Arriva a Modena “Le storie della tragedia del Vajont, la conoscenza della frana attraverso le foto di Edoardo Semenza”, la mostra itinerante organizzata in occasione del cinquantesimo anniversario di questo terribile disastro dall’Associazione Italiana di Geologia Applicata ed Ambientale e dal Consiglio nazionale dei Geologi. L’evento scientifico-culturale, destinato a fare tappa in tutte le regioni italiane, viene ospitato presso il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche (largo S. Eufemia, 19) dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia dal 10 al 15 giugno.

“Questa mostra, realizzata per non dimenticare l’immane tragedia del Vajont, – afferma la prof.ssa Maria Franca Brigatti dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – sarà anche una importante occasione per far conoscere alla cittadinanza le implicazioni geologiche connesse con il disastro, studiate con grande competenza e dettaglio dal prof. Maurizio Pellegrini, docente di Geologia Applicata della nostra università, scomparso lo scorso anno”.

Con questa iniziativa sarà tutta l’Italia a rendere omaggio alle vittime del Vajont. Era il 9 ottobre del 1963, quando una frana si staccò dal Monte Toc e si riversò nel bacino della diga, creando un’onda che investì con forza Erto e Casso, Longarone ed i loro abitanti. I morti ufficiali furono 1.909. La mostra itinerante, composta da 13 pannelli alti due metri che riproducono le immagini scattate da Edoardo Semenza, sosterà in ben 20 città e regioni italiane, raccontando le storie e i volti di un evento che scosse l’Italia.

“La tragedia del Vajont, come ogni tragedia, contiene diverse storie. La storia della diga che doveva essere l’orgoglio dell’ingegneria italiana. La storia di inadempienze e mancati controlli. La storia di consulenti – ha affermato Francesco Maria Guadagno, Presidente dell’AIGA – che non hanno visto o hanno male interpretato. La storia delle persone che sono state tragicamente coinvolte. La storia di Tina Merlin, giornalista e scrittrice che quasi da sola aveva descritto i possibili rischi. La storia di un processo penale. La mostra narra, attraverso le foto di un geologo, Edoardo Semenza, una storia, quella del riconoscimento della possibile frana prima che la stessa avvenisse. Le straordinarie deduzioni di Edoardo Semenza riguardo alla possibile evoluzione del fenomeno non furono ascoltate.

La storia purtroppo, si è ripetuta e si ripete. I cosiddetti <disastri naturali> hanno come motore di base l’azione dell’uomo, attraverso le stesse strade di inefficienza, superficialità e malaffare, che hanno portato al disastro del Vajont. I modelli di corretta pianificazione del territorio e di gestione delle risorse sono visti come un intralcio allo sviluppo e non come base dello stesso”. “La frana del Vajont – ha affermato Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi – individua forse l’avvenimento dal quale hanno preso l’avvio quegli studi che oggi sono considerati la base della moderna geologia applicata”.

I curatori della mostra sono proprio Paolo, Michele e Pietro Semenza, i figli di Edoardo Semenza, oltre a Monica Ghirotti dell’Università di Bologna ed a Francesco Maria Guadagno dell’Università del Sannio .