Contro i tagli del Governo, la carenza d’organico che riguarda il personale medico e paramedico in Emilia-Romagna e le politiche di riorganizzazione messe in campo dalla Regione, anche l’Ugl scende in campo a favore della sanità pubblica che pochi giorni fa ha incrociato le braccia per 24 ore.
“Il contratto nazionale di categoria è scaduto da ormai otto anni è il governo non ha inserito a bilancio appositi finanziamenti rinnovarlo. E’ noto ormai che a fronte di minori trasferimenti statali il servizio sanitario continua ad erogare servizi puntuali ed efficaci, in molti casi come nella nostra regione, anche con punte d’eccellenza, grazie soprattutto al sacrificio di medici e dirigenti. Ma mentre il servizio pubblico è investito dalle ristrettezze dei bilanci quello privato, per chi può permetterselo offre risposte celeri e al passo con la tecnologia dei giorni nostri”: afferma in una nota Tullia Bevilacqua, segretario generale di Ugl Emilia-Romagna.
Il sindacato evidenzia come un’intera generazione di giovani dottori e ricercatori del settore medico dopo 11-12 anni di formazione continua sia relegata in contratti di lavoro a termine o atipici, molto simili a forme di sfruttamento o moderno caporalato in camice bianco, e, peggio, sia relegata nel limbo del precariato se non addirittura della disoccupazione post laurea.
“La situazione è nota e riguarda anche l’Emilia-Romagna. In tutta Italia si sconta una carenza di medici professionisti e anestesisti rianimatori, con la conseguenza che i giovani dottori ancora ‘freschi’ di formazione sono sfruttati al posto degli specialisti, e gli stessi specialisti sono costretti a turni di lavoro in ospedale massacranti con 10 milioni di ore l’anno non retribuite e migliaia di anni di ferie non godute, con tanti saluti al rispetto dell’orario europeo di lavoro”: aggiunge Tullia Bevilacqua.
La mappatura della sanità pubblica vede anche il ruolo centrale delle regioni.
“Ed è nostro dovere denunciare che a fronte dei conti in ordine delle Regioni più virtuose, come l’Emilia-Romagna, che sono costrette comunque a contingentare le spese, esistono i 600 milioni di contributi alla finanza pubblica non pagati dalle Regioni a statuto speciale, che ricadranno su quelle ordinarie, con grave danno delle casse pubbliche e il peso che ricadrà sulle spalle di tutti i cittadini”: conclude il segretario generale di Ugl Emilia-Romagna, Tullia Bevilacqua.