8-marzo-figlieMartedì 8 marzo 2016, al Teatro Astoria di Fiorano Modenese, con ingresso gratuito, alle ore 21, l’Assessorato alle Politiche Culturali presenta ‘Figlie dell’epoca:  Storie di (alcune) donne nella grande guerra’, un progetto di e con Roberta Biagiarelli, dramaturg Simona Gonella, advisor storico Gemma Bigi, assistente Erica Girolimetti, realizzazione elementi di scena Dubalcain snc, produzione La Corte Ospitale di  Rubiera (RE), Babelia&C in collaborazione con Istoreco di Reggio Emilia, Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Fano (PU) con il sostegno di Bruna Bianchi, Raffaella Podreider, Maria Grazia Suriano, Stefania Azzolina, Kanita Focak, Paolo Rumiz, Andrea Rossini, Alessandro Scillitani. Lo spettacolo è vincitore del Premio del pubblico al 14° Festival Teatrale di Resistenza 2015.

Scrive Roberta Biagiarelli, attrice, autrice, documentarista, progettista teatrale impegnata in Italia e all’estero: “Il Novecento si apre e si chiude a Sarajevo. Frase consumata, ma efficace per creare un ponte tra l’inizio della prima “grande guerra” e le macerie dell’ultima guerra in terra d’Europa: il conflitto tra gli stati dell’ex-Jugoslavia. Ecco, io quel conflitto l’ho attraversato e lo conosco a fondo. Sono più di quindici anni che ne parlo attraverso le  parole di un altro spettacolo e lo abito nelle sue conseguenze, come artista ed essere umano, nei miei viaggi, progetti ed azioni concrete nei confronti della Bosnia-Herzegovina, ed in particolare delle sue donne. Il conflitto della prima guerra mondiale invece no, lo conoscevo poco, era ancora storia di libri, di scuola, di film.

Poi c’è questo Centenario (1915- 2015) che arriva, quella frase consumata che mi rimbomba nelle orecchie ed ecco che mi metto a cercare dove sono io rispetto ad un evento che ha segnato così profondamente la storia e il territorio europeo. E scopro che io vedo quel conflitto con gli occhi delle donne, che quando cerco, cerco un catalogo di voci, corpi, persone che non sono partite per il fronte – cose da uomini – ma che sono ugualmente andate in guerra come crocerossine, operaie, braccianti, ma anche come intellettuali, pensatrici, pacifiste e antimilitariste. E scopro che 1.136 di loro hanno fatto del pacifismo in tempo di guerra, un evento che trascende ogni mia immaginazione: l’auto convocazione il 28 aprile 1915 all’Aja del Congresso internazionale femminile per discutere del ruolo delle donne per la diffusione di una cultura di pace”. “E allora, io mi metto a confronto con quelle

donne e tento la strada di un dialogo, di una rappresentazione, di una memoria; mi metto dentro le loro storie,  aggiungo le mie di questi anni di Bosnia, di artista, di donna e traccio una linea immaginaria tra loro e me. Divento un ponte tra le donne di ieri e le donne di oggi.

Decido di dare voce all’unica italiana presente al Congresso, Rosa Genoni, valtellinese di nascita, trasferita a Milano, sartina prima e stilista affermata poi: una vita che è icona del femminismo, del pacifismo, dell’assunzione di responsabilità; che mi occuperò di un’australiana eccentrica che guida un’autoambulanza da 16 posti, di una crocerossina sepolta fra migliaia soldati, di un’americana simbolo del femminismo mondiale, di un’altra italiana, milanese pure lei, che al congresso non poté andare e scrisse una lettera esemplare che getta le basi per la futura Unione Europea. E di altre ‘figlie della loro epoca’. E di me rispetto a loro. Me ne occupo e vedo cosa resta. Creo un cosmo popolato da donne con biografie esemplari dentro al flusso della Storia. Uno spettacolo di genere, per fare emergere un protagonismo al femminile della prima guerra mondiale e vedere, di nuovo, cosa resta oggi”.