Manes_Bernardini_3“Anche sulla difesa delle attività tradizionali il Comune arriva tardi: la città è soffocata da negozi etnici. Mentre la nostra legge-scudo al proliferare di kebab, call center e centri massaggi (legge Harlem) è al palo da oltre due anni”. Il capogruppo leghista in Comune Manes Bernardini – a un mese dalla partenza del tavolo municipale per la tutela delle botteghe bolognesi – affonda il colpo contro palazzo d’Accursio: “L’amministrazione si sveglia tardi, in città i negozi etnici hanno già sottratto business agli italiani, aggravando il peso della crisi. Non a caso i dati evidenziano che l’imprenditoria straniera è in ascesa e quella italiana in calo: in sei anni solo i call center sono aumentati del 1000 per cento”.

Per “arginare il dilagare di negozi etnici” Bernardini e i colleghi del gruppo regionale depositarono – il 9 maggio 2011 – la cosiddetta legge Harlem, dal nome del quartiere newyorchese rinato grazie al potenziamento di controlli e all’introduzione di ferree regolamentazioni. La proposta – 11 articoli in tutto, all’insegna della semplificazione burocratica – prevede una stretta sui controlli sanitari, più poteri ai sindaci di limitare il proliferare di attività dello stesso tipo in una stessa area, pesanti sanzioni per chi non rispetta gli orari di chiusura. Inoltre equipara i centri massaggi orientali ai centri estetici, in modo da estendere gli stessi standard di qualità.

“La nostra colpa (se così si può definire) è stata, ancora una volta, quella di aver anticipato i tempi – rileva Bernardini -. Quando lanciammo l’allarme, la sinistra voltò le spalle all’emergenza, che stava esplodendo. Oggi, dopo due anni, la frittata è fatta. E il Comune rincorre. Intanto a Bologna sulle ceneri dei nostri storici negozi ora campeggiano le insegne di kebab, call center, macellerie islamiche e centri massaggi”.