carcere_3Accompagnata dalla direttrice, Rosa Alba Casella, e dal comandante della Polizia penitenziaria, la Garante regionale dei detenuti, Desi Bruno, ha visitato la Casa Circondariale di Modena.

Alla data del 24 luglio, risultano essere presenti 511 detenuti. Negli ultimi mesi il dato risulta stabile, e senza prospettive di diminuzione, così come l’alta percentuale di stranieri che caratterizza la struttura modenese (circa il 70%); le donne sono 30; ai acuisce il dato relativo al passaggio dal carcere al momento dell’arresto in flagranza, risultando meno praticata la custodia nelle strutture nella disponibilità della polizia giudiziaria.

Le sezioni detentive risultano ormai tutte “aperte”, a parte una, potendo i detenuti passare parte della giornata fuori dalla cella; non ci sono tendenzialmente più di due detenuti per cella; gli imputati sono separati dai condannati.

Mancano risorse adeguate da destinare al lavoro dei detenuti: i posti-lavoro sono circa 60, e si assiste a un progressivo taglio delle retribuzioni; per la Garante è auspicabile un maggior coinvolgimento degli Enti Locali e dell’imprenditoria, per sostenere progetti che tendano a favorire un reale reinserimento nella società. Sebbene l’Ufficio del Garante ritenga che il tema del lavoro retribuito per le persone detenute non sia abdicabile, di fronte alla crisi sociale in atto, è opportuno riconoscere che anche il lavoro volontario (se deriva da una scelta individuale del detenuto frutto di una chiara volontà di riparazione) può avere una notevole valenza rieducativa. Applicando il protocollo d’intesa firmato un anno fa da Anci e Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), volto alla promozione territoriale di lavori di pubblica utilità, il carcere ha avviato una positiva collaborazione, con alcuni detenuti che si recano a lavorare all’esterno nell’ambito di progetti di lavoro volontario in attività a favore delle comunità locali.

La visita della Garante ha contemplato anche gli ambienti del nuovo padiglione, aperto all’inizio del 2013, in cui sono attualmente ristrette circa 180 detenuti “comuni”, con le celle disposte su 3 sezioni su 3 piani. L’apertura del nuovo padiglione ha rappresentato un concreto tassello della realizzazione del “circuito regionale”, con relativa riorganizzazione degli Istituti, secondo le indicazioni dipartimentali: è stato adottato un “regime aperto”, relativamente alle celle, che restano aperte per una parte significativa della giornata, e i detenuti possono utilizzare gli spazi comuni presenti. La vigilanza è garantita da un sistema di videosorveglianza contiguo ma esterno alla sezione, con l’intervento del personale a chiamata, attraverso un citofono, del detenuto, ovvero quando se ne ravvisi l’opportunità.

Desi Bruno conferma dopo questa visita l’assoluta congruità degli ambienti dal punto di vista degli spazi, con il rispetto della capienza regolamentare, e della luminosità, ma segnala alcune criticità: allo stato risulta essere stato parzialmente disatteso l’orientamento originario che prevedeva di agevolare in questa sede il percorso trattamentale dei detenuti con la possibilità di partecipare a corsi di formazione e di espletare attività lavorative; gli stessi detenuti rilevano la condizione detentiva alienante nella quale si trovano, non avendo possibilità di impiegare utilmente il loro tempo. L’auspicio è che dopo l’estate il progetto relativo all’offerta trattamentale del nuovo padiglione possa compiutamente dispiegarsi.

Si ricorda, inoltre, che il nuovo padiglione non è stato utilizzato in via esclusiva – come sarebbe stato auspicabile – per ridurre il sovraffollamento regionale, ma vi stanno affluendo anche detenuti provenienti da altre realtà regionali.

Si attende ancora l’arrivo nonostante l’assegnazione avvenuta all’inizio dell’anno, di una figura professionale di tecnico della riabilitazione psichiatrica, nell’ambito delle competenze del Dipartimento di Salute mentale, per far fronte all’esigenze dei detenuti con dipendenze patologiche e portatori di disagio psichico.

La Garante ha avuto la possibilità di sostenere colloqui individuali con detenuti delle due sezioni dei cosiddetti “protetti” (circa 90), dove per ragioni di opportunità penitenziaria, sono separate dagli altri detenuti, persone che si sono macchiate di determinati tipi di reato (tra gli altri, i sex-offender): ne è scaturita la richiesta unanime di un maggior coinvolgimento nelle attività trattamentali, alle quali accedono finora in maniera ridotta.

Infine, i detenuti del nuovo padiglione hanno chiesto alla Garante di far sapere all’esterno che nei prossimi giorni intraprenderanno a titolo dimostrativo uno sciopero della fame in sostegno a Marco Pannella e alla sua lotta contro le condizioni disumane in cui versano i penitenziari italiani.