“Il taglio del cuneo fiscale di certo non è una risposta che potrà soddisfare tutti, ma resta un primo, importante passo, frutto della tante mobilitazioni che il sindacato ha fatto in oltre un anno, sia a livello locale sia nazionale”.

E’quanto ha sottolineato il numero uno della Cisl regionale Filippo Pieri, visto che a partire dal primo luglio, con la riduzione del cuneo fiscale sugli stipendi dei lavoratori dipendenti contenuta nella Legge di Bilancio 2020, oltre un milione e trecentomila emiliano-romagnoli avranno una busta paga più pesante. Infatti, per il 2020, sono stati stanziati 3 miliardi di euro per rideterminare l’attuale Bonus Irpef, aumenntandone l’ammontare ed ampliandone la platea, che in Emilia-Romagna passerà dagli attuali 986.842 beneficiari a oltre un  milione e trecentomila (1.382.751).
“Purtroppo – ha continuato Pieri – ancora una volta sono rimasti fuori gli incapienti, molti dei quali precari e giovani costretti ad~un part time involontario, tuttavia occorre dire che anche su di loro abbiamo chiesto~e ottenuto rassicurazioni dal governo. Ora però bisogna fare di più: a partire da una vera riforma fiscale, progressiva e a favore di famiglie e pensionati, passando dall’impiego delle risorse della lotta all’evasione per ridurre il carico fiscale e rivedendo le detrazioni in modo più selettivo, con aliquote che garantiscano una vera e graduale progressività”.
Quindi,  a partire dal primo luglio 2020, il Bonus Irpef, che verrà corrisposto fino ad un reddito annuo complessivo di 40mila euro, arriverà ad un massimo di 100 euro netti al mese. In definitiva, l’importo di 100 euro mensili a integrazione dell’attuale Bonus Irpef verrà corrisposto per intero per un reddito al di sotto dei 28mila euro, mentre, oltre questa soglia, l’importo decrescerà fino ad arrivare a 80 euro in corrispondenza di un reddito di 35mila euro. Superato il reddito di 35mila euro, l’importo continuerà a decrescere azzerandosi con il raggiungimento dei 40mila euro di reddito.

“Un operazione – conclude il sindacalista – che in Italia porterà la platea dei percettori da 11,7 a 16 milioni di lavoratori, di cui oltre due milioni e novecentomila (2.908.199) in Lombardia,  oltre un milione e mezzo (1.531.609) in Veneto, più di un milione in Toscana (1.063.890) e più di quattrocentomila (436.827) nelle Marche. Giusto per citare le regioni a noi più vicine.
Ora però guai a fermarsi, occorre fare di più, partendo dai tavoli aperti con il Governo sul tema della previdenza, ma soprattutto dalle nostre richieste, finora inascoltate, su crescita, sviluppo, investimenti, infrastrutture e rinnovo dei contratti del pubblico impiego”.