Nel mese di gennaio la Fiom Regionale, congiuntamente alle Fiom Territoriali, aveva inviato una richiesta d’incontro alla Confindustria-Federmeccanica Regionale a seguito del Contratto Nazionale dei Metalmeccanici sottoscritto solo da Fim e Uilm e Federmeccanica, escludendo dal tavolo negoziale la Fiom Cgil. L’accordo dalla Fiom non è stato riconosciuto e tantomeno ritenuto legittimo. In questi mesi, in conformità alle precise proposte della “Carta Rivendicativa”, la Fiom ha consultato i lavoratori in tutta la regione ottenendo, attraverso il voto certificato, un ampio consenso di partecipazione e di sostegno alla Carta Rivendicativa inviata in queste settimane alle singole Aziende. In questi giorni si registrano primi importanti accordi. Per quanto riguarda gli incontri a livello di Confindustria-Federmeccanica Regionale-Territoriali, dopo aver individuato una prima data con diverse strutture, probabilmente la discussione con Confindustria Nazionale aveva reso non più possibile l’incontro in tempi brevi. Ci risulta che alcune associazioni imprenditoriali avessero a quel punto richiesto che fosse la Federmeccanica-Confindustria Nazionale ad affrontare in tempi ragionevoli il problema, da qui la richiesta di attendere tutto il mese di marzo.
A livello nazionale però non è stata intrapresa da Confindustria-Federmeccanica nessuna iniziativa positiva, forse per le resistenze di Fim e Uilm Nazionali, che nel frattempo non hanno partecipato al primo incontro per il rinnovo del Contratto Nazionale delle Piccole Industrie (Confapi) che interessa più di 400.000 lavoratori, giacché ponevano la pregiudiziale sulla presenza della Fiom al tavolo della trattativa, nodo che dovrebbe essere sciolto in questi giorni, dopo che la Fiom, ma anche la Confapi, anno riproposto la necessità di un tavolo unitario e di un contratto unitario pur partendo da piattaforme diverse. Anche sul tavolo per il rinnovo del Contratto delle Cooperative Metalmeccaniche (circa 15.000 lavoratori di cui più di un terzo in Emilia Romagna) dopo diversi incontri un accordo condiviso anche dalla Fiom è a portata di mano, ma non è ancora dato sapere se Fim e Uilm Nazionali parteciperanno all’incontro conclusivo previsto per il 18 Aprile a Roma.
Oggi almeno a livello dei territori dell’Emilia Romagna ci sono segnali di una possibile svolta.
Infatti, Confindustria-Federmeccanica di Bologna ha convocato un incontro con la Fiom Regionale e Territoriale di Bologna (che sono firmatarie della richiesta) per il giorno 19 Aprile alle ore 9.30 presso la sede della Confindustria di Bologna.
Dichiarazione di Bruno Papignani Segretario Generale della Fiom Emilia Romagna e di Giordano Fiorani Segretario Generale della Fiom Bologna:
Crediamo che lo sblocco del confronto a livello dei territori, di cui Bologna non sarà l’unica, sia un fatto molto importante giacché la Carta Rivendicativa nella nostra Regione è stata discussa nelle assemblee da un’ampia maggioranza dei lavoratori, con un consenso espresso con il voto certificato superiore al 90%. La Carta Rivendicativa è stata spedita o sta per essere spedita alle singole aziende con richiesta d’incontro. Il livello Territoriale può aiutare a trovare una soluzione condivisa che superi l’accordo separato e dia la certezza alle aziende di poter applicare un solo contratto condiviso dai Lavoratori. La Fiom andrà a questo incontro con spirito collaborativo, certamente porrà, in via transitoria e in attesa di un’apposita legge o accordo, la necessità di un’intesa sul tema della rappresentanza e della rappresentatività con un legame stretto con la democrazia ed il voto dei lavoratori sulle piattaforme e sugli accordi. Del resto la situazione che gli stessi imprenditori denunciano non consente di agire in modo avulso dai lavoratori e senza il loro consenso. Diremo che gli orari di lavoro e le flessibilità ampiamente utilizzate nella nostra Regione devono essere negoziate e condivise dai Lavoratori, altrimenti produrranno solo conflitti. Chiederemo la certezza che i tre giorni di malattia siano retribuiti normalmente e che i minimi salariali contrattuali nazionali, oltre ad essere insufficienti, non sia possibile derogarli nelle date di erogazione o in altri istituti o ambiti. Anche gli accordi sulla sanità integrativa dovranno essere vicini al luogo di lavoro quindi a livello Territoriale o Regionale, in modo che sia chiara la loro natura aggiuntiva al Servizio Sanitario Nazionale; se fosse possibile collegare queste risorse al Piano Sanitario Regionale in modo tale da contribuire a migliorarlo, sarebbe per noi un’ottima scelta. Infine il problema grandissimo dell’occupazione e della precarietà. I giovani non trovano lavoro, quando lo ottengono, è sottopagato e precario, non corrisponde alla volontà di avere aziende in grado di produrre qualità ed essere competitive. La crisi nella nostra regione nel 2013 raggiungerà livelli drammatici che produrranno tensioni e il rischio d’ingovernabilità sociale. I tratti distintivi dei Territori della nostra Regione si stanno riducendo e il sistema industriale si è già ridimensionato. Occorre invertire questa tendenza e puntare allo sviluppo qualitativo del nostro sistema industriale. Questo vuole dire pretendere dai Governi e anche dalla Regione un impulso in termini di politica industriale, ma vuole dire anche impegno a investire, a fare formazione vera, vuole dire salvaguardare l’occupazione e il nostro patrimonio professionale. Ridare lavoro a chi l’ha perso o lo perderà, ai giovani. Vuol dire puntare davvero sulla riduzione dell’orario di lavoro e sui contratti di solidarietà attivi e difensivi.
La riforma Fornero sia sulle pensioni, sia sul lavoro sta producendo disastri, quindi c’è bisogno di una discussione vera visto che i sacrifici chiesti ai lavoratori non sono serviti a superare la crisi. Ma solo ad alimentarla. I contratti separati sono per chi li ha voluti e sottoscritti una vittoria di Pirro.Crediamo che trovare una soluzione a livello dei Territori, da applicare nelle singole aziende,darebbe stabilità, contribuirebbe a riconquistare un Contratto Nazionale di Lavoro, unitario.
Liberebbe tempo per affrontare i temi della crisi e individuare le necessità per superarla in ogni singola azienda, a livello Territoriale e Regionale. Per quanto ci riguarda, pensiamo che tutto il sindacato oggi abbia la necessità di riuscire a “rappresentarsi” nei confronti della controparte in termini diversi rispetto a questi anni trascorsi, dunque non vedremo male se dopo questo primo incontro si proseguisse in un tavolo Fim, Fiom, Uilm e Confindustria-Federmeccanica, questo è possibile se Fim e Uilm non si arroccano e danno forza alle esperienze ampiamente sperimentate nella nostra Regione, se sono disponibili a migliorare le condizioni dei lavoratori superando gli accordi separati e a condividere regole e argomenti trasparenti contribuendo cosi a riconquistare insieme un ruolo contrattuale, non permettere più alla controparte di scegliere con quale sindacato trattare, in funzione di accordi che gli danno più potere discrezionale, che in realtà provocano conflitto e non cooperazione. Occorre come si dice “fare il salto della quaglia”. Tuttavia per noi se questa disponibilità non ci sarà, andremo avanti come Fiom, nei Territori e nelle singole Imprese, ma non è quello che auspichiamo come soluzione ottimale.