Corradini_LugliLa Giunta di Reggio Emilia si appresta a presentare al Consiglio comunale il nuovo ‘Piano comunale di emergenza in materia di protezione civile’, che sostituisce il Piano in vigore dal 2003. Si tratta di un documento di oltre 70 pagine, che aggiorna il precedente e, diversamente da quello in vigore, approvato dalla sola Giunta, sarà discusso anche in sede consiliare.

“Il documento affina alcuni aspetti del precedente Piano, da quelli relativi alle responsabilità e al funzionamento della ‘linea di comando’ in caso di eventi non prevedibili, con il sindaco della città quale autorità istituzionale principale di protezione civile, all’individuazione di ulteriori strutture antisismiche per il ricovero temporaneo della popolazione”. Così lo ha presentato oggi alla stampa l’assessore comunale alla Coesione e Sicurezza sociale Franco Corradini, che era affiancato dal referente per la Protezione civile Pier Paolo Lugli, il quale ha sottolineato tra l’altro che con il nuovo Piano Reggio Emilia è tra le città più avanzate in Italia in materia di gestione delle emergenze.

“Coinvolgiamo la città, dalla Protezione civile a diversi Servizi comunali e finanche il Consiglio che si dovrà esprimere – ha aggiunto Corradini – in un modello organizzativo che si basa sulla ulteriore chiarezza delle funzioni. Questo vuol dire che, in caso di terremoto, alluvione o altri eventi calamitosi imprevedibili, ogni responsabile o tecnico coinvolto, ma anche i cittadini, sapranno come comportarsi e cosa fare”.

Un’operatività che si basa su un lavoro costante di formazione, informazione, preventiva e durante l’evento, e sensibilizzazione del personale tecnico e dei cittadini, con il coinvolgimento anche delle scuole, e anche sull’utilizzo dei più efficaci e adeguati canali di informazione e comunicazione, compresi i social network, come per altro già avvenuto in occasione ad esempio dei terremoti e delle abbondanti nevicate del 2012.

Il Piano, che recepisce i contenuti delle normative nazionali e regionali, è stato predisposto attraverso l’analisi dell’assetto e della vulnerabilità del territorio, l’esame delle necessità organizzative di gestione dell’emergenza e considerando le esigenze formative del personale coinvolto nella gestione dell’evento, le esigenze di prevenzione e informative della cittadinanza.

Riguardo alle competenze, il sindaco della città è definito “la figura istituzionale principale della catena operativa della protezione civile”, è l’autorità comunale di protezione civile, e si avvale sul piano operativo della figura tecnica del coordinatore del Coc, Centro operativo comunale, che è anche coordinatore della Protezione civile comunale.

Secondo le norme nazionali in vigore e le prassi operative, alle emergenze di Protezione civile fa fronte in primo luogo il Comune, che attraverso il sindaco può chiedere l’intervento del prefetto e del presidente della Provincia e della Regione. Nelle funzioni di coordinamento, il sindaco è ovviamente coadiuvato da personale tecnico incaricato e appositamente delegato.

Con il Piano, infatti, l’Amministrazione comunale definisce la struttura operativa in grado di fronteggiare le situazioni d’emergenza: organizzare una struttura operativa comunale, formata da dipendenti comunali, volontari, imprese private, per assicurare i primi interventi; attivare i primi soccorsi alla popolazione; fornire adeguata informazione alla cittadinanza sul grado d’esposizione al rischio e attivare opportuni sistemi di allerta; provvedere alla vigilanza sull’insorgere di situazioni di rischio idrogeologico o d’altri rischi; assicurare una reperibilità finalizzata in via prioritaria alla ricezione di comunicazioni di allerta; individuare siti sicuri da adibire al preventivo ricovero per la popolazione esposta, attivando, se necessario, sgomberi preventivi.

Proprio alle aree di emergenza è dedicato uno specifico capitolo, nel quale sono indicate 55 Aree di attesa (24 ore, in attesa appunto del superamento della fase acuta dell’evento e della conclusione degli accertamenti tecnici) per la popolazione (una decina delle quali in edifici e palestre antisismici), alcune grandi aree di ricovero prolungato, coperte e scoperte, a Nord della città vicino alle grandi vie di comunicazione, e la zona dell’aeroporto come area di ammassamento dei soccorsi nazionali e internazionali che si rendessero necessari.

Il Piano si sofferma poi sugli aspetti relativi alla formazione e all’informazione preventiva alla cittadinanza, prevedendo tra l’altro programmi specifici per le scuole, e alla formazione del personale (funzionari, operatori, agenti di Polizia municipale, tecnici, volontari) e alle attribuzioni delle funzioni e delle responsabilità specifiche. Prima fra tutte il Centro operativo comunale (Coc, guidato dal coordinatore della Protezione civile), la cui sede viene individuata presso il Comando della Polizia municipale, in via Brigata Reggio 38, oppure, secondo le necessità, presso gli uffici della Protezione civile, in via della Croce Rossa 3.

Il Piano definisce diversi scenari di rischio e di emergenza, partendo dal rischio sismico, per il quale la linea di comando viene assunta automaticamente dal Centro operativo comunale e i responsabili delle varie funzioni si attivano secondo le rispettive funzioni. Lo stesso avviene per l’emergenza idrogeologica, il rischio chimico industriale, oppure per situazioni che possono presentare particolari criticità e complessità come le trombe d’aria, le grandi nevicate, le emergenze sanitarie, gli incidenti ferroviari e aerei o stradali che comportino la fuoriuscita di sostanze pericolose, la paralisi del traffico dovuta alla chiusura delle autostrade.

Sulla base di questi scenari e della caratteristiche concrete dell’evento, sono tra l’altro previste e ribadite procedure operative, peraltro già attuate sistematicamente in occasione degli venti sismici degli ultimi temi: l’immediata reperibilità dei responsabili delle varie funzioni previste per l’attivazione del Coc; l’attivazione dei monitoraggi di evento; il controllo del territorio e degli edifici, a cominciare da quelli pubblici e le scuole, alle infrastrutture e al traffico; la delimitazione delle aree a rischio, gli eventuali sgomberi cautelativi e l’attivazione di eventuali misure sanitarie ove necessarie; l’impiego organizzato della Polizia municipale, assistita dal volontariato; l’informazione alla popolazione; l’eventuale organizzazione e presidio delle aree e strutture d’attesa e di ricovero per la popolazione.