va avanti ma la vera  infrastruttura  sono  il  sapere,  i  giovani, la scuola, la ricerca, l’Università.  Quindi manifattura e cultura, fare circolare questo sapere e farlo  diffondere  nella  nostra comunità e io davvero penso e di questo vi ringrazio che noi possiamo dire, e ci rivedremo all’appuntamento finale: in noi c’è solo futuro”.