Il Consiglio comunale di Bologna ha approvato all’unanimità il conferimento della cittadinanza onoraria a Patrick George Zaki, lo studente egiziano di 29 anni detenuto in Egitto da quasi un anno con accuse che spaziano dalla propaganda sovversiva al terrorismo.

Il Sindaco di Bologna Virginio Merola è intervenuto nel corso del dibattito:

“Con questa delibera che siamo chiamati a votare oggi il Consiglio Comunale sigillerà un sentimento che in tanti sentiamo da tempo: Patrick Zaki, studente iscritto a un master dell’Università di Bologna, è un nostro concittadino.
Questa vicinanza a Patrick, che riteniamo detenuto ingiustamente da ormai un anno, ci fa dire che anche attraverso questa cittadinanza onoraria noi chiediamo che venga liberato e possa affrontare il suo giudizio nei termini del rispetto dei diritti umani. Riteniamo la sua condizione di detenzione preventiva incompatibile con il rispetto dei diritti umani, sappiamo che questo ragazzo soffre d’asma e che la pandemia è entrata anche nelle carceri egiziane, abbiamo letto con preoccupazione che si sente molto provato psicologicamente da questa prigionia.
Il rispetto dei diritti umani non può essere soggetto a confini nazionali, lo dico per chiarirmi subito con chi ritiene che questa sia un’ingerenza nella politica di un altro stato.
Non crediamo di ingerire, sappiamo che la diplomazia è fatta di un lavoro paziente e sotto traccia ma vogliamo continuare a dare voce a questa richiesta: Patrick Zaki deve essere liberato e tornare ai suoi studi a Bologna.
Nei mesi questo sentimento è cresciuto, non solo nella nostra città, la vicenda di Patrick è diventata nazionale e in tantissimi cittadini chiedono la sua liberazione. Da Bologna siamo felici che questa richiesta accomuni tutta l’Italia, che tanti comuni siano mobilitati, che si stiano realizzando tante iniziative. Lo riteniamo un risultato dell’iniziativa che assieme all’Università, al Rettore e ai compagni di Zaki e ad Amnesty International, abbiamo intrapreso da subito. L’immagine di quel corteo così partecipato dello scorso 17 febbraio ci sembra lontanissima perché da lì a poco la pandemia ha trasformato la nostra vita ma la pandemia stessa ha dimostrato che non ci sono confini e che siamo tutti legati dalla stessa umanità.
Per questo mi congratulo con chi ha presentato questo ordine del giorno che ha portato questa delibera, con tutte le consigliere e con tutti i consiglieri perché questo voto in Consiglio comunale ci permette di insistere nel chiedere libertà per Patrick”.

La delibera è stata illustrata dal vicepresidente del Consiglio comunale Marco Piazza. Di seguito il suo intervento:

“Con questa delibera oggi conferiamo la cittadinanza onoraria a Patrick George Zaki ricercatore, studente al Master in Studi di Genere e delle Donne (Gemma) dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.
Questa non è una delibera storica, ma la definirei una delibera “della storia” di Bologna. Perché conferma e ribadisce che nella sua storia Bologna difende la libertà e la considera uno dei primi valori in tutte le sue espressioni.
Già nel 1256 Bologna, prima nel mondo liberò tutte le persone che allora erano costrette a lavorare senza possibilità di scelta. E il comune si accollò l’onere economico di questa scelta.
“Libertà” è la parola scritta sul nostro gonfalone e sul nostro stemma. C’è solo quella parola. Non ce ne sono altre.
Ci sono poi le tre medaglie della città tra cui quella al Valor militare per la lotta partigiana, ancora una volta per la libertà.
Amore e rispetto della libertà sono la storia di Bologna. Libertà in tutte le sue espressioni, anche quella di poter esprimere la propria opinione.
Quando scriviamo e pubblichiamo un articolo su un blog, o facciamo un post su Facebook, o un tweet, pensiamo a Patrick e a quello che sta pagando per alcuni presunti post sui social.
Quando leggiamo un giornale, un’agenzia stampa, ascoltiamo un radio giornale o qualunque cosa che riporti un’opinione, pensiamo a Patrick George Zaki, perché ci sta ricordando che tutto questo non è scontato, anche se siamo abituati a farlo ogni giorno. Patrick per questo sta pagando un prezzo altissimo, ci sta dicendo che la possibilità esprimere la nostra opinione liberamente senza subire gravi conseguenze è tutt’altro che scontata. È invece un valore, una possibilità preziosa, da difendere. Dovrebbero tenerlo ben presente anche quelli che abusano della possibilità di esprimersi, usandola strumentalmente per diffondere odio o notizie false e svilendo tutto il sistema della libertà e mettendolo a rischio.
È ancora una delibera della storia di Bologna perché Bologna non abbandona nessun suo concittadino. Non importa se sia nato qui o abbia scelto di vivere qui perché in sintonia con lo spirito della città.
Patrick George Zaki ha scelto Bologna per studiare. Ha scelto la nostra città e la nostra università per il suo progetto di vita, non deve essere stata una scelta semplice, perché l’Egitto non è dietro l’angolo e lui l’ha scelta anche a costo di sacrifici. Bologna non lo abbandona, non abbandona chi come lui sta soffrendo per il primo valore della nostra città come la libertà.
Non è soltanto questa delibera a dire che non abbandoniamo un concittadino e che Bologna si mobilita per la sua libertà, ma è la città che l’ha espresso fin da quando Patrick, nella notte tra il 6 e 7 febbraio 2020 è entrato in detenzione nel carcere egiziano di Tora accusato di diffondere notizie pericolose, false e destabilizzanti attraverso i social, accuse contestate dai suoi avvocati. Attività lecite secondo il diritto internazionale e che in Egitto hanno raggiunto come accuse in questi anni centinaia di attivisti, ricercatori, avvocati, esponenti di organizzazioni per i diritti umani come Zaki, che si è speso per l’affermazione dei diritti delle minoranze, dalla comunità Lgbtq, fino alle comunità cristiane cacciate dal nord del Sinai a causa dell’avanzata dello Stato islamico;
Patrick George Zaki rischia fino a 25 anni di carcere per dieci post di un account Facebook nemmeno intestato a lui. La sua difesa considera falsa questa ipotesi, ma nonostante questo lui rimane in carcere con pesanti accuse.
Bologna, dicevo, si è subito mobilitata. Già il 10 febbraio 2020 in Consiglio comunale abbiamo approvato all’unanimità un ordine del giorno che chiedeva chiarimenti – le prime firme erano dei consiglieri Campaniello e Martelloni -, sul perché un nostro concittadino e un nostro studente fosse in stato di fermo e ne chiedeva la liberazione mettendo in campo azioni per sensibilizzare l’opinione pubblica.
Dopo una settimana, 17 febbraio 2020, la città di Bologna, tramite il Sindaco e il Rettore, ha immediatamente chiesto la liberazione dello studente, organizzando anche un corteo cittadino partecipatissimo, emozionante, che ha attraversato le vie del centro. Persone molto diverse erano lì, tutti eravamo in quel corteo ed è stato un momento di identità cittadina, perché ci ha fatto respirare cosa vuole dire essere bolognesi e vivere a Bologna.
Ancora, il 5 marzo striscione lo striscione Libertà per Patrick Zaki, prima in piazza Maggiore e poi alle Due Torri.
Siamo a luglio, il 6 luglio, quando il Consiglio comunale ha approvato la proposta di attribuzione della cittadinanza onoraria a Patrick George Zaki, l’ordine del giorno era stato presentato dalla consigliera Simona Lembi. Non posso citare i tantissimi interventi d’inizio seduta e le tante iniziative in città. Cito solo l’iniziativa di sabato 26 settembre, quando nel rispetto delle misure di contenimento del coronavirus, a partire dalle 9.30 in Piazza Rossini, prese il via una Maratona artistica dedicata a Patrick Zaki.
Questa delibera è un passo, non è il primo e non sarà neanche l’ultimo perché purtroppo la strada sarà molto lunga ma ci siamo, Bologna non smetterà di fare qualunque cosa per mandare a Patrick un messaggio chiaro: un abbraccio, prima di tutto, e la forza e l’energia per continuare a sopportare questo periodo difficilissimo. Sappiamo dalle ultime sue parole che ci sono arrivate a dicembre, quanto la famiglia ha potuto avere un colloquio con lui dopo molti mesi di distacco e di silenzio, che Patrick è sfiduciato, è triste, demoralizzato, vive in condizioni difficilissime dormendo per terra, in un carcere dove il covid ha mietuto vittime. Le sue parole sono molto toccanti e se potessi gli direi: non stai perdendo il tuo tempo, stai dando una testimonianza grandissima del valore della libertà, di quello che noi possiamo fare ogni giorno, quando ci esprimiamo, quando diciamo la nostra opinione. Spero che questo messaggio che ancora una volta il Consiglio comunale oggi manda a Patrick, gli arrivi e gli dia quell’energia di cui ha tantissimo bisogno, perché vogliamo che riesca a passare questo brutto periodo, e che torni nella sua città che lo accoglierà con il grande abbraccio che si merita”.

Il Comune di Bologna aderisce alla campagna Free Patrick Zaki, prisoner of conscience, edizione speciale del concorso internazionale di comunicazione sociale “Poster For Tomorrow”.

 

“Sono soddisfatto che l’iter per conferire la cittadinanza onoraria del Comune di Bologna al nostro studente Patrick Zaki, già avviato nel luglio scorso, sia giunto oggi a compimento. Altri Comuni, in Italia, rispondendo all’iniziativa ‘100 città con Patrick’, lanciata da GoFair, una giovane organizzazione no profit, hanno fatto lo stesso passo, ma la scelta del Comune di Bologna ha un valore simbolico straordinariamente rilevante perché Bologna è la città dell’Ateneo che Patrick stava frequentando prima di essere arrestato il 7 febbraio dello scorso anno, data in cui è stato violato uno dei più importanti valori umani, la libertà dell’individuo”, dichiara il Rettore di Unibo Francesco Ubertini.

“Oggi, dopo quasi un anno da tale violazione, e nonostante i ripetuti appelli di numerose istituzioni e associazioni europee, Patrick non ha ancora riconquistato la libertà né il diritto allo studio. Prima di Natale, la Conferenza dei Rettori Italiani ha scritto al Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi chiedendo la scarcerazione di Patrick e la possibilità, per lui, di attendere il processo a casa, con la sua famiglia, date anche le sue condizioni fisiche e lo stato di forte sofferenza dopo mesi di detenzione aggravate dalla pandemia. Oggi l’intera comunità dell’Università di Bologna si unisce al Comune nell’affermare a gran voce che la casa di Patrick è anche Bologna e nel richiedere che gli venga riconosciuta con urgenza la possibilità di tornare a una vita libera, riappropriandosi di quel diritto inalienabile che è il diritto allo studio”.

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Zaki a Bologna stava frequentando il master europeo Gemma in studi di genere fino al 7 febbraio scorso quando, atterrato al Cairo per una breve vacanza in famiglia, è stato arrestato, torturato secondo i suoi legali, e da allora è nel calvario di continui rinnovi della custodia cautelare nonostante una mobilitazione internazionale incessante in suo favore. Le sue ultime parole, dal carcere di Tora, in una lettera consegnata alla famiglia poco dopo Natale: “Fate sapere che sono qui perché sono un difensore dei diritti umani”. Da alcune settimane le sue condizioni, fisiche e soprattutto psicologiche, sono molto peggiorate.