asiaOKKKOggi la globalizzazione dei mercati sta spostando il proprio focus nei Paesi del Sud Est asiatico appartenenti all’Asean, lasciando sempre più ai margini i Paesi del Vecchio continente. In questo contesto sono sempre più numerose le aziende che cercano sbocchi commerciali, ma anche produttivi in Asia. Testa di ponte fra le Pmi italiane e il sud est asiatico, è  Adasiaconsulting Co. Ltd.
Luca Dolcemascolo, insieme al fratello Andrea, ne sono i fondatori.
Luca, quando nasce la vostra società e perché?
L’ Ad Asia Consulting Co., Ltd ( nata nel 2013) e’ frutto di un processo di ampliamento aziendale dell’ Ad Asia Manufacturers (Thailand) Co.,Ltd  e Ad Asia Group Limited di Hong Kong nate rispettivamente nel 2000 e nel 2004. Nasce dall’ esigenza di specializzazione del settore Costruzioni (nostro core business) quindi Project Planning e Project Development nonche’ di Construction Management.
Qual è la vostra mission?
Obiettivo: essere l’azienda di consulenza di riferimento per il settore delle costruzioni in Asia. Missione: Ad Asia Consulting si impegna per offrire i servizi di consulenza della migliore qualità per il settore delle costruzioni in Asia. Evitiamo analisi non imparziali, allo stesso tempo fornendo soluzioni esperte per massimizzare le vendite e i ritorni sull’investimento dei nostri clienti.
Valori chiave: Impegno costante verso una conoscenza ed esperienza profonde nel settore delle costruzioni. Onestà e integrità nelle pratiche di gestione. Determinazione a imparare, sviluppare e innovare. Impegno a costruire e mantenere una massiccia presenza nel settore: una solida reputazione è davvero la prova del nostro successo.
Servizi erogati?
Costruzioni; architettura, ingegneria civile, ingegneria; elettromeccanica; ritrutturazione d’ interni; oppurtunita’ di business; compravendite immobiliari, investimenti immobiliari, delocalizzazione aziende, soluzioni legali e fiscali finalizzate al business, analisi di mercato, piani marketing, business plan.
Vi occupate solo di aziende o anche di persone fisiche? In che modo?
Entrambi. Forniamo consulenze a tutti coloro che abbiamo intenzione di trasferirsi, anche pensionati, consigliandoli sulle operazioni da fare ed i passi da seguire, seguendoli nella scelta della zona da scegliere per il loro trasferimento li accompagnamo a vedere gli immobili in detta zona se intenionati ad acquistarne uno.
Perché oggi le aziende vogliono aprire presidi in Thailandia?
I motivi principali sono: Qualita’ e costo della vita; Economia in costante crescita, Bassa Tassazione, possibilita’ industriali di operare in Free Zone o Boi (esenzione tasse ed Iva), Costo industriale 1/5 di quello Italiano, Turismo elevato, paese tropicale, mare stupendo e caldo tutto l’ anno, Immobiliare redditizio, burocrazia semplice, sistema bancario con pochissime limitazioni funzionale e veloce.  

A quali comparti industriali consigliereste di trasferirsi in Thailandia? E sotto che forma?
Sostanzialmente tutti i comparti industriali troverebbero terreno fertile a delocalizzare in Thailandia. Ovvio che va valutata la strategia ed il mercato di riferimento dei singoli, ma la Thailandia avendo le agevolazioni precedentemente citate ed essendo geograficamente ben posizionata, risulta un Hub strategico per tutta l’Asia Pacific.
E a chi, non imprenditore, ma professionista o pensionato intendesse trasferirsi, cosa consigliereste?
Un professionista consiglierei di mettersi in proprio oppure, con competenze specifiche richieste dal mercato thailandese, cercare lavoro. Il pensionato troverebbe in Thailandia la situazione ideale in quando e’ un paese che offre molta tranquillita’, servizi, costo della vita basso e qualita’ della vita alta, paese sicuro e non violento. Acquistare una residenza e farsi trasferire la pensione in Thailandia vivendo tra palme, spiaggia, mare e buon cibo in un contesto tropicale e sorridente.
Quali le professioni più ricercate?
Decisamene quelle legate ai settori in forte crescita come progettazione, project e construction management, turismo, food & beverage, management in diversi settori ma la lingua e’ fondamentale, l’inglese ben parlato e scritto e’ un punto di partenza fondamentale.
Stipendi e salari thailandesi, che tipo di vita consentono a un italiano che intendesse trasferirsi?
Gli stipendi Thaiandesi partono da un minimo di 9,000 Baht ( 250 Euro per la manodopera’ a basso costo ) fino a 200,000 Baht ( 5,000 Euro ) o piu’ per manager o ruoli direzionali chiave, pertanto conformemente alle competenze specifiche del singolo, si potrebbe ottenere un ottimo stipendio che consentirebbe un livello medio alto della qualita’ della vita.
Venendo agli investimenti immobiliari, il mercato thai offre ancora opportunità?
Molte! Dalle costanti analisi di mercato che facciamo la rivalutazione immobiliare e’ in media del 7% annua, per i terreni il 10%. Gli immobili rendono altresi’ dal 7% al 10 % l’ anno per affittiricevuti.
Noi di Ad Asia stiamo peraltro uscendo con prodotti di investimenti immobiliari dal reddito garantito, chiamato Investment Club.
Quali le principali differenze fra il vivere in Thailandia e in Italia?
Come precedentemente spiegato in una precedente intervista, posso dire che qui si e’ liberi mentre in Italia non piu’. Qui si produce, in Italia no. Si parla poco e si fanno piu’ fatti. Qui le tasse sono basse e ci sono i servizi privatizzati che funzionano, in Italia le tasse sono alte ed i servizi non ci sono  pur essendo pubblici e quindi gia’ pagati. E’ caldo tutto l’ anno e per chi piace il caldo, si puo’ andare in posti ultra tropicali con il minimo della spesa.
Qui mancano alcuni valori che per noi sono invece la base dell’educazione, basta pero’ circondarsi di persone che certi valori li condivide per non sentirti isolato In Thailandia c’e’ un’ampia scelta di tutto e si puo’ mangiare con 1 Euro come con 1,000 Euro, in Italia meno di certi standard non si puo’ piu’. Il carburante costa la meta’, le assicurazioni Kasko ¼ delle RCA Italiane, il bollo auto idem, non c’e’ tassa sulla proprieta’, la burocrazia e’ semplice. Diciamo che oggi come oggi il 90% di cose in Thailandia e’ positivo e solo il 10% non lo è… In Italia il 10% positivo ed il 90% no. Il contro e’ la fase iniziale del trasferimento, l’ ambientarsi in contesto diverso da quello italiano, una cultura diversa dalla nostra che ha il suo fascino ma che per alcuni richiede un po di tempo per metabolizzarla. Qualche difficolta’ in piu’ la potrebbe avere chi non conosce l’ Asia e che decide di venire a lavorare. Per pensionati ritengo non ci siano problemi di sorta.
Quali consigli darebbe a un italiano che intendesse trasferirsi in Thailandia?
Consiglierei di valutare le proprie competenze in primis, poi di appoggiarsi a qualcuno che e’ qui da anni e che possa dare consigli al fine di evitare errori che facciamo tutti quando pensiamo di fare tutto da soli. Di ascoltare le esperienze di chi ha gia’ passato il periodo di rodaggio. Alle aziende o imprenditori, o comunque chi volesse investire anche privatamente consiglierei di contattarci».

(Info: www.adasiaconsulting.com)

di Alessandro Bettelli
Nella foto: lo staff di Ad Asia Consulting, al centro, vestiti di nero i fratelli Luca e Andrea)