Chiede l’intervento dell’Assemblea regionale dell’Emilia Romagna, del Parlamento italiano e di quello europeo per combattere il fenomeno delle cooperative spurie l’ordine del giorno approvato all’unanimità nei giorni scorsi dal Consiglio provinciale di Modena.

Nel documento, sottoscritto dai gruppi consiliari di Pd, Pdl, Lega nord, Udc, Idv e Ncd, e presentato da Fausto Cigni (Pd), si ricorda che in provincia di Modena sono iscritte all’albo delle imprese oltre 1.400 aziende cooperative che operano in più di cento settori diversi per un totale che supera i 34 mila lavoratori. I due terzi di queste realtà, che non aderiscono a nessuna delle tre grandi centrali cooperative, sono quelle di più recente costituzione e che operano nei settori maggiormente al rischio di subappalto e di contratti di lavoro irregolare come autotrasporto, logistica e facchinaggio, costruzioni, lavorazione delle carni. «Sono queste le coop spurie – ha osservato Cigni – che operano con un danno enorme per i lavoratori, il fisco e il sistema previdenziale». Con l’ordine del giorno il Consiglio provinciale chiede dunque di rivedere la classificazione delle attività che danno diritto all’agevolazione contributiva; di prevedere maggiori sanzioni, fino alla sospensione delle attività lavorative, per contrastare la somministrazione irregolare di manodopera; di contrastare il continuo cambiamento di nome delle cooperative; di coinvolgere le associazioni datoriali per la corretta applicazione del principio di responsabilità sociale.

Aprendo il dibattito Bruno Rinaldi (Ncd) ha affermato che «occorre trovare il modo di disincentivare questi fenomeni di moderno sfruttamento, legati sicuramente a infiltrazioni della criminalità organizzata».

«Il fenomeno delle cooperative spurie, che esiste ovunque, è però particolarmente diffuso in Emilia Romagna – ha osservato Dante Mazzi (Pdl) – sia per la ricchezza della nostra economia, che la rende un territorio appetibile, sia per la diffusione di attività che si prestano, come macellazione, trasporto e facchinaggio. Occorre che questo tema, che riguarda concorrenza sleale, sfruttamento delle persone, addirittura schiavitù, venga disciplinato da Parlamento e Regione anche su sollecitazione di organizzazioni sindacali e di categoria».