“Abbiamo ancora difficoltà nell’individuare il “valore della natura”. La natura è infatti la fonte di molta parte di ciò che definiamo “valore” al giorno d’oggi, eppure solitamente aggira i mercati, sfugge alla fissazione di un prezzo e si ribella alla valutazione. Proprio questa mancanza di valutazione si sta rivelando una causa del degrado degli ecosistemi e della perdita di biodiversità ai quali assistiamo”. Sono parole pronunciate da uno scienziato in presentazione di uno studio globale teso a documentare chiaramente come il capitale naturale costituisce la base delle nostre economie.

Sulla stessa lunghezza d’onda si colloca un progetto che ha come finalità l’attribuzione di valori di mercato ai terreni in relazione al paesaggio agrario.  E’ questo l’obiettivo del progetto promosso da Cia e Accademia nazionale di Agricoltura che porterà alla definizione di valori reali dei territori agricoli con criteri scientifici grazie al supporto delle qualificate competenze messe a disposizione dall’Accademia bolognese. Il progetto rientra nelle attività della Cia legate all’Expo e i risultati verranno presentati prima della conclusione della Esposizione universale.

Lo scopo dell’elaborato (che verrà presentato a settembre nei padiglioni di Expo a Milano) sarà quello di consolidare l’opinione che un bel paesaggio dà valore aggiunto ai prodotti, agli edifici e ai terreni produttivi. “D’altra parte – sottolineano Cia, Accademia nazionale e Promoverde – le nostre eccellenze collocate in una cornice produttiva accogliente contribuiscono a dare un ‘plus’ a referenze già consolidate tra i consumatori, ma anche a tutte le coltivazioni e le specialità alimentari del territorio regionale”.

Il supporto scientifico dello studio – l’Accademia Nazionale di Agricoltura – fu fondata a Bologna nel 1807, con il nome di Società Agraria del Dipartimento del Reno, per iniziativa dell’agronomo conte Filippo Re. Un reggiano quindi, autore di opere fondamentali sulle malattie delle piante, sulla natura e la concimazione dei terreni e sull’erba medica, e che diede vita agli “Annali dell’agricoltura del Regno d’Italia” (1809-1814), volti a valorizzare le conoscenze e le ricerche prodotte nelle diverse regioni dell’Italia centro-settentrionale.

Secondo Filippo Re, il vero agronomo era colui che sapeva unire senza pregiudizi la conoscenza degli autori antichi e moderni alla pratica diretta dell’agricoltura, una lezione sempre attuale.