ROMA (ITALPRESS) – “Il nostro non è un sistema fiscale. E’ una giungla impossibile da comprendere per chiunque, del tutto incontrollabile. E questo perchè nel corso degli anni le leggi finanziarie l’hanno letteralmente terremotato, creando frammentazioni assurde. Adesso c’è da rifare l’edificio ed è, ripeto, un’occasione da non perdere. Il coronavirus ci offre la possibilità di fare la grande riforma del fisco, come nel giugno 1969: quando sono nato io”. Lo dice in un’intervista al quotidiano La Repubblica Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate.
“Innanzitutto bisogna fare cinque testi unici per riunire organicamente una materia immensa, di cui nemmeno gli esperti conoscono i confini. Cinque testi unici, per le imposte dirette, le indirette, l’accertamento, la riscossione e il contenzioso, cioè la giustizia tributaria. Una volta fatto ordine, ecco che bisogna iniziare a sfrondare. E cambiare – prosegue -. E’ arrivato il momento di mettere non i tributaristi, ma ogni cittadino nelle condizioni di conoscere il sistema fiscale. Il patto fiscale, del resto, è alla base del patto democratico e non permettere a ogni cittadino di conoscere il contenuto di quel patto è un pessimo segnale dello stato in cui versa la democrazia”.
Poi “ridurre le imposte in un Paese come il nostro dove l’imposizione è così elevata sarebbe doveroso. Ma la semplificazione del rapporto fra fisco e cittadini è altrettanto importante – sottolinea il direttore dell’Agenzia delle Entrate -. Non è soltanto una questione di aliquote, nè di maquillage. Un sistema vessatorio e difficile da interpretare rappresenta un freno micidiale per gli investimenti, anche dall’estero. Come segassimo il ramo sul quale siamo seduti”.
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