cisl___Nel corso del 2012, rispetto all’anno precedente, la Cisl Emilia Romagna è cresciuta di oltre 3800 iscritti (+ 2,76%) tra i lavoratori attivi, confermando anche nell’ultimo quadriennio, in piena crisi, un trend di crescita che ha visto il sindacato di via Milazzo aumentare gli iscritti “attivi” di oltre il 6%. In particolare, rispetto al 2011, un forte aumento ha caratterizzato il settore agroalimentare (+5,62%), quello del terziario (terziario -bancario –poste e trasporti) con oltre il 5%, in cui fa da traino la categoria del commercio con una crescita a due cifre (11,41%), e quello dell’industria manifatturiera (+2,17%), mentre sono rimasti sostanzialmente stabili gli altri settori se si eccettua una perdita fisiologica del settore delle telecomunicazioni causata dalle previste ristrutturazioni aziendali. Un’analisi in cui una nota significativa è rappresentata dal fatto che la crescita maggiore sia stata registrata proprio in quei settori dove i contratti cosiddetti flessibili sono maggiormente diffusi, a dimostrazione che la rappresentanza non è assolutamente circoscritta solo ai lavoratori a tempo indeterminato.

A questi numeri vanno aggiunte le adesioni dei pensionati (154.656 soci), dei lavoratori atipici (5502), che frequentemente hanno cambiato lavoro sotto varie forme contrattuali e comparti produttivi, gli immigrati (7005), che aderiscono e sostengono l’associazione ANOLF per l’immigrazione e l’integrazione, quelle del SICET (3229), cioè del sindacato degli inquilini e delle politiche per la casa. Con questi associati, il totale degli aderenti alla Cisl Emilia Romagna nel 2012, tra lavoratori e pensionati, raggiunge il record di 312.774 iscritti.

E’quanto emerge dai dati sul tesseramento regionale presentati questa mattina a Bologna dalla Cisl Emilia Romagna, nella sede di via Milazzo, insieme a un focus sul contesto lavorativo emiliano-romagnolo. “Tali dati – sottolinea Giorgio Graziani, segretario generale della Cisl regionale – dimostrano come la strada intrapresa dalla Cisl, basata sulla concretezza , sulla concertazione e sulla vicinanza ai lavoratori, abbia portato a risultati lusinghieri, soprattutto se riferiti a un periodo in cui la crisi economica ha manifestato drammaticamente il suo culmine”.

Crisi i cui effetti disastrosi sul tessuto economico e sociale regionale sono stati evidenziati dal focus sul mercato del lavoro presentato dalla stessa organizzazione sindacale di via Milazzo. Un mercato del lavoro in cui sono sostanzialmente precipitate le assunzioni a tempo indeterminato rispetto a quelle a tempo determinato e atipiche, tanto che nel corso del 2012, da gennaio a fine settembre, le assunzioni a tempo indeterminato hanno subito una riduzione del 10% rispetto allo stesso periodo del 2011. Le stesse misure messe in campo dalla Regione Emilia Romagna, e concordate con tutte le parti sociali per favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, hanno sortito solo in parte gli effetti sperati, infatti, nei primi 9 mesi del 2012, le trasformazioni da apprendistato e tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato sono state 40.387, contro i 44.141 dello stesso periodo del 2011. Di converso, sono aumentati notevolmente i rapporti di lavoro intermittente, che hanno superato la soglia di 87mila, con una percentuale di aumento del 24% rispetto al corrispondente periodo del 2011, quindi superando persino il numero dei rapporti di lavoro somministrato (di poco oltre i 72mila), mentre il numero complessivo dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato del 2012 si è fermato a 66.051 contro i 73.500 dell’anno precedente.

“Un contesto – sottolinea Antonio Amoroso, componente della segreteria regionale Cisl con delega al mercato del lavoro – in cui un altro dato che desta preoccupazione è senza dubbio la diminuzione, nel 2012, del 10% delle assunzioni dei giovani fino a 29 anni. Dato ancor più pesante se posto in relazione alle tipologie contrattuali (“deboli”) più frequentemente utilizzate e se si considera la riduzione dell’abuso smodato del tirocinio”. “In quest’ottica – ha continuato il sindacalista della Cisl – è da evidenziare che tra il 2011 e il 2012 il tasso di occupazione maschile (passando dal 76% del terzo trimestre 2011 al 74,6% dello stesso periodo del 2012) ha sofferto di più del tasso di occupazione femminile, che invece ha registrato un leggero incremento nello stesso periodo di analisi (da 60,7% a 61,9), fino a stabilizzarsi nel terzo trimestre del 2012”.

Nello stesso tempo, se il focus si sposta sul flusso delle assunzioni per settore di attività, si può notare che la maggiore dinamicità con segno positivo è stata registrata dal settore agricolo, che passa dalle 92.000 assunzioni del 2009 alle 98.500 del 2012, mentre il settore più in crisi, in termini di dinamiche occupazionali, è risultato, specie tra il 2011ed il 2012, quello dell’edilizia, con un crollo delle assunzioni del 18%.

Il trend del ricorso alla cassa integrazione per settore di attività ricalca nella sostanza le dinamiche del flusso delle assunzioni, infatti nel 2012, rispetto all’anno precedente, tra i settori che hanno fatto registrare incrementi consistenti nel ricorso agli ammortizzatori troviamo principalmente l’edilizia (+ 47%), i servizi (+ 51,1%), il commercio all’ingrosso (+ 96,1%) e il commercio al minuto (+ 150%). “Il ricorso agli ammortizzatori sociali da parte delle imprese – ha sottolineato Giorgio Graziani, numero uno in regione del sindacato di via Milazzo – ha sinora evitato che la crisi avesse conseguenze ben più devastanti, e ciò grazie all’efficacia della nostra azione sindacale che, in questi anni, ha consentito di estendere gli ammortizzatori “in deroga”a quelle imprese i cui settori prima erano esclusi. Ammortizzatori in deroga che ora, come noto, sono bloccati nell’erogazione per interventi incomprensibili di Governo e INPS, che invece di garantire l’indispensabile copertura finanziaria per tutto il 2013, minano le poche certezze di quei lavoratori già colpiti dagli effetti della crisi”.

E indubbiamente il cordone di sicurezza costituito dalle casse integrazioni ordinarie ed in deroga ha consentito di contenere le espulsioni dal mondo del lavoro. Infatti, a fronte di 1.096.389 lavoratori in Emilia Romagna nel 2011 (di cui circa 712.000 a tempo indeterminato, vale a dire il 65% del totale), quelli collocati in lista di mobilità, e quindi con l’interruzione del rapporto di lavoro, sono stati, nei primi nove mesi del 2012, 19.146.

“Una situazione esplosiva – prosegue Graziani – che istituzioni e forze sociali devono governare con grande senso di responsabilità, ponendo al centro delle proprie politiche, oltre al rigore, la promozione del lavoro e degli investimenti nel territorio per una reale salvaguardia della coesione sociale ”. Tra i rimedi possibili il segretario generale della Cisl emiliano-romagnola parla di “necessari adeguamenti e riconversioni del sistema produttivo”, specie di quello industriale, che puntino, oltre che a all’introduzione di nuove tecnologie e maggiori capacità di penetrare i mercati internazionali, anche ad azioni di politiche attive che si curino di valorizzare e adeguare costantemente il patrimonio di conoscenze dei lavoratori”.

“In questo quadro assume ancora maggiore rilievo il dato del tesseramento CISL in Emilia Romagna – sottolinea il dirigente cislino –, vera e propria iniezione di fiducia per tanti sindacalisti e tecnici che continuano a essere punto di riferimento per lavoratori e pensionati anche in un momento così delicato. A loro va il mio ringraziamento per questo importante risultato”. “La nostra sfida – conclude Graziani – è quella di essere sempre più presenti sui luoghi di lavoro, sul territorio, e per questo siamo il primo sindacato che in Italia ha avviato una profonda opera di razionalizzazione e di riorganizzazione. La responsabilità, il riformismo, la partecipazione hanno bisogno di un contatto capillare e di un’organizzazione capace di adeguarsi ai cambiamenti, noi ci stiamo provando e i risultati ci stanno dando ragione.”