Sono due le ipotesi “propedeutiche” al prossimo piano industriale proposte da Cup 2000 ai soci: la prima consiste nel rimanere una società in house della Regione, ma con “precise e convinte” strategie per interpretare un “ruolo centrale vero” nella costruzione della sanità elettronica a sostegno del servizio sanitario nazionale, con un aumento di committenza da parte di tutte le aziende sanitarie e ospedaliere dell’Emilia-Romagna. Nel secondo caso, la possibilità è quella di liberare la società dai vincoli che impongono di prestare servizi solo ai soci pubblici e quindi consentire un’entrata dei privati (“che non vuol dire uscire dal controllo pubblico”) e una quotazione in borsa. Soluzione, quest’ultima, che ha ricevuto il preventivo parere di fattibilità (già trasmesso ai soci) da parte di una merchant bank.

E’ quanto ha riferito il presidente di Cup 2000, Fosco Foglietta, nel corso dell’audizione convocata dalla commissione Bilancio affari generali e istituzionali, presieduta da Marco Lombardi, per un aggiornamento sugli aspetti finanziari e sulle prospettive di sviluppo della società partecipata dalla Regione Emilia-Romagna che con il 28,84% delle quote è anche il socio di maggioranza relativa in una compagine societaria di cui fanno parte anche il Comune e la Provincia di Bologna e, dal 2013, il Comune di Ferrara e 17 Aziende sanitarie.

In un contesto di tagli della spesa pubblica che vede in primo piano nella contrazione dei costi proprio il settore sanitario, anche Cup 2000 ne ha risentito, con un conseguente calo del fatturato di circa 2 milioni di euro negli ultimi due anni. Le proposte avanzate sul piano industriale – ha precisato Foglietta – vanno nella direzioni di individuare prospettive che garantiscano tranquillità alla società e alle persone che vi lavorano (circa 600 dipendenti) ma soprattutto ai soci, che dovrebbero rispondere di eventuali disavanzi, visto che la patrimonializzazione dell’azienda è sana, ma di importo ridotto. Per quest’anno , ha assicura il presidente, tuttavia il bilancio si dovrebbe chiudere ancora una volta in pareggio.

E a chi ha chiesto di altre ipotesi sul piano industriale di Cup 2000, il presidente ha detto di essere in attesa di conoscerle. Ma qualunque proposta venga avanzata, tiene a precisare che questa dovrà a suo avviso “imprescindibilmente” tenere conto delle caratteristiche peculiari di questa società e del suo sistema di produzione e dall’altra essere appetibile e dimostrare che comporta un oggettivo miglioramento del sistema per non far scontare ai soci ulteriori costi.

Il direttore di Cup 2000, Mauro Moruzzi, ha evidenziato i riconoscimenti internazionali ottenuti dalla società e l’interesse dimostrato da altri Paesi per servizi e prodotti. Uno dei fiori all’occhiello di Cup 2000 – ha ricordato – è la messa a punto del fascicolo sanitario elettronico, il cui utilizzo è stato introdotto a livello nazionale grazie ad un recente provvedimento del Governo Letta. Molti quindi i possibili sviluppi delle attività di Cup 2000. Ad esempio quello legato alla dematerializzione dei documenti sanitari. Solo nel 2012 in Emilia-Romagna – ha sottolineato – sono stati prodotti 70 milioni di documenti sanitari, il Cup 2000 in un anno ne ha digitalizzato 65 milioni. Si stima –ha detto – che per ogni documento che viene prodotto in formato digitale e non più su supporto cartaceo ci sia un risparmio di 50 centesimi di euro. Tradotto in cifre significa un risparmio di circa 300/400 milioni all’anno.

Numerose le richieste di chiarimento da parte dei consiglieri: sono intervenuti Alberto Vecchi, Galeazzo Bignami, Andrea Pollastri (Pdl); Silvia Noè (Udc); Giovanni Favia (Misto); Marco Monari, Giuseppe Paruolo, Anna Pariani, Roberto Montanari (Pd).

Le domande si sono focalizzate principalmente su chiarimenti in merito al piano industriale, sulle indiscrezioni di un’ipotesi di “spacchettamento della società”, sul ruolo di Cup 2000 rispetto al complessivo panorama della sanità telematica regionale e sul “bipolarismo” riscontrabile tra i sostenitori di quella che viene definita un’eccellenza e, di contro, lo scarso utilizzo da parte delle aziende regionali (Bologna e Ferrara escluse) dei servizi forniti da Cup 2000, percepiti come “troppo onerosi”. Preoccupazioni, nell’ipotesi “spacchettamento”, sono state poi espresse con riguardo al personale addetto agli sportelli (circa 300 persone) di cui il direttore Moruzzi ha sottolineato la professionalità e l’importante ruolo di front office.

In conclusione, accogliendo la sollecitazione avanzata da Marco Monari -che a seguito dell’incontro odierno, definito”inusuale dal punto di vista metodologico”, sollecitava un ulteriore incontro con i soci di Cup 2000, e in particolare alla presenza degli assessori alla Sanità della Regione e del Comune e della Provincia di Bologna assieme agli amministratori delle aziende sanitarie regionali-, il presidente Marco Lombardi ha annunciato che chiederà un incontro per continuare l’approfondimento in commissione, possibilmente prima dell’1 ottobre, data per la quale è stata fissata l’assemblea dei soci di Cup 2000 per discutere del piano industriale.