export_salita“L’export si conferma l’ancora di salvezza per le imprese italiane”, così Marco Granelli, Presidente di Confartigianato Emilia Romagna, commenta quanto emerso da una analisi effettuata dal Centro Studi di Confartigianato su dati Istat, in merito all’andamento economico nel primo semestre 2013: il Pil è calato dello 0,3%, con la domanda nazionale che ha tolto 0,3 punti percentuali alla crescita mentre l’apporto della domanda estera netta (esportazioni meno importazioni) è stato positivo a +0,4%. Su base regionale il maggiore dinamismo dell’export è quello delle Marche che segna nel primo semestre 2013 una crescita del 12,7% rispetto al primo semestre dell’anno precedente. Seguono il Lazio con una crescita del 7,9%, il Piemonte con il 2,1%, l’Emilia-Romagna con l’1,4%, il Veneto con l’1,1% e la Campania con lo 0,2%. Stabile la Lombardia (- 0,1%) – che è la maggiore regione esportatrice con poco meno di un terzo (29,4%) dell’export totale – mentre segnano una flessione la Toscana (con un -1,9%), il Friuli-Venezia Giulia (-3,3%) e la Sicilia (-17,9%).

Focalizzando l’attenzione sulle esportazioni del settore manifatturiero non energetico, al netto del Coke e prodotti petroliferi raffinati, rispetto alla top ten calcolata per l’export totale entra l’Abruzzo ed esce la Sicilia a causa della sua alta quota di export energetico – si conferma la migliore performance nelle Marche (13,6%), seguita dal Lazio (11,0%); in salita anche l’export di Piemonte (2,1%), Emilia Romagna (1,7%) e Veneto (1,1%). In territorio negativo la Lombardia (-0,3%) e la Campania (-0,4%). Flessione più accentuate delle vendite manifatturiere non energetiche in Abruzzo (-1,0%), Toscana (-1,9%) e Friuli Venezia Giulia (-3,2%). La classifica generale per la quota di export manifatturiero non energetico vede sul podio la Lombardia, seguita da Veneto ed Emilia Romagna.

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Il Presidente Granelli osserva che se prendiamo a riferimento le prime venti province per esportazioni manifatturiere non energetiche osserviamo che il territorio con la migliore performance è Firenze con il 2,7% dell’export, al 10° posto nel ranking nazionale e che vede crescere l’export del 14,3%3. Le altre province con incremento delle vendite del made in Italy non energetico sono Roma – con una quota del 2,0% al 15° posto – con un aumento del 10,1%, Torino – con quota del 5,4% al 2° posto – con aumento del 4,4%, Modena – con una quota del 3,0%, al 7° posto – con un aumento del 4,3%, Padova – con una quota del 2,4% all’11° posto – con un aumento del 3,4%, Parma – con una quota dell’1,6%, al 19° posto – con un aumento del 3,1%, Mantova – con una quota dell’1,6% al 18° posto – con un aumento del 3,0%, Monza e della Brianza – con una quota del 2,4% al 13° posto – con un aumento del 2,8%, Treviso – con una quota del 2,9% all’8° posto – con un aumento del 2,7%, Vicenza – con una quota del 4,3%, al 3° posto – con un aumento dell’1,6% e infine Alessandria – con una quota dell’1,5%, al 20° posto – con un aumento dell’1,0%; Bologna è al sesto posto con una quota del 3,1%.

 

Focalizzando poi l’attenzione sull’export di macchinari emerge che nelle prime sette regioni italiane si concentrano i nove decimi (91,6%) dell’export di macchinari. Tra questi territori quello con la maggiore performance è la Toscana – con una quota del 6,5% al 5° posto – che segna una crescita dell’export di macchine del 16,2%. Seguono le Marche con una quota del 2,3% al 7° posto e una crescita del 5,6%, il Veneto con una quota del 14,4% al 3° posto e una crescita del 2,2%, l’Emilia-Romagna con una quota del 21,4% al 2° posto e una crescita del 1,1%. Si registra una tenuta dell’export in Lombardia che, con una quota del 31,2% al 1° posto, segna una variazione 0,2%; in calo invece Piemonte con una quota dell’11,6% al 4° posto e una variazione del -4,6% e il Friuli-Venezia Giulia con una quota del 4,3% al 6° posto e una variazione del -5,1%.

Per quanto riguarda le province la perfomance è quella di Firenze che, con il 3,4% dell’export settoriale, al 10° posto nel ranking, nel primo semestre del 2013 registra una crescita delle vendite all’estero di macchinari e apparecchiature del 39,4% rispetto al primo semestre dello scorso anno. Seguono Treviso con una quota del 2,7% al 12° posto e una crescita del 8,5%, Verona con una quota del 2,6% al 13° posto e una crescita del 7,1%, Cuneo con una quota del 1,4% al 20° posto e una crescita del 6,6%, Bergamo con una quota del 4,8% al 5° posto e una crescita del 4,5%, Parma con una quota del 2,5% al 14° posto e una crescita del 4,2%, Modena con una quota del 3,6%, all’8° posto e una crescita del 3,5%, Monza e della Brianza con una quota del 2,3% al 15° posto e una crescita del 2,4%, Bologna con una quota del 6,5% al 2° posto e una crescita del 0,8%, Brescia con una quota del 4,8% al 4° posto e una crescita del 0,7%, Reggio nell’Emilia con una quota del 4,7% al 6° posto e una crescita del 0,7%; Bologna è seconda con una quota del 6.5%.

 

“Pur continuando a confidare sulla ripresa del mercato interno ma con la consapevolezza che dovremo affidarci all’export nel medio periodo – Marco Granelli, Presidente di Confartigianato Emilia Romagna – riteniamo indispensabile uno sforzo maggiore da parte delle Istituzioni per aiutare le imprese ad essere presenti sui mercati internazionali. Questi dati confermano i nostri imprenditori sono in grado di competere sui mercati esteri nonostante siano gravate da fattori che ne limitano fortemente la competitività, penso al costo del lavoro, a quello dell’energia e alle lentezze di un sistema burocratico tentacolare. Noi stiamo facendo la nostra parte, le Istituzioni facciano la loro”.