Una pazza idea, accogliere in famiglia una persona che soffre di disturbo psichico, potendo contare sul supporto di un’equipe operativa e su un contributo economico adeguato per migliorare le sue condizioni ma anche quelle della famiglia ospitante e dell’intera comunità.

E’ questo, in sintesi, il progetto Iesa (Inserimento eterofamiliare supportato di adulti), sviluppato dall’assessorato alle Politiche sociali, sanitarie e abitative del Comune di Modena, dal dipartimento di Salute mentale dell’Azienda Usl e dall’associazione Rosa Bianca attraverso una convenzione recentemente rinnovata per il biennio 2013-2014. Il progetto, che ha anche l’obiettivo di contrastare i pregiudizi e i falsi miti sulla malattia mentale, nel 2011 ha visto la realizzazione dei primi inserimenti di pazienti in famiglia e oggi conta 10 affidi formalizzati, mentre alcuni candidati, sia utenti che famiglie, sono attualmente in attesa dell’abbinamento adeguato.

“Una società moderna deve saper includere e sostenere le persone che hanno fragilità e patologie in ambito comportamentale, psicologico o psichiatrico”, afferma Francesca Maletti, assessore alle Politiche sociali, sanitarie e abitative. “Il Comune è impegnato insieme al Centro per la salute mentale in centinaia di progetti rivolti ad adulti con disagio psichico che, oltre al sostegno assistenziale, prevedono inserimenti lavorativi e soluzioni abitative come posti in residenze, alloggi, sostegni economici all’affitto e, appunto, inserimenti in famiglia. Per la persona ospitata – continua l’assessore – l’offerta di un ambiente familiare può avere un significato terapeutico e riabilitativo e per la famiglia ospitante rappresenta un valore aggiunto. Un esempio di serena convivenza con persone affette da disturbi psichici – aggiunge – è stato anche l’incontro che l’associazione Rosa Bianca ha organizzato lo scorso 10 luglio al Giardino Ducale, dove i soggetti promotori, gli ospiti, i nuclei ospitanti e diverse famiglie interessate al progetto hanno trascorso un piacevole pomeriggio in compagnia”.

Il progetto Iesa è aperto alle famiglie, anche monofamiliari, che hanno una stanza a disposizione, un po’ di tempo libero, disponibilità a collaborare con gli operatori, un po’ di pazienza e buona volontà. Il nucleo compie un percorso di conoscenza e formazione con gli operatori, che individuano le caratteristiche idonee agli abbinamenti. La persona ospitata, seguita dal Servizio di Salute mentale, partecipa alla vita della famiglia e contribuisce al bilancio familiare. L’equipe operativa Iesa, composta da operatori del Dipartimento di Salute mentale, del Servizio sociale e dell’associazione Rosa Bianca, lavora in stretta collaborazione con il nucleo familiare e garantisce la continuità assistenziale, il contributo economico e il supporto e sostegno a entrambi i soggetti per tutta la durata del programma.

L’inserimento può avvenire a tempo pieno, 24 ore al giorno, o a tempo parziale (per qualche ora al giorno o per il fine settimana). Quest’ultimo può essere propedeutico all’inserimento familiare a tempo pieno, di sostegno a situazioni abitative autonome o in supporto a transitorie difficoltà abitative o familiari. La durata più variare dal breve termine, volto a decontestualizzare l’individuo dal suo ambiente di vita in momenti di disagio, al medio termine, quando è possibile progettare un percorso verso l’autonomia della persona, o al lungo termine, in caso di persone anziane o con disabilità e bisogni che non rendono possibile progettare percorsi riabilitativi verso situazioni meno protette.

Per informazioni è possibile contattare il Centro di salute mentale (via Paul Harris 175, tel. 059 2134050 – 2134056, lunedì e mercoledì dalle 14 alle 20, sabato dalle 8 alle 14, email iesa@ausl.mo.it).

 

UNA STORIA MODENESE DI INCLUSIONE

Valentina ha aperto le porte di casa sua a Sofia aderendo al Progetto Iesa

“Ho incontrato Sofia per la prima volta molti mesi fa. Ancora non ci conoscevamo, ma ricordo che avevo notato quella ragazza magra e pallida con i capelli lisci, sottili e lo sguardo svuotato che usciva dal reparto di psichiatria del Policlinico. Aveva tentato il suicidio, in preda alla disperazione, per il naufragare del suo matrimonio, da cui erano nate due bambine affidate al padre”.

Valentina è un’assistente familiare di origine albanese che offre servizio a persone non autosufficienti. Ha accolto nella sua vita Sofia, una giovane donna con evidente fragilità psicologica, anch’essa albanese. Le ha aperto le porte di casa sua dopo che tra le due è nata una sincera amicizia, aderendo al Progetto di inserimento etero-familiare supportato di adulti con disturbi psichici (Iesa) sviluppato dall’assessorato alle Politiche sociali, sanitarie e abitative del Comune di Modena, dall’Ausl e dall’associazione volontari Rosa Bianca. Durante i ripetuti ricoveri in ospedale di Sofia, Valentina è andata spesso a trovarla e la loro amicizia è cresciuta al punto che ha chiesto di tenerla con sé. Giorno dopo giorno le condizioni di salute di Sofia sono notevolmente migliorate e oggi è di nuovo inserita nella società: autosufficiente per la maggior parte delle cose, svolge un lavoro semplice, vede le sue figlie ogni 15 giorni e con Valentina a volte va a cena fuori, a ballare o in vacanza.

“Da questa esperienza ho capito che le persone con disturbi mentali hanno bisogno di molto amore, comprensione e, soprattutto, di tanto rispetto”, aggiunge Valentina. “Non posso nascondere il mio orgoglio per essere riuscita a dare il mio contributo a una persona in difficoltà, ma per me la ricompensa più grande è la sua speranza di un futuro più felice e sereno”.