Stanno per concludersi a Monzuno i lavori per la realizzazione di una centrale di teleriscaldamento a biomassa, la struttura voluta dall’amministrazione comunale con l’obiettivo di ridurre di quasi il 50% il consumo del metano per il riscaldamento, con vantaggi economici e in termini di emissioni di monossido di carbonio e ossido di azoto in ambiente, grazie anche all’utilizzo di elettrofiltri di ultima generazione. Ad alimentarla infatti sarà esclusivamente il cippato, cioè piccole scaglie di legno, che verrà fornito da un consorzio agroforestale. In questo modo si attiveranno sul territorio, mediante la partecipazione di soci agricoli locali, nuove attività di gestione e pulizia del bosco, in parte direttamente di proprietà comunale.

La centrale è stata  costruita nei pressi della piazza di fronte al municipio, per integrarla nel contesto urbano senza che producesse impatti visivi sul paesaggio ed entrerà in funzione nel prossimo ottobre, in concomitanza con la  riattivazione degli impianti di riscaldamento.

«Presto la ragnatela di tubi che attualmente disegna la zona di fronte al palazzo comunale lascerà il posto ad una struttura che, attraverso la tecnologia usata, salvaguarda le casse comunali e l’ambiente» commenta il sindaco Bruno Pasquini. «I miei concittadini hanno dovuto sopportare qualche disagio durante questi lavori ma presto renderemo nuovamente accessibili i parcheggi, riasfalteremo la zona interessata e soprattutto risparmieremo soldi dei contribuenti spendendo meno in riscaldamento».

Con emissioni paragonabili a quelle di una stufa a legna da 20 kW, si riscalderanno il municipio, le scuole primarie e secondarie del capoluogo, la biblioteca Marri e la palestra, attraverso oltre 300 metri di tubature. Il teleriscaldamento consente l’utilizzo di accumulo termico: in questo modo il calore prodotto nelle ore di basso fabbisogno può essere utilizzato nelle ore di punta. Ciò permette di ottenere rendimenti annuali più elevati grazie ad un funzionamento più costante del sistema di combustione.

La consegna dell’impianto, a seguito dei collaudi tecnici e di verifiche ambientali, era prevista per il mese di aprile, ma c’è stato qualche comprensibile ritardo perché le misure di prevenzione della pandemia di Covid-19 hanno fermato i cantieri per qualche giorno.

Va ricordato che la realizzazione della caldaia è stata resa possibile grazie al cosiddetto “patto dei sindaci”, la campagna europea che incentiva gli amministratori ad aumentare l’efficienza energetica e utilizzare energie rinnovabili, ed è finanziato dalla Regione Emilia-Romagna per circa 500 mila euro sui 990 mila investiti complessivamente. Il progetto, presentato al pubblico dalla precedente amministrazione nel febbraio 2018 è stato realizzato dalla ditta Siram Veolia, vincitrice della gara d’appalto.