A Reggio Emilia vola l’export alimentare. Una indagine di Confartigianato Lapam (ottenuta elaborando dati Istat e Unioncamere-Istituto Tagliacarne) evidenzia come la nostra provincia nei primi nove mesi del 2016 sia al diciottesimo posto assoluto in Italia per export nel settore e, per quanto riguarda i prodotti alimentari (senza le bevande, vino escluso) sale di tre gradini, attestandosi in quindicesima posizione. La propensione all’export è al 3,82%, quasi doppia rispetto alla media nazionale, ferma al 2,1%, e in linea con la media regionale, che si attesta al 3,77%.

Reggio Emilia è tra le province con il maggior numero di prodotti Dop e Igp (anche qui escludendo i vini, che hanno denominazioni differenti), ben 13, nella ‘top 20’ a livello nazionale e al sesto posto in regione dietro Bologna, Ferrara, Modena, Forlì-Cesena e Ravenna.

Venendo invece all’artigianato alimentare, restando dunque sulle imprese artigiane che operano nel settore, nel corso del terzo trimestre 2016 si è assistito a un leggerissimo calo in numero assoluto (ora sono 947, 7 in meno rispetto al secondo trimestre dell’anno) con una netta predominanza di pasticcerie, panifici e gelaterie (quelle artigiane in provincia sono 427) e dei servizi da ristorazione, ovvero cibi da asporto (qui le imprese artigiane sono 361), significativo anche il numero di imprese artigiane nell’ambito della lavorazione carni, il numero assoluto è di 49, mentre 23 sono le imprese artigiane nel settore lattiero-caseario.

In Italia il ‘peso’ dell’occupazione nelle imprese artigiane, sul totale del comparto alimentare, è superiore a un terzo, con il 36,4% di persone occupate nell’artigianato: un dato molto significativo.

“I dati di questa analisi sono indubbiamente positivi – sottolinea l’associazione – anche perché non tengono conto del periodo delle feste ormai imminente, che storicamente vede una impennata nelle vendite di prodotti alimentari, sia dolci da ricorrenza che, per la nostra provincia, soprattutto carni lavorate come zampone e cotechini e Parmigiano Reggiano. E’ però necessario far sì che il food ‘Made in Italy’, che come evidenziato continua a essere apprezzato all’estero, venga tutelato con molta maggiore forza da parte delle istituzioni italiane ed europee. Questa ricchezza – conclude Lapam – è frutto delle nostre terre e delle nostre tradizioni e merita di essere tutelata alla stregua delle bellezze artistiche e architettoniche”.