les-bon-lungoI LES BON, tributo ai Duran Duran, farà il suo esordio sabato 21 dicembre al Poldo di Soliera (Via 1 Maggio 154  Soliera, tel 059/858144). Si tratta di un’anteprima che precede l’esordio vero e proprio del  gruppo, il concerto sarà un modo per testare il riscontro del pubblico sullo spettacolo in vista del prossimo tour.

Riccardo Manfredi, saxofonista con un passato da professionista, dopo 18 anni di assenza dai palcoscenici spiega che il gruppo si è formato  per sfidare i luoghi comuni che vedevano negli anni 80 la band inglese  come un fenomeno prettamente legato al look e con poca sostanza musicale. In realtà, il complesso dei Duran Duran è passato attraverso diversi cambiamenti, sciogliendosi e poi ricomponendosi, ora che l’aspetto del look è passato in secondo piano, i Duran Duran possono affermarsi come gruppo che ha segnato la storia dagli anni 80 ad oggi.

“I Les Bon propongono i brani dei Duran di tutte le epoche, curando la  parte musicale come nei live della band di Birmingham, a volte l’uso dei sintetizzatori lascia spazio a diversi arrangiamenti, in  particolare i Les Bon si avvalgono del sax, che non faceva parte dei compenenti dei Duran ma presente sempre nei live.

Io ho suonato jazz con musicisti come Paolo Fresu, Furio Di Castri, Ettore Fioravanti, Achille Succi per fare alcuni nomi e soprattutto grazie all’esperienza con Micheal Allen, tastierista e arrangiatore  della Stax (la casa discografica del soul di Memphis), ho avuto modo  di suonare soul e R&B con vari cantanti soul, tra cui Eddie Floyd (che  cantava la celebre Knock on Wood), ma quando mi hanno proposto di fare parte di questo progetto ho subito accettato con piacere. La voglia di  suonare il sax è nata proprio negli anni 80 quando furoreggiavano i Duran, gli Wham, gli Spandau e si faceva largo uso di questo strumento, nei Duran spiccavano i soli di sax di Rio e Union of the Snake del bravo Andy Hamilton, noi però abbiamo aggiunto il sax anche  in tutti gli altri brani.

I Duran Duran furono tra i primi artisti pop a lavorare autonomamente sui propri brani con arrangiamenti complessi e multistrato prima della diffusione dei sintetizzatori digitali e del campionamento musicale,  questo elemento ha però fatto storcere il naso ai puristi, noi in  alcuni casi abbiamo tolto alcuni loop che componevano il tappeto sonoro di brani come ad esempio Rio, esaltando in questo modo altre componenti, come ad esempio le linee funky del basso.

Ma la differenza maggiore è la voce del gruppo. Abbiamo fatto tanti provini ma non siamo stati soddisfatti dei cantanti maschi che si sono presentati, cantare sui registri di Simon Le Bon non è facile per gli uomini e lo dimostra lo stesso Le Bon con alcune performances non positive (come quella al Pavarotti & friends di Modena). Per cui la  nostra scelta è caduta su una voce femminile, d’altronde il nostro  intento non era quello di replicare gli originali in tutto e per  tutto, come molti tributi fanno, come dicevo, lasciamo da parte  l’aspetto del contorno che tanto ha contribuito al successo del  gruppo, ma anche allo stesso tempo al connubio belli ma non bravi su  cui la critica e la parte maschile ha spesso giocato. Prendiamo solo  la parte musicale dei Duran in trent’anni di carriera, durante la  quale, hanno venduto oltre cento milioni di dischi e riempito gli  stadi di tutto il mondo. Non solo Wild Boys o Save a prayer, nel  prendere parte a questo gruppo ho scoperto brani come Ordinary World o  Come Undone e tanti altri che sono molto validi”.