Unimore attraverso il Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze (DBMN) della Facoltà di Medicina e Chirurgia e il Dipartimento di Educazione e Scienze Umane (DESU), e insieme alla Società scientifica della Medicina Generale (SIMG) modenese, è pioniere in Italia di una iniziativa che ha portato alla realizzazione del Laboratorio EduCare.

L’obiettivo del progetto è cambiare e umanizzare la medicina e dimostrare il valore della ricerca nel perseguire la collaborazione tra paziente e professionisti della salute.

Protagonisti del Laboratorio EduCare sono i pazienti dell’Associazione Tandem, gli studenti, i medici in generale, gli infermieri, i docenti che hanno iniziato questo percorso.

Il laboratorio si configura come un Centro sperimentale, che mette il paziente nel ruolo di “formatore” al fianco del docente, consentendo ad entrambi di interagire nel percorso formativo: il docente insegna la malattia, la sua insorgenza, i sintomi con cui si manifesta, le possibili terapie; il paziente come in un rapporto simbiotico insegna i contenuti complementari che riguardano la sua vita quotidiana con la malattia, la sofferenza e il vissuto ad essa correlato.

L’iniziativa, che risponde a contenuti di valenza sia formativa e di ricerca, come risposta al cambiamento dei bisogni reali dei pazienti, sia di internazionalizzazione, allineando il nostro Paese alle esperienze più avanzate in campo mondiale per quanto riguarda l’assistenza al malato, si avvale per il suo successo della collaborazione che presteranno i colleghi medici e i pazienti formatori dell’Università di Montreal (Canada), con cui la proposta è stata condivisa.

“Durante un’intera vita trascorsa accanto ai pazienti, osservati all’interno delle loro case, oltre che in ambulatorio – afferma la Dottoressa Maria Stella Padula, medico della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) e Direttore del Laboratorio – ho imparato a conoscerli a fondo, durante la malattia, e a riconoscere i disagi del cambiamento della loro vita, nell’adattarsi ad una compagnia indesiderata. Credo nell’importanza di poter trasmettere queste conoscenze agli studenti, vale a dire i curanti di domani, perché gli studenti potranno apprendere dal paziente formatore contenuti umanizzanti che riguardano l’approccio alla persona nella sua interezza e non solo alla malattia, l’adesione al percorso personalizzato e la relazione empatica non solo con il paziente ma anche con la famiglia”.

La strategia sottesa al progetto EduCare è evidenziata dal nome dell’Associazione che lo sostiene: “Tandem, Curati e Curanti insieme per la Formazione” (https://educare.unimore.it), a nome della quale la “paziente formatrice”, Francesca Rossi, dice che: “i pazienti hanno saputo tirare fuori energie nascoste e voglia di mettere il proprio vissuto di sofferenza e convivenza con la malattia al servizio della formazione dei medici di domani”.

Anche gli studenti hanno molto apprezzato l’iniziativa. “Le parole e gli atteggiamenti dei medici lasciano nei pazienti segni più profondi delle malattie” sono le parole di uno studente del corso di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia dopo aver partecipato a una lezione con un paziente formatore. Una studentessa del corso di laurea in Infermieristica al termine di un incontro con i pazienti formatori ha scritto: … “ammiro i pazienti formatori e penso che da loro ci sia un universo da imparare … ringrazio dell’esperienza ricevuta oggi, queste sono lezioni che non si dimenticano!”.

Grazie al sostegno della Fondazione di Modena, insieme all’Università di Montreal e ai pazienti appositamente formati, nel Laboratorio EduCare sarà sviluppata anche la ricerca con i pazienti per indagare i loro bisogni, per studiare la relazione professionista sanitario-paziente, la comunicazione della diagnosi e la gestione delle malattie da parte dei pazienti e delle loro famiglie, l’impatto degli esiti.

Il progetto potrà inoltre rivelarsi molto utile per dare risposte ai bisogni insorti in questo periodo di pandemia, che ha messo in luce tante criticità. EduCare, quindi, può essere particolarmente utile per imparare a comunicare e interagire con i pazienti anche durante la diffusione attiva del COVID-19 e nelle fasi post-COVID-19.

“Chi si occupa, per missione, della formazione dei futuri professionisti sanitari – dichiara il Rettore, Prof. Carlo Adolfo Porro, tra i primi sostenitori dell’iniziativa – intende non solo trasmettere conoscenze e abilità tecniche ma anche competenze nella relazione interpersonale per umanizzare il percorso di cura e adattarlo al contesto. La nostra Università ha creduto tra le prime nella medicina del territorio e nella Medicina Generale, che viene insegnata agli studenti fin dal 2002, perché è proprio nel territorio che l’approccio ai pazienti può essere comprensivo degli aspetti individuali, familiari e sociali ”.

Il Prof. Michele Zoli, Direttore del DBMN cui il Centro afferisce, afferma che “attraverso la collaborazione internazionale, strutturata fin dal 2015 con l’Università di Montreal, l’Università di Modena e Reggio Emilia ha iniziato a formare i primi “pazienti insegnanti” con un corso di perfezionamento universitario, interdipartimentale tra DBMN e DESU, che ha reso possibile l’integrazione fra Medicina e Scienze Umane. Grazie al laboratorio EduCare, l’attività dei pazienti formatori potrà sviluppare tutte le sue potenzialità di ricerca e di didattica e dare un contributo essenziale sia al completamento del percorso di formazione del personale medico-sanitario sia al miglioramento di metodologie e organizzazione dell’assistenza al malato”.

Come sottolinea il Prof. Giorgio Zanetti del DESU, “il nuovo Laboratorio EduCare pone al centro della propria attività formativa e di ricerca l’attenzione alle forme e alle modalità della relazione di cura, ai contesti in cui si svolge il vissuto irriducibilmente individuale della sofferenza e della malattia, alla comunicazione e all’interpretazione delle emozioni. Si tratta di problematiche che, credo, possono ricevere una luce nuova e più viva attraverso il dialogo e il confronto fra saperi e prospettive disciplinari differenti. Certo tali problematiche hanno suscitato il massimo interesse negli studiosi del DESU, che conta di fornire al nuovo Laboratorio un contributo efficace sia con le sue competenze di ordine pedagogico sia con gli studi condotti presso il proprio Centro di Ricerca Metaphor and Narrative in Science, diretto dalla collega Professoressa Annamaria Contini”.

La Prof.ssa Fausta Lui, Presidente del Corso di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia, e la Prof.ssa Paola Ferri, Presidente del Corso di laurea triennale in Infermieristica (sede di Modena) affermano infatti che “i pazienti e i familiari diventano “formatori” dopo avere acquisito competenze specifiche (certificate) per poter trasformare la propria storia di malattia in messaggi trasversali e costruttivi (“best practices”) che possono aiutare studenti e professionisti sanitari a migliorare gli aspetti comunicativi e relazionali, nonché l’organizzazione dei servizi sanitari”.

La Prof.ssa Carla Palumbo, Delegata del Rettore all’orientamento e al tutorato, convinta della necessità di promuovere e diffondere l’iniziativa, afferma che “i pazienti “formatori” sono dei veri “alleati” e validi “partner” (come li chiamano all’Università di Montreal). Non sono solo pazienti delle numerose Associazioni presenti sul territorio, che supportano malati, famiglie e caregiver, ma si pongono di fianco ai medici per sviluppare abilità sia nei curanti che nei curati, per la gestione/autogestione delle cure, nel cambiamento dei bisogni dei malati cronici e delle loro famiglie”.

Unimore, convinta della validità del Laboratorio EduCare, si adopererà per esportare e diffondere l’innovativo modello di formazione che mette al fianco del medico il paziente nel ruolo di “paziente formatore”.