ROMA (ITALPRESS) – “I rider, soprattutto quelli che lo fanno in maniera continuativa, vogliono rimanere lavoratori autonomi, garantiti nei diritti ma fondamentalmente autonomi: è la loro esigenza”. Così Paolo Capone, segretario generale Ugl, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia di stampa Italpress, parla dell’accordo tra AssoDelivery e Unione Generale del Lavoro per il primo Contratto Collettivo Nazionale dei rider.
“Di fronte al nulla che c’era – ha detto Capone – Ugl ha ascoltato i rider, ha chiamato le controparti datoriali e ha creato un quadro di riferimento che prevede, rispetto al passato, diritti esigibili: avere dieci euro l’ora come salario minimo, una maggiorazione nelle condizioni di tempo avverse, di notte o nei giorni festivi e nelle piazze dove inizia l’attività di delivery c’è comunque un’indennità per i rider. C’è un quadro interessante che non c’era prima. E’ tutto esigibile, scritto e accettato dalle controparti e dai lavoratori. Questa giostra non l’abbiamo messa in piedi su un pregiudizio ideologico, abbiamo ascoltato e fatto assemblee in tutta Italia”.
“Abbiamo iniziato – ha continuato – a fare chiarezza: sono lavoratori autonomi, rispondono a un’esigenza organizzativa ma in questo quadro non sono completamente abbandonati, hanno diritti sindacali, assicurazioni, diritto alla sicurezza e alla formazione”.
“L’Ugl vive e lotta anche cercando di interpretare le nuove esigenze del mondo del lavoro”, ha sottolineato Capone, secondo cui “gli interventi devono cercare di comprendere le nuove sfide che il mondo del lavoro e della società impongono. Non si può più tutelare soltanto chi ha un lavoro a tempo indeterminato ed è un lavoratore trentennale. Oggi vanno tutelati tutti i lavoratori e le persone che svolgono un ruolo nella società, anche il volontariato e tutto ciò che serve come attività sussidiaria, che va valorizzato anche all’interno della famiglia”.
Il segretario dell’Ugl ha poi lanciato “un appello al governo per fare interventi che mirino – ha spiegato – ad aiutare le aziende non soltanto a mantenere i lavoratori in cassa integrazione, come si doveva fare in un periodo complicato, ma a recuperare quel 28% di produttività che abbiamo perso”.
(ITALPRESS).