Si è concluso con l’impegno a “onorare la memoria di chi ci ha dato la libertà” l’intervento del sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli in occasione di una celebrazione del 25 aprile caratterizzata da numerosi riferimenti all’attuale emergenza sanitaria. Sottolineando i valori di libertà e democrazia della lotta di Liberazione, per esempio, il sindaco ha ricordato l’impegno di 75 anni fa per la ricostruzione dopo la guerra e la sconfitta del nazifascismo e ha affermato: “Vogliamo tornare a guardare al futuro con speranza e coraggio, e ricordarci che una volta passata questa tempesta saremo chiamati e ricostruire un mondo più giusto, più equo, più sostenibile”.

La celebrazione non si è svolta come da tradizione in piazza Grande, ma nella sala consiliare del Municipio, in collegamento streaming sul sito del Comune e in diretta televisiva sull’emittente Trc. Prima il sindaco, insieme ad alcune autorità, ha partecipato alla messa in Duomo celebrata dall’arcivescovo Erio Castellucci, per poi svolgere l’omaggio al Sacrario della Ghirlandina, sempre con tutte le cautele da seguire contro la diffusione del Coronavirus.

In sala consiliare, alla sola presenza dei rappresentanti delle associazioni partigiane e con i consiglieri collegati da “remoto” in video-conferenza, sono intervenuti il presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi, lo pneumologo al Policlinico di Modena Roberto Tonelli e il presidente della Fondazione San Carlo Giuliano Albarani. Il programma di tutte le manifestazioni è stato curato dal Comitato comunale per la storia e le memorie del Novecento.

L’intervento del sindaco si è aperto con l’appuntamento per festeggiare insieme in piazza il prossimo anno, ma “nel 75° della Liberazione abbiamo aderito all’appello dell’Anpi per celebrarlo distanti ma uniti”, ricordando che oggi è il giorno della vittoria contro i nazifascisti ed è il giorno della democrazia, che vince anche contro il virus (“stiamo attenti a teorizzare i benefici dei regimi autoritari”), che ha seminato lutti e stravolto la nostra economia. Ma ora “ribelliamoci alla paura – ha esortato Muzzarelli – è il tempo di una nuova reazione, distanti ma uniti, per riprendere il filo di un cammino di crescita” e trasformare ancora una volta “un dramma in un nuovo progetto per un mondo più giusto”.

Il sindaco ha poi invitato a non utilizzare a proposito del virus la “retorica di guerra, come spesso abbiamo sentito fare in questi giorni, perché è un linguaggio che porta necessariamente a cercare un nemico. E il rischio che corriamo in prospettiva è quello di cominciare a pensare agli ammalati come nemici, non come vittime, ma anche a tutte le altre persone, teoricamente portatrici di contagio, come nostri nemici… è una retorica che rappresenta un primo passo verso l’egoismo sociale”.

Un po’ come succede a livello internazionale rispetto all’Europa: “Il gioco dei sovranisti – ha spiegato Muzzarelli – ha mostrato il volto nascosto: chi dice di volere un’Europa diversa ma vuole un’Europa in cui ognuno è nemico dell’altro, in realtà vuole la fine dell’Unione, per tornare a quell’Europa in cui ci siamo fatti la guerra per secoli”.

Dopo aver sottolineato, citando Calamandrei, che la Costituzione rappresenta una realtà ma anche “un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere”, il sindaco ha ribadito che “tutti noi siamo ancora impegnati per tenere vivi i valori della Resistenza”.

Muzzarelli ha poi ricordato il presidente Mattarella e Papa Francesco, come due riferimenti importanti in questo periodo difficile, e subito dopo il sindaco della Liberazione Alfeo Corassori, il conferimento della Medaglia d’oro a Modena nel 1947 e il centenario della nascita di due personalità strettamente alla lotta di Liberazione e ai valori della Costituzione: Nilde Iotti, costituente e prima donna presidente della Camera, e il modenese Ermanno Gorrieri, comandante partigiano e politico impegnato sui emi dell’equità sociale. Esempi da seguire, ha affermato il sindaco, “non con la testa rivolta al passato ma con lo sguardo dritto al futuro, senza vivere di nostalgia, dando nuova vita a questi tempi”.

Le celebrazioni della Festa della Liberazione sono state introdotte dal presidente del Consiglio Fabio Poggi che, dopo aver ricordato l’intervento del presidente nazionale onorario dell’Anpi Carlo Smuraglia, durante la seduta del Consiglio comunale del 22 aprile, ha sottolineato che “dobbiamo vivere questa festa non come celebranti, ma come apprendisti e artigiani, per capire come essere costruttori di una nuova Liberazione e di una rinnovata libertà”. E citando il monaco di Bose Guido Dotti, Poggi ha affermato come tutti noi, in questo tempo indeterminato della pandemia, possiamo essere artigiani di cura e di speranza: “Resistenza, nel 2020, vuol dire una nuova Liberazione che incomincia dall’aver cura dell’altro, del pianeta e di noi stessi con loro”.

Ha parlato di fiducia verso il futuro Roberto Tonelli, pneumologo del Policlinico di Modena, decisamente in “prima linea” sul fronte dell’emergenza: “Ogni giorno, al lavoro, confrontandomi con il dolore, la sofferenza e spesso la sconfitta c’è un pensiero cui mi impongo di non rinunciare. Per quanto sia drammatica la situazione, per quanto gravoso sia l’impatto di questa emergenza sanitaria, riusciremo a ritornare liberi. E lo faremo insieme”.

Dopo aver ricordato lo sforzo collettivo che si sta compiendo e il senso di comunità che rappresenta “un potente propulsore alla nostra speranza”, Tonelli ha affermato: “Il tempo che ci attende è incerto. Occorre iniziare a pensare di ricostruire una socialità con nuove regole e principi. Dovremo attingere alla nostra coscienza di cittadini per dare vita a forme inedite di quotidianità”.

I valori a cui ispirarsi, però, non saranno cosi lontani da quelli che motivarono durante la Resistenza “persone con ideologie e storie differenti, animati tuttavia da un‘energia unitaria protesa alla realizzazione di un’ideale democratico”. Per Tonelli, infatti, la “Liberazione ai giorni nostro passa necessariamente per una non dissimile presa di coscienza del proprio ruolo. E dell’importanza collettiva che ogni singolo ruolo ricopre. Nessuna deroga al personalismo, nessuna difesa dell’interesse singolo a scapito del bene comune, nessuna manifestazione di egoismo sarà compatibile con la nostra rinascita. Abbiamo un grande maestro che può guidarci in questo: il nostro passato”. Ora come allora, ha aggiunto il medico, siamo “chiamati ad onorare un senso di responsabilità verso la Storia che ci vede rinunciare all’interesse singolare per conseguire un ideale condiviso, la cui portata travalica il presente e si pone a fondamento del domani”.

Il presidente della Fondazione San Carlo Giuliano Albarani ha citato la similitudine tra la guerra di Liberazione e la “guerra” contro il Coronavirus per sottolineare come questo richiamo può avere un senso pensando alla ricostruzione, non tanto dal punto di vista storico, ma rendendoci conto che “tutte le società, nei momenti di difficoltà, come quello che stiamo vivendo, attingono al patrimonio della storia e delle memorie per cercare di trovare, di fronte ad un futuro incerto, anticorpi alla paura e al disorientamento”.

Dall’esperienza della Resistenza e della Liberazione, quindi, rispetto al tempo del Covid 19, si può imparare che “tutti possono partecipare a uno sforzo di liberazione, da posizioni e con ruoli diversi” e anche che non ci si libera solo da un nemico esterno ma anche da un nemico interno, interiore, come rappresentava l’educazione fascista, per esempio, per ogni italiano.

Ma quell’esperienza – ha aggiunto Albarani – ci dice soprattutto che dopo i grandi traumi non è solo necessario “ricostruire”, ma anche possibile “costituire”, fondare nuovi modelli di sviluppo e di convivenza.