Con la sentenza del Consiglio di Stato e la conferma della condanna per le due case farmaceutiche Roche e Novartis, si chiude definitivamente il caso Avastin-Lucentis, che ha visto la Regione Emilia-Romagna protagonista di una battaglia durata dieci anni. Condotta in nome della salute dei cittadini e dell’uso corretto e oculato delle risorse pubbliche.

“Cala il sipario su una vicenda che in tutte le tappe giudiziarie ha visto confermata la nostra tesi: era ed è giusto erogare nelle strutture pubbliche, come abbiamo fatto noi, questo medicinale efficace nella cura della maculopatia retinica e dal costo di quaranta volte inferiore a quello di altri farmaci”.

Così l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, commenta il pronunciamento del Consiglio di Stato, che fa seguito a quello della Corte di Giustizia dell’Unione europea.

“Una battaglia lunga e complicata, che finalmente giunge al termine con la conferma che era non solo giusta, ma anche doverosa – aggiunge Venturi-. Per primi in Italia ci siamo battuti per arrivare a questo risultato, non possiamo che essere soddisfatti e orgogliosi della nostra scelta. E viene ancora una volta ribadito quanto da sempre abbiamo sostenuto: un farmaco è sì un prodotto dell’industria, ma ancor prima un bene essenziale per la salute”.

Già la Corte europea, infatti, con una sentenza del 2018 aveva stabilito la legittimità della presa in carico, da parte del Servizio sanitario nazionale, dei costi di un medicinale ‘off label’ pur in presenza, per la stessa indicazione terapeutica, di un medicinale ‘ad hoc’. Ma la questione risale al 2009, quando la Regione Emilia-Romagna decise, prima in Italia, di erogare nelle strutture sanitarie pubbliche l’Avastin, farmaco efficace nella cura della maculopatia retinica, anche dopo l’immissione in commercio del Lucentis, medicinale sempre impiegato per la cura della maculopatia retinica ma dal costo molto maggiore.
Per un unico, fondamentale motivo: perché consentiva e consente, a parità di condizioni di efficacia e sicurezza, una significativa riduzione della spesa farmaceutica a carico del servizio pubblico, tutelando al tempo stesso la libertà di scelta terapeutica da parte dei professionisti. Le disposizioni attuate dall’Emilia-Romagna hanno consentito, dal 2009 ad oggi, un risparmio per il Servizio sanitario regionale di circa 4,2 milioni l’anno, evitando alla Regione di dover avviare oggi, a seguito delle sentenze, delle onerose e complesse procedure di risarcimento.

“Ora viene chiarito senza alcun margine di dubbio- chiude Venturi- ciò che abbiamo sempre sostenuto: l’utilizzo di Avastin off label, cioè per un uso diverso da quanto previsto dalle indicazioni di registrazione, nel trattamento della maculopatia degenerativa nelle strutture sanitarie della regione è pienamente legittimo”.