Se da una parte la politica locale sembra aver compreso l’apporto prezioso del volontariato per lo sviluppo di progetti e servizi, quella nazionale sembra ancora miope nei confronti di un mondo che è diventato ineludibile pilastro del sistema del welfare di questo Paese. “Siamo di fronte a un serbatoio di energie, vivo e capace di rigenerarsi – spiega il parlamentare Pd Edoardo Patriarca – E’ ora che la politica nazionale se ne accorga”.

Ha preso avvio giovedì 11 aprile a Lucca la quattro giorni del Festival nazionale del volontariato. “Il volontariato oggi è un solido pilastro del welfare del Paese – spiega il parlamentare modenese del Pd Edoardo Patriarca, presidente del Centro nazionale per il volontariato – Molti progetti e molti servizi sono ancora possibili per gli enti locali solo ed esclusivamente grazie all’aiuto concreto delle organizzazioni di volontariato. Eppure la politica nazionale sembra non averne compreso il valore se, da una recente indagine, risulta che solo il 17% dei presidenti di associazioni si ritiene soddisfatto della politica nazionale per il volontariato”. Eppure siamo di fronte a un mondo anagraficamente ancora giovane, capace di rigenerarsi, in grado di individuare nuove esigenze del territorio a cui dare risposte. Alle associazioni impegnate in settori cosiddetti “storici”, quali il socio-sanitario e la protezione civile, si aggiungono oggi soggetti che lavorano per la salvaguardia dei beni culturali e di quelli ambientali. “Il grande merito del volontariato – aggiunge Patriarca – è quello di essere capace di dare risposte concrete ai bisogni del territorio di riferimento. Le associazioni divengono così sia fonte di conoscenza per l’ente locale che possibilità di soluzione dei problemi stessi. La dimostrazione è nelle numerose Convenzioni per la gestione di progetti e servizi ratificate tra le associazioni di volontariato e gli Enti pubblici”. La politica locale sembra, insomma, aver compreso il valore prezioso di questo mondo di idee e di energie, non altrettanto quella nazionale e, in epoca di scarsità di risorse, questa non può che essere bollata come “miopia”.