“Il “Patto sociale per la crescita” tra Regione Emilia Romagna e forze sociali, se ampliato e trasformato in vero e proprio patto di comunità, può diventare un esempio per tutto il Paese”. E’ questa una delle tante suggestioni che Giorgio Graziani, segretario generale della Cisl Emilia Romagna, ha lanciato nel corso dell’11esimo Congresso regionale dell’organizzazione cislina “I valori del passato. Il cambiamento del presente. Le responsabilità del futuro”. Appuntamento in corso di svolgimento a Cervia (RA), alla presenza del segretario nazionale Cisl Raffaele Bonanni, di quasi trecento delegati e di tanti autorevoli ospiti, tra cui una pattuglia di sindacalisti spagnoli e tedeschi.

“Un patto regionale – prosegue Graziani – che su alcuni punti, come con la legge sull’attrattività, necessita di un’accelerazione e di ulteriori declinazioni, ma che tuttavia, come nel caso delle approvazioni del Piano delle attività produttive e il Piano di stabilizzazione, ha dimostrato tutta la sua potenzialità. Specie se ampliato non perdendo mai di vista la condizione imprescindibile della coesione sociale”.

Quindi uno strumento che può essere efficace per contrastare una crisi in cui la mancanza di lavoro e l’aumento del precariato tendono ad assumere le vesti di un vero e proprio dramma sociale. Nel 2012 è il tasso di disoccupazione è passato dal 3,4% del 2006, ante crisi, al 7,1% del 2012 (con un aumento quindi del 52%), e con un dato tendenziale che per il 2013 supera l’8%.

Inoltre, all’interno di questo quadro perdura la difficoltà dei giovani a trovare lavoro, come conferma il declino dell’assunzione a tempo indeterminato e l’aumento del lavoro precario. Nell’ultimo anno gli assunti a tempo indeterminato (84.714 nel 2012) sono calati del 12% rispetto al 2009, mentre a crescere è il lavoro intermittente (+49%, per 100.861 unità nei 12 mesi), perfino più dei rapporti di lavoro somministrato (92.000 unità il flusso 2012). Fenomeno grave che ha portato il segretario generale della Cisl Emilia Romagna a chiedere, nella sua relazione, “l’impegno di tutti, parti sociali e istituzioni, per far sì che i rapporti di lavoro precari siano più costosi di quelli stabili”, “solo in questo modo si può costruire una prospettiva reale di stabilità”.