 “Bisogna aprire in sicurezza. Ma bisogna aprire”. E’ categorico il commento di Gilberto Luppi, presidente generale Lapam Confartigianato.
“Bisogna aprire in sicurezza. Ma bisogna aprire”. E’ categorico il commento di Gilberto Luppi, presidente generale Lapam Confartigianato.
“Non dobbiamo dimenticare due dati fondamentali – riprende Luppi -. Da una parte le piccole imprese, gli artigiani, i commercianti, le imprese familiari… per loro natura hanno una grande attenzione alla salute di chi lavora, principalmente perché spesso si tratta di parenti, congiunti o di dipendenti che fanno parte di una vera e propria famiglia allargata. Nessuno vuole mettere a repentaglio la salute. D’altro canto dobbiamo considerare che è vero che ci sono decreti liquidità e prestiti agevolati per le imprese, anche per quelle più piccole o per i singoli a partita Iva, ma un imprenditore si indebita se vede la possibilità di ripagare quel debito. Adesso questa possibilità c’è? Tante, troppe imprese sono ancora chiuse per decreto e non per mancanza di ordini o di lavoro da svolgere. E’ necessario definire urgentemente tempistiche e protocolli di sicurezza (nazionali o regionali, l’importante è che si faccia presto) per consentire alle imprese di programmarsi. Troppo tempo è stato perso. E’ stato giusto chiudere, adesso è giusto, anzi sacrosanto, riaprire. Il virus fa male, ma la caduta a picco del Pil, il profondo rosso nel fatturato di troppe aziende, le percentuali astronomiche di persone in cassa integrazione, potrebbe fare molto peggio”.
Luppi riprende: “La questione è semplice: i nostri imprenditori vogliono lavorare, vogliono fare la propria parte per ripartire, anche dal punto di vista psicologico è importante riaprire. E’ stato detto, magari anche esagerando, che siamo in una situazione che ricorda la fine della guerra. Ma l’Italia, dopo la guerra, si è rialzata ed è diventata la quinta potenza mondiale grazie al lavoro, grazie a milioni di persone che hanno faticato, che non hanno lesinato impegno e non hanno risparmiato le energie. In questo momento siamo chiamati a uno sforzo di questo tipo, altrimenti resteranno solo imprese chiuse, milioni di disoccupati, problemi sociali ingestibili. Non voglio fare il profeta di sventura – conclude il presidente Lapam – ma bisogna riaprire in fretta e rimboccarsi le maniche ritrovando uno spirito comune”.
 




