Sono 40 le unità immobiliari in gestione all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) in provincia di Modena (di cui 31 oggetto di confisca definitiva). Di queste il 72,5% è rappresentata da fabbricati, il 20% da immobili ad uso abitativo e il restante 7,5% da terreni edificabili o agricoli. I comuni interessati sono prevalentemente Castelnuovo Rangone, dove si concentra il 72,5% degli immobili, seguito da San Felice (10%), Bomporto e Sassuolo (5%) e un restante 2,5% dislocato tra Cavezzo, Maranello e Modena.

A renderlo noto è Coldiretti Modena in occasione del convegno “I beni confiscati alla criminalità” che si è tenuto questa mattina nella sala Panini della Camera di Commercio di Modena nel corso del quale è stato presentato il volume, realizzato dalla Fondazione “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare” con il contributo della Camera di Commercio di Modena.

Per quanto riguarda le 19 aziende in gestione all’ANBSC nel modenese – continua Coldiretti Modena – 9 hanno sede invece nel comune di Modena, 3 in ognuno dei comuni di Castelfranco, Formigine, Maranello e 1 a Fiorano Modenese. Il 53% di queste opera nel settore immobiliare e delle costruzioni, il restante 47% si divide tra il settore dei servizi, le attività finanziarie e di commercio ingrosso-dettaglio. E’ presente 1 azienda per ciascuno dei settori manifatturiero, trasporti e produzione di energia-gas-acqua mentre nessuna azienda confiscata nel modenese opera nel settore agricolo.

Secondo i dati della piattaforma OpenREGIO (che raccoglie i dati dei beni confiscati) –  aggiunge Coldiretti – su un totale di 3.967 aziende confiscate in Italia, 108 (2,7%)sono in Emilia Romagna e di queste 20 (0,5%) a Modena. Sul totale di 32.361 immobili, invece, sono 770 (2,37%) quelli che ricadono nel territorio regionale e 49 (0,15%) quelli del modenese.

Il quadro generale delle attività criminali legate al settore agricolo che emerge – commenta Coldiretti Modena – è quello di un fenomeno dove predominano le regioni del Sud (con particolare riferimento a Sicilia, Calabria, Campania e Puglia) e sembrano quasi assenti nelle altre aree del Paese anche se i dati evidenziano una continua espansione delle attività criminali nelle regioni del Centro e Nord.

I risultati presentati nel corso del convegno sono frutto della legislazione italiana antimafia, definita l’“antimafia sociale” o “dei diritti”. Un impianto legislativo – rende noto Coldiretti Modena – che trova le sue origini nella mente del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e trova concretezza subito dopo la sua barbara uccisione con l’approvazione della legge Rognoni – La Torre del 1982 che prevede la confisca dei beni dei mafiosi. Il percorso arriva alla piena realizzazione nel 1996 quando, grazie anche alla raccolta di un milione di firme da parte dell’associazione Libera, viene introdotta la possibilità di destinare i beni confiscati ad attività socialmente utili. Si tratta dunque – hanno commentato i relatori – di un’antimafia che paga in termini di dignità e diritti che apre possibilità di lavoro libero e di iniziative economiche non controllate dal mafioso di turno ma materializza la legalità come vantaggio.

“Promuovere la legalità, il rispetto delle regole e delle dinamiche corrette di mercato sono. per Coldiretti, alla base dello sviluppo economico del nostro paese – ha detto nei saluti iniziali il Presidente di Coldiretti Modena, Luca Borsari , Proprio la ricerca di regole, il bisogno di legalità ha spinto la nostra organizzazione a dar vita all’”Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare”, con l’obiettivo di creare uno strumento di difesa per l’intero agroalimentare italiano, oltre che a una potente cassa di risonanza e di denuncia, delle situazioni che via via si venivano a creare a minaccia del nostro made in Italy, per difendere gli interessi dei propri associati ma anche degli interessi collettivi diffusi; per difendere e mantenere intatto nel tempo, il valore reputazionale delle nostre eccellenze, di cui Modena rappresenta una punta di diamante”.

Al convegno, dopo il presidente della Camera di Commercio, Giuseppe Molinari, e del presidente di Coldiretti, Luca Borsari, ha portato i saluti in video il procuratore Gian Carlo Caselli, presidente della Fondazione dell’Osservatorio Agromafie. Sono poi intervenuti, moderati dal giornalista Gian Paolo Maini, Andrea Nino Caputo, vice Prefetto, dirigente ANBSC, Giuseppe Guerrini, componente del Nucleo di verifica e controllo dell’Agenzia per la coesione territoriale, Francesco Gianfrotta, già Magistrato e Componente del Comitato scientifico della Fondazione “Osservatorio Agromafie”; Sandro Ausiello, già Magistrato e componente del Comitato scientifico della Fondazione “Osservatorio Agromafie”, Alberto Perduca, Procuratore di Asti e Componente del Comitato scientifico della Fondazione “Osservatorio Agromafie”.

La Fondazione, “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare”, promossa da Coldiretti, nasce nel febbraio 2014 con l’intento di coniugare e valorizzare tutela del Made in Italy agroalimentare e cultura della legalità, ritenendoli due facce della stessa medaglia: volano per lo sviluppo del nostro Paese. Conseguente è l’impegno a mettere in campo tutti gli strumenti che concorrono a combattere fenomeni di adulterazione, contraffazione e in genere ogni tipo di intervento doloso o fraudolento che mina il valore e l’integrità del Made in Italy. A tracciare le linee strategiche è il Comitato Scientifico, punto di incontro e confronto tra mondi istituzionali e privati presieduto dal Procuratore Gian Carlo Caselli.

(Nella foto: l’intervento del Presidente di Coldiretti Modena al convegno “I beni confiscati alla criminalità”)