“Ci sono più ombre che luci nel decreto crescita varato dal governo, ombre relative al fatto che in questa manovra ancora una volta gli artigiani e le piccole imprese”. È l’amaro commento di Claudio Medici (foto), presidente di CNA Modena, di fronte ad alcuni degli ultimi provvedimenti presi dal Consiglio dei ministri.

“E’ il caso – sottolinea Medici della misura che consente all’impresa esecutrice dei lavori, per la riqualificazione energetica e per la messa in sicurezza anti-sismica degli immobili, di anticipare al cliente la detrazione sotto forma di sconto in fattura, con la possibilità di recuperarlo in cinque anni. Questa ipotesi mette fuori causa artigiani e piccole imprese, che non dispongono dei polmoni finanziari sufficienti a trasformarsi in bancomat, oltre tutto non il loro ruolo, e quindi sono costretti a lavorare per i grandi gruppi, sottostando alle loro condizioni e senza la possibilità di emanciparsi e di crescere”.
In altre parole, questa norma presuppone un vantaggio competitivo per le grandi imprese a scapito di quelle più piccole.
“Per questo non lasceremo nulla di intentato, in ogni sede, sia politica che giuridica, per far sì che questa norma palesemente iniqua venga abolita. Chiediamo, invece, che si possa cedere il credito d’imposta, corrispondente alla detrazione fiscale connessa alla spesa effettuata, direttamente alle banche, proprio per evitare che artigiani e piccole imprese non possano acquisire il credito per carenza di risorse finanziarie o di capienza fiscale tale da consentire la procedura di compensazione”.
Le proteste dell’Associazione non si fermano alla vicenda ecobonus. “Siamo del tutto contrari – continua Medici – anche all’abrogazione, prevista sempre dal Decreto Crescita, dell’opportunità offerta dalla Riforma Bassanini alle regioni di integrare le garanzie pubbliche e private. Proprio questa possibilità ha permesso finora alle risorse del Fondo di garanzia di operare per contenere gli effetti del razionamento del credito”.
Per rendere l’idea CNA ha compiuto una comparazione tra le regioni che sfruttano le opportunità offerte dalla Riforma Bassanini, come la Toscana, e L’Emilia-Romagna, dove la Bassanini è applicata e, peraltro parzialmente, solo da qualche mese. Ebbene, le cifre dimostrano che la Bassanini ha permesso di contenere la diminuzione del credito in maniera rilevante alla media nazionale, mentre laddove non è stata attuata, appunto come in Emilia-Romagna, la tendenza è andata nella direzione opposta. Scendendo nei dettagli, per le imprese fino a cinque dipendenti la riduzione del credito nel periodo 2011/2017 in Toscana è stata del 12,5 per cento contro il -15,2 per cento della media nazionale e il -18,9 per cento dell’Emilia-Romagna. “Senza credito le imprese non vivono – chiosa Medici – In dieci anni ne sono scomparse circa 200mila, soprattutto artigiani. Nessuno può volere che questo elenco si allunghi ancora”.
“Per quanto ci riguarda – conclude Alberto Papotti, segretario di CNA Modena – abbiamo interessato alcuni parlamentari dell’attuale maggioranza di governo su questi problemi, consegnando loro una proposta di emendamento”.