È molto ampio il consenso degli italiani nei confronti della Legge 219 del 2017 “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”, anche nota come Legge sul Biotestamento: oltre l’88% degli italiani sostiene infatti che si tratta di una legge utile e importante.

È quanto emerge da uno studio realizzato dall’Azienda Usl-Irccs di Reggio Emilia e recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Journal of pain and symptoms management.

L’obiettivo dello studio era valutare la conoscenza della legge e dei diritti da essa garantiti, nonché l’opinione dei cittadini in merito alle questioni più controverse, che sono state oggetto in Italia del lunghissimo e accesissimo dibattito, che ha visto il suo culmine nelle discussioni sui casi di Eluana Englaro e Piergiorgio Welby.

Con la collaborazione di Noto Sondaggi, i ricercatori hanno realizzato un sondaggio di opinione su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta nel periodo aprile-maggio 2019, ovvero a un anno e tre mesi dall’entrata in vigore della Legge 219.

I risultati sono sorprendenti. «La ricerca dimostra che i diritti garantiti dalla legge sono conosciuti e anche molto apprezzati – dice Ludovica De Panfilis, Coordinatrice dell’Unità di Bioetica dell’Azienda Usl-Irccs – Il diritto di essere informato sul proprio stato di salute, il diritto alla sedazione palliativa e il diritto di esprimere preferenze attraverso le disposizioni anticipate di trattamento sono solo alcune delle importanti novità introdotte dalla legge, e sulle quali i cittadini si sono espressi in maniera molto favorevole».

«I cittadini si sono anche mostrati concordi con la legge su alcune questioni controverse che hanno caratterizzato il dibattito precedente alla sua entrata in vigore – continua – In particolare oltre l’80% degli italiani è convinto che i medici debbano essere tenuti a rispettare le decisioni del paziente, anche se questo significa la sospensione di trattamenti necessari alla sopravvivenza. In questo c’è un profondo accordo con la Legge 219, che infatti non prevede il diritto di obiezione di coscienza ai medici».

L’opinione resta positiva anche nei confronti del diritto di scrivere e depositare le disposizioni anticipate di trattamento, anche dette DAT o Biotestamento. «Secondo i dati del Ministero della Salute a maggio 2019 solo 60 mila cittadini avevano depositato le DAT, pari a circa lo 0,1% della popolazione adulta. Nonostante ciò – conclude De Panfilis – oltre il 76% dei cittadini si dichiara interessato a farlo, anche se non tutti sanno come si fa e non tutti la considerano una priorità».

«I risultati del nostro studio dimostrano un sostanziale accordo dell’opinione pubblica italiana con la legge e con i diritti che essa garantisce – dice Massimo Costantini, Direttore Scientifico dell’Azienda Usl-Irccs – ma sono necessarie campagne informative ed iniziative pubbliche per favorire una sua applicazione più estensiva. Inoltre sarà importante condurre studi per approfondire la conoscenza e l’opinione dei professionisti sanitari».