L’associazione Idee in Circolo le rivolge ai candidati modenesi al Parlamento. Ci aspettiamo solo meno tasse oppure qualcuno con le idee per utilizzare al meglio le risorse?
Con il ricambio in Parlamento che si prospetta con le prossime politiche l’associazione Arci Idee in Circolo, composta da utenti, operatori e familiari del Servizio di Salute Mentale di Modena, rivolge sette domande ai candidati modenesi con l’auspicio che diventino parte della programmazione della prossima legislazione. L’associazione modenese si propone di mantenere un atteggiamento vigile e collaborativo sul tema, ma anche di verifica sul livello di coerenza tra impegna assunti e le decisioni che si verranno a prendere da qui a cinque anni.
“Cara/o candidata/o,
sembra che in campagna elettorale tutti facciano a gara per ridurre o abrogare le tasse. Qualcuno ha il coraggio di dirci come le utilizzerebbe meglio?
Ad esempio per le politiche di salute mentale vi proponiamo alcuni quesiti che condizionano la vita di tutti i cittadini che si trovano ad avere a che fare con questo mondo.
1. La disomogenea applicazione della legge nazionale (l.180/78) a livello regionale, come sottolinea la Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, non è sempre “correlabile ad impedimenti economici”, ma anche a “disimpegno politico o incapacità amministrativa”. Nel suo programma, sono
previsti piani con obiettivi misurabili per valutare le prestazioni dei Servizi di Salute Mentale (minor numero di ricoveri, minor ricorso a trattamenti sanitari obbligatori, …)?
2. Tra le criticità più evidenti l’ancora eccessivo ricorso ai ricoveri ospedalieri o nelle cliniche private convenzionate con il SSN, a discapito di una carenza di fondi investibili sugli interventi territoriali individualizzati, dei Centri di Salute Mentale. Come pensa di liberare risorse da investire nei Centri di Salute Mentale?
3. È previsto un controllo dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, ambienti spesso inumani in cui la “cura” è affidata alla sola somministrazione di psicofarmaci, in reparti chiusi in cui ancora troppo spesso sono utilizzati strumenti di contenzione illegali?
4. Veniamo poi alle molteplici comunità con un numero di persone superiore alle 7-8 unità e con caratteristiche di luoghi privi di valenza riabilitativa, più connotati come “contenitori” che di riappropriazione di vita, diventando contenitori di emarginazione sociale, contrariamente alle finalità dichiarate. Pensate ad interventi di reale integrazione abitativa?
5. Come intendete implementare gli interventi di re-inserimento lavorativo e di inclusione sociale dal momento che l’inserimento nel mondo del lavoro e l’autonomia economica sono fattori estremamente importanti nel determinare sia l’integrazione sociale delle persone con disagio psichico, sia il decorso clinico della patologia?
6. A fronte di questo quadro e a fronte dell’aumento delle patologie mentali, perché diminuiscono i fondi destinati alla salute mentale? Cosa intende fare perché la tendenza si inverta, sul modello dei Paesi Europei avanzati ?
7. E’ d’accordo che l’intervento sanitario e sociale non debba più essere valorizzato per tipologia di struttura ma “l’approccio integrato deve tradursi in una valorizzazione e remunerazione economica dell’intero percorso di cura dell’utente, superando il concetto di rimborso per singola prestazione e/o per diagnosi”, come ci ricorda il report della Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale ?
Riteniamo fondamentale che queste informazioni arrivino chiare ai cittadini che così potranno scegliere i futuri governanti ed amministratori anche in base alle loro scelte in ambito di interventi sulla Salute Mentale”.
(Associazione Arci Idee in Circolo)