Un grande evento fieristico che guarda al mare e alle sue risorse come motore di sviluppo socio-economico per il territorio nel segno dell’innovazione e della sostenibilità ambientale, con un particolare focus sulla valorizzazione della filiera ittica di qualità e della piccola pesca artigianale.

Il tutto arricchito da un fitto calendario di incontri B2B, convegni e seminari per addetti ai lavori e un’intera giornata, quella conclusiva, aperta al grande pubblico, con la possibilità di partecipare a laboratori del gusto, esibizioni di show cooking, visite guidate nei luoghi di produzione e trasformazione del pescato e talk show che vedranno come protagonisti i portatori di interesse (stakeholder), in primis i pescatori, con le loro storie personali e professionali.

É il biglietto da visita di Sealogy, l’innovativa rassegna organizzata da Ferrara Fiere che da venerdì 6 a domenica 8 marzo 2020 sancirà il debutto del capoluogo estense come capitale italiana e polo europeo della Blue economy. Un comparto, l’economia del mare, dalle grandi potenzialità e che, oltre a pesca e acquacoltura, abbraccia altri settori economici importanti per l’Emilia-Romagna e l’intero bacino del Medio e Alto Adriatico come la cantieristica, le biotecnologie e le energie rinnovabili, il turismo costiero e crocieristico, le attività offshore, tanto per citare quelli principali.

 

La presentazione

Il programma della rassegna e gli interventi della Regione per il sostegno e lo sviluppo della filiera ittica nella prospettiva della ‘Blue growth’, ovvero la crescita blu, sono stati illustrati oggi in una conferenza stampa a Bologna dall’assessore regionale all’Agricoltura e Pesca, Simona Caselli, e dal presidente di Ferrara Fiere, Filippo Parisini. All’incontro erano presenti anche il project manager di Sealogy, Alessandra Atti, il vicepresidente di Flag Costa dell’Emilia-Romagna, Sergio Caselli, e il referente di Alleanza Cooperative Pesca Emilia-Romagna, Vadis Paesanti.

“Il comparto della pesca e acquacoltura- afferma Caselli – è un anello fondamentale della Blue economy, pertanto salutiamo con soddisfazione la nascita di un appuntamento  fieristico così importante come Sealogy, il primo nella nostra regione. Stiamo lavorando per valorizzare la filiera ittica e costruire un nuovo modello di sviluppo sostenibile, anche in vista del lancio di un marchio di qualità per il pescato dell’Alto Adriatico. Con i circa 40 milioni di euro di fondi avuti in assegnazione per la programmazione 2014-2020 del Feamp, il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, abbiamo già finanziato 211 progetti, per un impegno complessivo di spesa di 14,8 milioni di euro, di cui 6,8 milioni già liquidati. Risorse- prosegue l’assessore- che sono servite per promuovere l’innovazione e la ricerca, sviluppare nuovi prodotti, migliorare tecniche e sistemi di gestione, modernizzare i porti e le sale di vendita del pescato, favorire l’efficienza energetica e il miglioramento delle condizioni di lavoro, incentivare il ricambio generazionale. Temi strettamente intrecciati con gli obiettivi e le strategie della Bue economy, che offre un’interessante prospettiva di sviluppo alle imprese del settore, nel segno dell’innovazione e della sostenibilità ambientale”.

“L’obiettivo- sottolinea Parisini- è far diventare la nostra fiera l’appuntamento più importante della Blue economy a livello nazionale. La direttrice di marcia è quella tracciata dal documento programmatico sulla Blue growth adottato dalla Commissione europea nel 2012. Con Sealogy intendiamo incamminarci lungo questa strada offrendo al settore momenti di incontro e opportunità commerciali, stimolando occasioni di scambio e confronto tra gli attori delle diverse filiere per avviare contatti e sviluppare opportunità di business”.

 

Quanto vale la Blue economy

La Blue economy in Europa – secondo i dati resi noti dagli organizzatori della prima edizione di Sealogy – dà lavoro a circa 3,5 milioni di persone, l’1,6% degli occupati Ue, e genera un valore aggiunto lordo che sfiora i 570 milioni di euro, con ampi margini di crescita. In Italia le imprese operanti nelle attività collegate all’ambiente marino e iscritte nei registri delle Camere di commercio ammontavano a fine 2017 a quasi 200.000 unità, pari al 3,2% sul totale.

Guardando in particolare all’Emilia-Romagna le aziende impegnatenel settore sono circa 26 mila, circa il 9% sul dato complessivo nazionale; oltre 11.700 di queste hanno sede in una provincia affacciata sulla Costa adriatica e occupano circa 54.000 addetti. Quelle operanti nei settori della pesca e acquacoltura superano quota 2.160, per un totale di oltre 3.500 addetti.