Un viaggio della memoria per ricostruire le tappe principali del conflitto di Bosnia e ascoltare le testimonianze di chi ha vissuto le atrocità~della guerra in prima persona. Questo il significato del viaggio che da oggi – lunedì 2 – a sabato 7 ottobre porta un’ottantina di persone di tutta la regione in Croazia e Bosnia.

L’iniziativa è organizzata dalla Cisl Emilia-Romagna e Iscos Emilia–Romagna onlus (associazione Cisl per la cooperazione internazionale).

«Questo viaggio ci dà la possibilità, oltre che visitare i luoghi del conflitto come Sarajevo, Visegrad, Srebrenica, Tuzla e il campo di concentramento di Jasenovac, di incontrare alcuni dei sopravvissuti e coloro che, ancora oggi, lottano per i diritti delle vittime di guerra – commenta il direttore di Iscos Emilia-Romagna Andrea Cortesi –

Tra di loro ci saranno l’attivista Jovan Divjak, ex ufficiale a difesa di Sarajevo che, con la sua fondazione, fornisce borse di studio ai ragazzi disagiati; il politico Amor Masovic, presidente della commissione federale per le persone scomparse in Bosnia Herzegovina; Bakira Hasecic, presidente dell’associazione donne vittime di guerra e collaboratrice di Amnesty International».

Della delegazione fa parte anche un gruppo di sindacalisti della Cisl Emilia Centrale. «Abbiamo aderito alla proposta della Cisl regionale e di Iscos perché questi viaggi della memoria ci servono per interrogarci sul passato ed evitare che simili tragedie si ripetano in futuro – spiega Andrea Sirianni, componente della segreteria Cisl Emilia Centrale – Non dobbiamo autoassolverci e pensare che sia tutto passato. Ancora oggi, ogni giorno, migliaia di persone scappano dalle loro case, da laceranti conflitti e vedono calpestati i loro diritti. Sono profughi di ieri e di oggi, che dalla Siria all’Africa fuggono da fame, carestia e guerre alla ricerca di una vita degna di essere chiamata tale».

Attraverso le parole dei testimoni e sopravvissuti nei conflitti balcanici, la delegazione emiliano-romagnola vuole riflettere e capire come e perché il cuore dell’Europa sia stato teatro di quei tragici avvenimenti.

«Ancora oggi nei Balcani sono numerose le associazione che lottano per diritti umani. Noi vogliamo incontrarle e parlare con loro per capire come stanno cercando di ricostruire una cultura di rispetto, coesione sociale, convivenza pacifica e – concludono Cortesi e Sirianni – trarre qualche spunto utile alla nostra attività quotidiana di sindacalisti sul territorio».