“Le rivolte nelle carceri come la grave situazione di proteste, per nulla finite, che hanno prodotto sinora 12 morti tra i detenuti, una sessantina di feriti tra il personale penitenziario e alcune decine di milioni di euro di danni alle strutture, sono solo un “assaggio” di quanto potrebbe accadere a breve se non si applicano le misure eccezionali che rivendichiamo”.

Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo che aggiunge: “se qualcuno metteva in dubbio la nostra denuncia, che ripetiamo da anni, adesso deve ricredersi e fare severa autocritica. Nelle carceri comandano loro al punto da sbeffare lo Stato con immagini delle rivolte inviate attraverso telefonini. Fanno bene pertanto i magistrati ad indagare sulla “regia occulta” che ha fatto scattare in contemporanea e dunque per nulla casualmente le rivolte in grandi e piccoli istituti penitenziari specie adesso che è diventato chiaro il vero motivo. Il coronavirus e il conseguente blocco dei colloqui sono stati solo il pretesto. Il vero motivo è la richiesta di amnistia-indulto-misure alternative al carcere. Ma – aggiunge Di Giacomo – cosa accadrà quando le richieste dei detenuti non troveranno accoglimento, come è certo in Parlamento non ci sono i numeri per la concessione di amnistia e indulto? In questo frangente la “regia occulta”, che è riuscita ad evitare danni più gravi al personale penitenziario, non sarà più in grado di controllare nulla, specie se si dovesse spargere la voce di focolai di coronavirus nelle carceri con conseguenze di gran lunga maggiori delle devastazioni attuali. Abbiamo fondato motivo di ritenere che in caso di ulteriori sommosse si potrebbero aggiungere problemi derivanti da “attacchi” provenienti dal di fuori delle strutture. Riteniamo, per usare le parole del Premier Conte, che anche per le carceri come per il Paese non c’è più tempo da perdere. Servono misure eccezionali tra le quali la sospensione della “vigilanza dinamica” (celle aperte) per tutto il tempo necessario al contenimento del contagio; l’invio di almeno 10mila militari nelle carceri maggiori – per avere un riferimento solo a Poggioreale-Napoli, San Vittore-Milano, Rebibbia-Roma ne occorrono un migliaio ad istituto e di altre migliaia di uomini delle forze dell’ordine nelle carceri più piccole; l’introduzione di norme speciali per pene altissime a chi istiga, partecipa a rivolte e ancora più severe a chi aggredisce personale penitenziario, in aggiunta alle pene da scontare e senza alcuno sconto. Inoltre come richiesta non politica, l’avvicendamento del Ministro della Giustizia. Forse – conclude Di Giacomo – con queste misure riusciremo a far riprendere allo Stato il controllo delle carceri e a garantire la sicurezza del personale penitenziario e dei cittadini”.