total-bluff“Total Bluff”, così è stata denominata l’attività investigativa condotta dai Carabinieri della Stazione di Reggio Emilia santa Croce che, coordinati dalla D.ssa Valentina Salvi sostituto presso la Procura reggiana, hanno individuato e disarticolato un’associazione a delinquere tra diversi soggetti (in prevalenza d’origine calabrese) che, clonando ditte realmente esistenti sul territorio nazionale, effettuavano acquisti di ingenti partite di merci di varia natura addebitando i costi alle ditte clonate. Merci che poi rivendevano sotto costo a terze ditte compiacenti che a loro volta reimpiegavano le merci nelle loro attività imprenditoriali lecite. Un business del malaffare che le indagini dei Carabinieri di Via Adua hanno stimato in oltre 1.000.000 di euro.

Con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’uso di atto falso, sostituzione di persona giuridica, truffa aggravata e continuata i Carabinieri della Stazione di Reggio Emilia Santa Croce hanno denunciato 12 persone, di cui due residenti nel milanese, 6 nel reggiano e 4 tra Modena e Parma, in prevalenza calabresi (tra cui un parente diretto di N.G.A. capo indiscusso dell’omonima consorteria ‘ndranghetista operante a Cutro e con propaggini nel reggiano). Nei guai anche 8 imprenditori, di cui un reggiano e 7 calabresi ritenuti responsabili del reato di reimpiego di denaro o beni di provenienza illecita in attività lecite.

Le indagini dei Carabinieri, avviate nel novembre del 2011 hanno rivelato che gli indagati si associavano tra loro al fine di commettere una pluralità indeterminata di truffe. In particolare i membri dell’associazione ognuno con distinti ruoli esecutivi, tramite l’utilizzo di una struttura logistica ed organizzativa, appositamente costituita a Reggio Emilia, provvedevano a “clonare” i dati reali di aziende operanti in vari settori del mercato e, simulandone l’identità anche attraverso l’esibizione di false visure camerali e documentazioni contabili, contattavano altre ignare aziende acquistando da quest’ultime materiale di ogni tipologia, anche di ingente valore, addebitando il costo dell’operazione alle reali società di cui avevano clonato l’identità. Il tutto con la finalità sia di reinvestire il provento delle truffe nel miglioramento e nell’ampliamento dell’associazione criminale sia al fine di rivendere quanto così illecitamente acquisito a compiacenti soggetti terzi rispetto all’associazione, i quali a loro volta in qualità di operatori di mercato, reimpiegavano nelle proprie attività imprenditoriali il provento criminoso acquistato a prezzi di gran lunga inferiore a quelli del mercato ufficiale.

Le risultanze investigative dei Carabinieri di Via Adua concordate dalla Procura reggiana nella persona della D.ssa Valentina Salvi, sostituto titolare dell’inchiesta, hanno portato all’emissione delle ordinanze di custodia cautelare che sono state eseguite dai Carabinieri di Reggio Emilia Santa Croce che hanno arrestato i 3 promotori dell’associazione sottoponendo al’obbligo di dimora un quarto. Sono stati arrestati E.G. 52enne residente a Gioia Tauro (RC), A.R. 40enne residente a Reggio Emilia, P.B. 53enne residente a Parma tutti in regime di arresti domiciliari (quest’ultimo arrestato nell’ottobre del 2013). C.M. 45enne residente a Nova Milanese è stato invece sottoposto all’obbligo di dimora.

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Nel corso delle indagini i Carabinieri hanno sequestrato il capannone adibito a struttura logistica ed organizzativa dell’associazione a delinquere sgominata unitamente a svariate documentazione contabile pertinente tutte le aziende clonate, riuscendo così a mappare la destinazione finale dei beni proventi delle truffe così combinate nonché a risalire ai compiacenti imprenditori che reimpiegavano tali beni (materiali edili, materie prime metalliche, gasolio. Alimentari, per un business del malaffare, stimato appunto in oltre 1.000.000 di euro.