Fabio-GaccioliVenerdì sera, 4 dicembre, va in scena al Teatro Bismantova uno spettacolo speciale, frutto di una collaborazione allargata in occasione della giornata internazionale per i diritti delle persone disabili. Alle ore 21 (ingresso 10 euro) verrà proposto lo spettacolo “L’ultimo nastro di Krapp”, su un testo di Samuel Beckett, interpretato da Fabio Gaccioli. Krapp, il protagonista dell’opera drammatica, utilizza come diario un vecchio registratore, in cui descrive le sue giornate, i pensieri e i desideri. Il capolavoro beckettinao vedrà Fabio Gaccioli, del Collettivo Ansasà, porterà sul palco Krapp, un vecchio sfatto, dalla faccia bianca, il naso paonazzo, i capelli grigi in disordine, che sceglie di raccontare piuttosto che vivere, di parlare a sé stesso piuttosto che dialogare. Un solo uomo in scena, in un atto unico, bobina 5 scatola 3; non è un dialogo, non è un monologo: è una voce dal passato che parla con sé stessa nel presente, di quello che credeva sull’Amore, sulla Felicità, sulla Vita; di quello che pensa dell’incapacità di amare, della perdita inevitabile della felicità e del fallimento esistenziale.

L’iniziativa vede la collaborazione degli Assessorati alla Cultura ed alla Mobilità, l’Associazione “Adotta una barriera ed abbattila”, che si occupa proprio di accessibilità per le persone disabili, il Collettivo Ansasà, il Servizio Sociale. L’iniziativa avrà anche una finalità didattica coinvolgendo le scuole primarie del territorio. Affermano gli assessori Emanuele Ferrari e Chiara Borghi: “Per questa giornata abbiamo pensato al teatro e al mondo dei personaggi di Beckett: da Aspettando Godot a Finale di partita, sembrano davvero una galleria di esseri che vivono in ragione di una mancanza o di una disfunzione nel corpo e nell’anima. Nonostante questo, o forse proprio per questo, stanno in scena, si raccontano, forse addirittura sognano. C’è una grande forza nella loro fragilità. In loro possiamo riconoscere l’umano oltre ogni limite e disabilità. Fino a Krapp, forse l’unico vero disabile, perché non ha più nemmeno una voce. Perché, sopra ogni cosa, non è più capace d’amore”.