Era il novembre 1969 quando aprì a Modena il primo nido d’infanzia pubblico, l’allora nido d’infanzia Bonaccini, ora Polo per l’Infanzia Triva, due anni prima dalla legge 1044/1971 che istitutiva degli asili nido comunali con il concorso dello Stato.

“Il 16 gennaio 2020 il Comune di Modena ha celebrato i 50 anni dalla nascita degli asili nido, con un convegno di studi “Asili nido, da 50 anni un viaggio nel futuro”. Ieri, il viaggio nel futuro si è concretizzato con la notizia, che abbiamo appreso dal comunicato stampa dell’Amministrazione – dichiarano Giada Catanoso Fp Cgil Modena e Sabrina Torricelli Cisl Fp Emilia Centrale -dei due nidi che vengono esternalizzati e da settembre saranno gestiti dalla Fondazione Cresci@mo, il nido Piazza e  il nido Cipì. Il Comune dà via uno dei nidi storici, il Piazza, tra i primi a nascere, e il Cipì, struttura tra le più nuove inaugurata nel 2008, ultimo dei nidi costruito e gestito direttamente dal Comune di Modena.

E’ una pagina triste nella storia dei servizi educativi del Comune di Modena. Chi quei servizi li ha creati, le educatrici e tutto il personale che ci lavora ogni giorno, e ha contribuito in tutti questi anni a renderli un modello all’avanguardia di gestione pubblica, è profondamente amareggiato e deluso dall’ostinazione con la quale l’Amministrazione ha portato avanti una scelta del genere.

Una scelta che ribadiamo ancora una volta non trova fondamento nelle difficoltà di assumere personale: fin dall’inizio come Organizzazioni Sindacali e rappresentanti dei lavoratori avevamo segnalato che gli spazi potevano esserci, ed è notizia di qualche settimana fa che, alla luce delle nuove norme sulle capacità assunzionali, il Comune è diventato Ente virtuoso quindi con una capacità assunzionale aumentata rispetto all’ordinario turn over, come indicato dalla legge e dalla Circolare del Ministero della Funzione Pubblica dell’8 giugno, e questo avrebbe potuto permettere decisioni e valutazioni diverse”.

“La privatizzazione è andata avanti nonostante tutto, privando la cittadinanza di un patrimonio importante e che porterà anche alla dispersione delle professionalità di tutte quelle educatrici precarie “storiche” (oltre una decina) che da anni hanno dato modo di garantire la qualità dei servizi, che sono state formate dal Comune, che conoscono i nidi comunali e che da un giorno all’altro si ritroveranno a partire da zero. Infatti,non è stato pensato né creato alcun percorso di continuità e stabilizzazione per questo personale, che avrebbe potuto almeno fornire con la sua esperienza un valido contributo alla partenza di questi nuovi servizi nella Fondazione.

Il futuro non è certo quello che avevamo immaginato a gennaio 2020, di investimento nelle risorse umane e di innovazione, ma – concludono Fp Cgil Modena e Cisl Fp Emilia Centrale -appare piuttosto come lo smantellamento di quel sistema fiore all’occhiello della città e che ha come unica logica l’abbassamento del costo del lavoro”.