Firmato l’11 febbraio scorso il contratto integrativo dei circa 30 lavoratori della Fondazione San Giuseppe di Fanano che gestisce la casa protetta per anziani. “Si tratta del primo integrativo aziendale – afferma Claudio Pasquesi della FP/Cgil di Pavullo – e possiamo affermare con soddisfazione che sono stati rispettati gli impegni presi della direzione aziendale nel 2011 e che si è concluso positivamente il percorso di privatizzazione dell’ex Ipab”.

La casa protetta per anziani Ipab San Giuseppe di Fanano inoltrò infatti nel 2004 domanda di privatizzazione alla Regione Emilia-Romagna, concessa a decorrere dal 1° aprile 2011.

Dopo oltre un anno di trattativa complessa tra azienda e sindacati, il 5 agosto 2011 si è arrivati alla firma dell’accordo con il quale veniva regolamentata la transizione dal pubblico al privato con la costituzione della Fondazione San Giuseppe, tenendo insieme gli ex dipendenti dell’Ipab con i dipendenti della Coop Co.Ge.Se. operante all’interno (anch’essa accreditata) assorbiti dalla Fondazione. In tutto circa 30 lavoratori tra ex Ipab e ex dipendenti della cooperativa.

“In quell’accordo-quadro vi erano indicate anche le linee entro le quali si doveva svolgere la trattativa per il rinnovo del contratto integrativo aziendale”spiega il sindacalista della FP/Cgil che poco più di una settimana ha firmato l’accordo.

Nell’integrativo si sancisce che vi sono a disposizione dal 2012 al 2015 34.000 euro annui di cui 27.000 euro per la produttività e progetti individuali da distribuirsi fra i dipendenti (i restanti 7.000 euro sono invece destinati a specifiche professionalità e particolari progetti).

Un premio di produttività che si aggira dunque mediamente sui mille euro annui a testa.

“In un momento come l’attuale – commenta Pasquesi – la firma dell’integrativo è la dimostrazione che una strada diversa dalla riduzione salariale e dalla contrazione dei diritti è praticabile, a maggior ragione per tutte le strutture che come la Fondazione che applicano contratti socio sanitari”.

Nell’integrativo si vanno a rafforzare anche tutti i diritti legati alla sicurezza nei luoghi di lavoro (L.81/2008) e la Cgil è e sarà in prima linea per il rispetto delle regole nei luoghi di lavoro “visto l’allungamento indiscriminato e senza logica dell’età di accesso alla pensione. Come potrà un operatore socio-sanitario (Oss) accedere alla pensione a 67 anni di età, ovvero continuare sino a quell’età ad alzare da letto persone immobilizzate o spostare persone in carrozzina?” aggiunge il sindacalista. E’ anche per questo che la Cgil chiede nel Piano del Lavoro uno sviluppo di qualità con attenzione ai diritti e alle condizioni di chi lavora.