L’export dei prodotti agroalimentari dell’Emilia Romagna vola, con 6,5 miliardi di vendite oltreconfine nel 2018, facendo segnare un + 3,5% rispetto alla performance dell’anno precedente. E le ragioni di questo successo stanno nell’inestimabile valore del patrimonio rappresentato dalla biodiversità dei nostri prodotti, portati in eredità fino a noi dalla tradizione agricola della nostra regione. È quanto afferma Coldiretti Emilia Romagna nel commentare i dati diffusi nel Rapporto 2018 sul sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna, frutto della collaborazione tra Regione Emilia-Romagna e Unioncamere regionale.

La nostra regione – prosegue Coldiretti Emilia Romagna – che vanta 44 prodotti certificati fra Dop e Igp (record europeo di certificazioni agroalimentari), ha saputo usare le proprie peculiarità per farsi valere nel mercato globale, tenendo duro sul fronte della distintività e puntando su quella qualità che può venire solo dai prodotti tipici del nostro territorio.

L’altra faccia della medaglia di un tale primato – continua Coldiretti Regionale – è che i nostri prodotti, per via del loro valore irreplicabile, sono soggetti a continui tentativi di imitazione. L’Emilia Romagna è infatti una delle regioni più colpite al mondo dal fenomeno dell’italian sounding che ogni anno di fatto ruba ai nostri produttori oltre 2,5 miliardi di euro.

Inevitabile – conclude Coldiretti Emilia Romagna – che il valore della nostra produzione comporti anche che si presti il fianco a fenomeni di acquisizione di marchi nostrani da parte di aziende straniere che però, all’estero, non sono in grado di poter garantire la qualità dei nostri prodotti. La tutela dei marchi storici è infatti una necessità per il nostro agroalimentare dopo che ormai circa 3 su 4 sono già finiti in mani straniere e vengono spesso sfruttati per vendere prodotti che di italiano non hanno più nulla, dall’origine degli ingredienti allo stabilimento di produzione fino all’impiego della manodopera