Non apriva la porta e per entrare gli operanti sono stati costretti a forzare la saracinesca del garage comunicante con l’abitazione. Le circostanze che hanno indotto la donna a non aprire la porta sono state poi chiarite dalle risultanze della perquisizione domiciliare. Dietro alla lavatrice, in mezzo a dei vistiti, è stato rinvenuto un fucile a pompa calibro 12 e una cinquantina tra cartucce e pallettoni dello stesso calibro. Per questo fatto, risalente al settembre del 2009, una 53enne pregiudicata originaria di Rosarno, moglie di un noto criminale calabrese abitante a Reggio Emilia contiguo alla criminalità organizzata ndranghetista, è stata arrestata, unitamente al figlio 23enne, per concorso in detenzione illegale di armi clandestine. Per questo la donna, domiciliata a Reggio Emilia, è stata condannata dal Tribunale di Palmi a 1 anno e 4 mesi di reclusione per i reati di detenzione illegale di armi, detenzione di armi clandestine e ricettazione in concorso. La condanna divenuta esecutiva il 2 maggio 2011 ha visto la donna fare richiesta di affidamento in prova al servizio sociale. Istanza che è stata rigettata dal tribunale di Sorveglianza di Reggio Calabria che ha applicato la detenzione domiciliare per tuta la durata residua della pena da espiare di oltre un anno. Quest’ultimo provvedimento emesso ieri è stato trasmesso ai Carabinieri della Stazione di Reggio Emilia Santa Croce che vi hanno dato esecuzione rintracciando la donna che veniva ristretta in regime di detenzione domiciliare presso l’abitazione del marito ubicata a Reggio Emilia.




