“In merito alle azioni che si intende portare avanti per promuovere una revisione di AIPO, si fa presente che il Presidente Errani, ha richiesto ai presidenti delle Regioni Piemonte, Lombardia e Veneto di affrontare collegialmente il tema dell’assetto dell’Agenzia, in termini di ruoli e competenze, per rinnovare e rendere più efficaci gli strumenti per la gestione del rischio da alluvione e della sicurezza territoriale”.

E’ questa la conclusione della risposta che l’Assessore regionale Paola Gazzolo ha fornito rispondendo all’interrogazione del Consigliere Andrea Leoni presentata sugli interventi di monitoraggio e controllo predisposti sia nei giorni antecedenti sia in concomitanza con la rottura dell’argine del fiume Secchia, in località San Matteo di Modena, già costata per il ripristino 4,7 milioni di euro.

“Dopo i fatti del 19 gennaio scorso è un primo segnale per una revisione di funzioni e competenze dell’Agenzia che si occupa del bacino del fiume Po. Dalla risposta all’interrogazione emerge che a segnalare l’inizio del cedimento dell’argine è stato un tecnico comunale e che i tecnici Aipo, in servizio perché attivati dalla piena, sono arrivati sul posto e hanno attivato la fase di emergenza quando ormai l’argine era compromesso. E al di là degli importanti aspetti contingenti legati alla fase di emergenza affiora la non efficacia dell’azione di Aipo sul fronte del monitoraggio preventivo delle criticità e, più in generale, della prevenzione del rischio. Dopo avere ascoltato nell’audizione in Regione il direttore di AIPO ammettere che, per la scarsità di risorse, da anni non è possibile effettuare la pulizia degli alvei e non è possibile garantire l’adeguata manutenzione degli argini, la risposta della Regione rafforza la mia posizione: l’aver delegato ad un unico organismo, che opera in maniera autonoma unidirezionale e pressoché esclusiva, anche in rapporto con gli enti locali, il monitoraggio, la manutenzione e quindi la prevenzione del rischio, ha portato a conseguenze alle quali è necessario porre rimedio. Ora serve è un percorso istituzionale rapido che porti a soluzioni concrete. Bisogna valorizzare il ruolo degli enti locali e di chi, come residente nelle aree degli argini e delle golene, o come organismo volontario di protezione civile, da sempre conosce il territorio rappresentando una sentinella insostituibile per cogliere per tempo le criticità, alzando così la possibilità di evitare il disastro. Sul fronte economico poi devono essere saldati al più presto i danni al 100% per famiglie e imprese e sia per la zona dell’alluvione che per quella del terremoto è necessario prevedere una fiscalità di vantaggio, per non chiamarla ‘no tax area’, di lungo periodo per poter dare respiro alle imprese sul versante contributivo e fiscale”.