convegno-minoriSono 3.372, su una popolazione di 712.298 minori residenti sul territorio regionale, i bambini e i ragazzi che nel 2014 si sono trovati, per condizioni diverse, a vivere al di fuori delle famiglie d’origine. Tra questi, 1.519 (l’82%), di cui 106 di origine straniera e non accompagnati,  sono stati accolti da famiglie che si sono rese disponibili ad accoglierli a tempo pieno  o  parziale. Altri 1.853, di cui 362 minori stranieri non accompagnati,  sono stati invece affidati a comunità.
Questi alcuni dei dati resi noti dall’Osservatorio regionale per l’infanzia e l’adolescenza nell’ambito del convegno “A braccia aperte”, che si è tenuto oggi in Regione. Tema, l’affidamento familiare. Promosso dall’assessorato al Welfare, il convegno si colloca tra le iniziative della campagna di comunicazione regionale, che porta lo stesso titolo, e richiama il gesto dell’abbraccio come scambio, umano ed empatico, di conforto reciproco. Così, infatti,  vuole essere l’affidamento familiare: un intervento temporaneo di aiuto e sostegno a un minore e alla sua famiglia.

Secondo gli ultimi dati – disponibili al 1° gennaio 2014 – il tasso d’affido registrato è di circa 2 bambini e ragazzi ogni 1.000 minori residenti. Quelli accolti a tempo pieno rappresentano una quota molto rilevante degli affidi in Emilia-Romagna: sono infatti 1.247. Di questi, il 71,7% sono in affido su decreto del Tribunale dei minorenni (giudiziale). Il 66,9% di loro rimane in affido più di due anni. Le province che accolgono il maggior numero di bambini sono Reggio Emilia (258), Modena (231) e Bologna (171). L’età dei ragazzi affidati a tempo pieno alle famiglie varia da zero (168) a 15 anni e più (377).

Nel sottolineare le aspettative riguardo la campagna “A braccia aperte” (“produrrà ottimi risultati”), la vicepresidente e assessore al Welfare Elisabetta Gualmini, nelle conclusioni del convegno, ha dichiarato: “In Emilia-Romagna abbiamo un numero di affidi familiari inferiore rispetto ad altre regioni, prevalgono gli affidi in comunità. Questo – ha proseguito – ci mette su un piano di diversità rispetto alla legge nazionale, che prevede invece di privilegiare l’affido in famiglia, possibilmente con minori, in secondo luogo a persone singole, e solo in terzo luogo alle strutture residenziali. La nostra proposta – ha aggiunto Gualmini – , sostenuta anche da molti parlamentari PD, è  di rivedere le norme regionali e di armonizzarle con quelle nazionali e di altre regioni, ovviamente dopo esserci confrontati con i soggetti interessati. In questo modo e anche tramite altre iniziative – ha concluso la vicepresidente – vogliamo dare la spinta all’affido familiare, senza continuare a promuoverlo solo a parole”.

Le stesse  preoccupazioni sono  emerse anche dall’intervento dell’amministratore unico dell’Asp Città di Bologna Gianluca Borghi: “Bologna, tra le città della regione, è quella con il più basso numero di affidi. Sappiamo, quindi, di dover fare molto”. Gli ha fatto eco il garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza Luigi Fadiga, “occorre incrementare l’affido familiare rispetto al collocamento in comunità”. Il garante ha ricordato anche la recentissima approvazione della legge 173, che tiene conto del legame familiare che si viene a creare tra minore e affidatari nel caso in cui il bambino venga eventualmente dichiarato adottabile.